Auditorium, è Tempo di Festival delle Scienze

Gyorgy Ligeti - Poeme symphonique per 100 metronomi

“Evento culturale per eccellenza che va dalla scienza allo spettacolo, coinvolgendo la ricerca, l’attualità e tante forme di comunicazione”. Ecco la settima edizione del Festival delle Scienze 2012 – da giovedì 19 a domenica 22 gennaio presso l’Auditorium di Roma – che proprio quest’anno festeggia 10 anni di vita. Quattro giorni dedicati a Il Tempo, il tema di quest’anno, forse il più affascinante affrontato dal 2006 a oggi: Sconfinata mente, Le età della vita, Coscienza globale, L’universo, Tra possibile e immaginario e La fine del mondo.
Alta divulgazione, approccio interdisciplinare, temi affascinanti. Ancora, un festival che intende “coniugare culture diverse e accogliere diverse tipologie di pubblico” con presenze in aumento – 18mila nel 2011, dalle 15mila dell’anno precedente. Ad affermarlo Aurelio Regina, nuovo presidente della Fondazione Musica per Roma, fresco di nomina direttamente dal sindaco Alemanno, evento che ha suscitato da subito alcune polemiche, oltre al fatto che in questo modo Regina, che sostituisce Gianni Borgna, ricopre due incarichi, essendo anche il numero uno di Unindustria. Carlo Fuortes, amministratore delegato della Fondazione, sottolinea i tre aspetti principali della rassegna: l’alta divulgazione, “parlare in modo chiaro di cose complesse”; il carattere interdisciplinare, “l’unione di scienza e spettacolo si è dimostrata una chiave di successo”; la scelta dei temi, “sempre affascinanti”.
Sinfonie del tempo. Basti pensare al programma di musica, dal titolo Sinfonia del tempo che tramite concerti e installazioni presenta interessanti performance organizzate proprio secondo il “tempo” musicale, la velocità d’esecuzione. Così si parte con il “larghissimo” della prima italiana di un’opera del 1893 del compositore francese Erik Satie che farà fare all’Auditorium le ore piccole: ben 100 pianisti si alterneranno per realizzare Vexations, 24 ore di musica perpetua; fino ad arrivare al “prestissimo” della Poème Symphonique del compositore ungherese Gyorgy Ligeti: 100 metronomi con diverse calibrature che partiranno insieme, ma un po’ alla volta si sfaseranno, “suonando” per mezz’ora per poi essere ricaricati fino a fermarsi definitivamente, creando una suggestione sonora che è stata descritta come una “foresta ritmica” che, col tempo, diventa una “micidiale macchina del silenzio”.
Tra video e installazioni, ci sarà il First dream dell’artista statunitense Bill Viola sul tempo della città di Tokyo; la prima italiana di Three Tales degli artisti newyorkesi Beryl Korot e Steve Reich – tre storie del ‘900: Hindenburg + Bikini + Dolly, la tragedia del dirigibile, l’esperimento atomico e la clonazione della pecora; la Serie PANORAMA di ZimmerFrei, gruppo di artisti di Bologna, un piano sequenza a 360° per 24 ore in 3 città: Roma, Bologna e Amburgo secondo l’idea che “lo spazio percorso è passato, il movimento è presente”.
Dialoghi e parole. A metà strada tra musica e parole c’è Stefano Benni che ha ideato un reading musicale dal titolo Che ore sono, pensato proprio per la manifestazione con testi inediti e non. Ma il festival si inaugura con Jean-Pierre Luminet, astrofisico e poeta francese, che parlerà delle vecchie e nuove teorie sul tempo e si chiude col fisico inglese Julian Barbour che alla fine si chiederà Esiste il tempo? In mezzo tante cose relazionate a questo concetto sfuggente: Einstein e i viaggi nel tempo, la mente e il linguaggio, lo stress e i limiti umani, la geografia e le differenti concezioni culturali, il tempo nei film e in assenza di luce. A parlarne, tra gli altri, Giovanni Camelia, possibile erede italiano di Einstein, Dava Sobel, giornalista americana, che ha sperimentato su di sé la permanenza in una stanza priva di riferimenti temporali, rimanendone talmente colpita che in seguito ha scritto ben tre libri su questa esperienza. Ancora, il tempo e l’evoluzione con l’antropologo americano Ian Tattersal, che spiegherà “come il tempo ha impedito delle convivenze umane”. A corollario di questo la mostra Homo Sapiens, prorogata fino al 9 aprile al Palazzo delle Esposizioni, è un interessante approfondimento organizzato dal genetista Luigi Cavalli-Sforza. Il figlio, Francesco, regista ed educatore, è presente al Festival dove cercherà di spiegare come si può raccontare il tempo: “non c’è nulla che non sia intellegibile per i bambini, e la scienza, anche se può non sembrare, è molto familiare”.
La scienza quotidiana. “Siamo accademici, ma nel senso più classico e bello del termine: una palestra dove il cervello si allena” e si diverte, dice a conclusione della conferenza stampa Vittorio Bo, editore e direttore scientifico del Festival. Tutto nacque da alcuni versi di Thomas Stearns Eliot, tratti da un’opera composta da quattro poemetti “che non a caso si intitolava Four quartets: il tempo passato e il tempo presente sono forse presenti nel tempo futuro. Vogliamo dire che la scienza è parte della vita quotidiana”.
Per questo l’ingresso, a parte i grandi concerti e gli spettacoli, è pensato per tutti: 2 euro che sono più che altro un simbolo, che dimostri l’interesse e il coinvolgimento del grande pubblico.

Alice Rinaldi
(12 gennaio 2012)

Info. Festival delle Scienze 2012, programma