Katherine Phair, e i bambini italiani all’estero?

Foto di Nina Tyler Zeta

Dov’eri e cosa volevi fare a 13 anni? A tredici anni mi trovavo in Italia, a Roma precisamente. Già a quell’ età mi interessavo di arte. Seguivo un corso di pianoforte e uno di disegno artistico. Non solo. Mi piaceva anche molto il teatro, come parte attiva. Infatti, oltre a recitare mi occupavo della scenografia degli spettacoli. Quindi i miei sogni erano direzionati elusivamente verso un mondo creativo senza sapere, ancora, cosa realmente avrei fatto. Ed è per questo, forse, che il liceo che scelsi fu l’Istituto Statale per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini – che univa le mie passioni e me ne regalava delle altre.

Cosa fai/vorresti fare adesso? Più che altro vorrei fare quello per cui sono portata senza dover combattere contro le lobby e i pregiudizi. L’Italia è un paese d’arte che non vuole fare arte.

Che cittadinanza/e hai? Diciamo, in prossimità di avere quella italiana.

Ma tu come ti senti? Se dovessi quantificare la mia appartenenza in numeri direi un 50% italiana, 30% russa e 20% cittadina del mondo. Chi, come me, cambia paese, impara una nuova cultura, una nuova lingua acquisisce una apertura mentale diversa, che non ti lega a nessun luogo e ti fa sentire a casa ovunque.

Il tuo primo ricordo (in generale e/o dell’Italia)? Il mio primo ricordo è il gelato. Non che in Russia non ci fosse, anzi. Ma non c’era quello preconfezionato di marca italiana. Quindi, appena atterrata a Fiumicino, all’età di 7 anni, mio padre, che venne a prendere me e mia madre, si presentò con questo gelato enorme che io non riuscivo a tenere tra le mani. Per me non era importante dove mi trovassi, mi preoccupava il non riuscire a mangiarlo tutto anche se mi piaceva tantissimo. Un po’ come la vita, no?

Cosa ti piace di più/di meno dell’Italia? L’Italia è un paese meraviglioso. E sono profondamente innamorata di Roma che considero ormai la mia città natale. La bellezza dell’Italia sta nella sua diversità e nella sua pienezza di contenuti. La natura, la storia, il cibo. E’ un paese dalle potenzialità infinite. E in questo è il suo pregio e il suo difetto. Quello che non mi piace è proprio il vedere sprecato tutto ciò che renderebbe una vera potenza l’Italia. Diciamo che ci sono ancora troppi legami a vecchi concetti politici e culturali che dovrebbero modificare le proprie impostazioni aggiornandoli ai tempi odierni. E questo non vuol dire perdere quello che rende l’Italia unica, ma semplicemente migliorare quello che si ha già. Da “un paese per vecchi” (come spesso viene additata all’estero) dovrebbe evolversi in un paese per giovani. Un paese all’avanguardia.

Piatto preferito (italiano e/o del tuo paese d’origine)? Tanti e nessuno. Essendo una persona estremamente curiosa non riesco a classificare il cibo in preferito o meno preferito. Il cibo, come la musica, è a seconda del momento. E’ più facile dire cosa non mi piace, ma questo non è pertinente alla domanda.

Cosa fai nel tempo libero? Di cose ne faccio tante anche se di tempo libero ne ho poco. Fotografo, scrivo, suono. Non sono più una grande amante delle discoteche. Preferisco ascoltare un concerto rock/blues/jazz. Che sia di musicisti internazionali che nostrani. O passare le serate con gli amici davanti a ottimo cibo e buon vino.

Un episodio (positivo o negativo) che ti ha segnato? Non si può riassumere in un episodio specifico, positivo o negativo che sia, quello che può averti segnato. Spesso, le cose che ti segnano, lo fanno inconsciamente. In fondo, cambiare paese avrà avuto un peso. Se è positivo o negativo lo capirò, probabilmente, tra molti anni.

C’è un’usanza del paese d’origine della tua famiglia che ti piacerebbe conservare? La forza delle donne. Può non avere senso, ma le donne russe hanno una forza diversa. E per questo, in Russia, sono viste alla pari. Sarà perché hanno cominciato a conquistarsi la loro posizione sociale nella cultura maschilista che vige e/o vigeva un po’ in tutti i paesi, sarà perché un po’ anche  lo stesso comunismo imponeva una uguaglianza tra i sessi, comunque sia vorrei pensare che quello che mi porto e porterò della mia cultura natale è la facoltà di essere tutto quello che voglio, anche contemporaneamente : carrierista, moglie, madre, amica, sorella, artista.

Dove vorresti vivere, e perché? Vivrei in Italia perché la amo dal profondo. Qui sono cresciute delle radici nuove, ma solide. Se dovessi cambiare andrei ovunque ci sia la possibilità di crescere e creare, di essere se stessi senza barriere.

Se fossi un politico qual è la prima cosa che cambieresti? Abbasserei l’età pensionabile per poter dare spazio ai giovani.

Cosa vorresti dire ai lettori di Più Culture o cosa vorresti leggere sul nostro giornale? Vorrei leggere di italiani che si sono trasferiti all’estero da bambini. La cultura italiana è molto forte, lo si vede anche nel fenomeno della globalizzazione. Sarebbe interessante sapere come le culture riescano a mescolarsi creando nuove appartenenze e nuovi cittadini del mondo.

Una frase che ti ha colpito di un film, di una canzone o di un libro. Tante, troppe. Credo, però, che “colpito” non è la parola esatta. Io direi, piuttosto, mi sono rimaste impresse perché le ho sentite mie. Per esempio una frase del film Into the wild – un film diretto da Sean Penn e basato sulla storia vera di Christopher McCandless -“la felicità è reale solo se condivisa”. Questo è quello che penso anche io e probabilmente sono.

Nome Katherine Phair   Età 28   Nata in RussiaHa studiato Scienze della Comunicazione a Roma – SapienzaLavora come Art DirectorMadre nata in RussiaPadre nato in Russia