“Edut”: israeliani e palestinesi memorie a confronto

Colline di olivi, acque cristalline, picchi rocciosi, paesaggi magnifici fanno da sfondo agli attori di Edut ,dell’israeliano Shalomi Elkabetz a Le giornate degli autori, in contrasto evidente con i testi crudi recitati in ebraico con efficace veridicità. Gli attori non esitano a guardare  in macchina come se stessero rispondendo a una intervista. Il regista spiega nel prologo e ribadisce, nei titoli di coda con nomi cognomi e luoghi, che si tratta di testimonianze vere di soldati e civili israeliani e palestinesi dopo la seconda Intifada. Monologhi nei quali si riferiscono comportamenti raccapriccianti dovuti alla vulnerabilità umana più che a un preciso disegno offensivo: la guardia al check-point tratta i passanti con garbo al mattino, ma diventa disumana e arrogante dopo una giornata trascorsa in allerta a temperature insostenibili. Alle donne il racconto delle sveglie nel cuore della notte per i controlli casa per casa, mandate avanti nel buio in abitazioni sconosciute per scoprire se vi si nasconda qualcuno. La narrazione a tratti si fa corale e diventa più dura nel presentare i diversi punti di vista: il ragazzo accolto e inutilmente nascosto sotto un cumulo di coperte, non è altro che il fidanzato “bello come un principe” della giovane dalla treccia nera. Singolari o di gruppo i soprusi si accumulano con crescente intensità, violenze riferite con uguale angoscia da chi sta eseguendo un ordine e da chi le ha subite, “perché fare il soldato nei territori è sempre uno sballo negativo”. Non c’è nulla da aggiungere alla realtà perchè sia efficace.

Irene Ricciardelli(13 Dicembre 2011)