Una finestra sul Kurdistan per Alì e Mojedh

“Mi ha colpito il titolo del festival Speranza di libertà, perché penso che se non sei libero la libertà non riesci a sperarla” “Non dire così Alì” ribatte Mojedh, la moglie “a portarci in Italia è stata la nostra speranza di libertà”.

Alì e Mojedh Soleimanpour, ventiseienni kurdi iraniani, hanno accolto con entusiasmo la notizia che dal 12 al 16 gennaio si terrà, presso il nuovo cinema Aquila,  il Festival Heviya Azadiye – Speranza di Libertà. Rassegna cinematografica dedicata al cinema curdo, autori e storie di un popolo che, relegato a minoranza, vede il suo territorio frammentato tra Turchia, Iran, Iraq e Siria. “La frammentazione geografica è un problema secondario, quello primario è la forte repressione e il tentativo di cancellare la nostra cultura ed identità. Nel mio paese, l’Iran, si vive bene c’è lavoro e con uno stipendio medio hai un buon tenore di vita, ma non puoi avere un pensiero politico diverso da chi governa, i servizi segreti sono spietati e ramificati su tutto il territorio. In Turchia invece ci sono stati momenti di vera e propria guerra civile” racconta Alì.

Il cinema come finestra “Sono felice che a Roma ci sia un festival dedicato al cinema kurdo” sorride Mojedh. “Amo il cinema cosiddetto di realtà piuttosto che quello di finzione. Mi immedesimo imparo cose nuove, il cinema mi piace come finestra sul mondo. Sarebbe bello se parlassero anche della nostra cultura che è assai ricca, ad esempio la nostra lingua è Sorani mentre quella dei kurdi della Turchia è il Kurmanji. Ma capisco che i temi più importanti in questo momento sono quelli relativi alla condizione di vita e a molti registi sta a cuore sensibilizzare e fare denuncia”.

La speranza di libertà “Conosco alcuni dei film che verranno proiettati. In particolar modo Bekas -in proiezione la sera di giovedì 12 gennaio, ndr- l’ho visto per caso nel canale satellitare kurdo. Uno dei miei primi acquisti è stata l’antenna satellitare” dice sorridendo Alì “mi tengo sempre aggiornato sul mio paese anche tramite internet. Bekas è un cortometraggio bellissimo, delicato e divertente. Racconta la storia di due fratellini orfani che con ingenuità inseguono il sogno di andare in America, quando il piccolo viene a sapere dal fratello maggiore che per partire avevano bisogno di una cosa chiamata passaporto, che non era altro che un libretto con nome e cognome, prende due taccuini ci scrive su i loro dati ed entusiasta corre dal fratello dicendogli che avevano il loro passaporto per partire. Questa scena mi ha commosso soprattutto perchè mi ha fatto riflettere sul concetto di passaporto e di libertà di movimento”.

Il Festival è promosso dall’associazione  Europa Levante che opera per la soluzione pacifica dei conflitti con riferimento particolare all’area mediorientale ed ai nuovi confini dell’Europa. Verranno presentati al pubblico venti tra film, corti, lungometraggi, documentari e in alcuni casi interverranno anche i registi. Alla sua quarta edizione  Heviya Azadiye  si propone di realizzare sul territorio romano una serie di eventi culturali che promuovano la conoscenza della tradizione e della cultura kurde, sviluppino i processi di comprensione ed interazione della comunità kurda con i cittadini romani, e documentino in merito alla controversa e delicata condizione del popolo kurdo. Sono infatti oltre 5000 gli esuli provenienti da ogni parte del Kurdistan che vivono a Roma e Provincia. Il popolo curdo, originario dell’Antica Mesopotamia culla della civiltà e luogo di scambio e di transito fra Occidente ed Oriente, è fra i più grandi popoli senza stato; molti dei suoi figli e figlie hanno dovuto lasciare la propria terra, trovando asilo e rifugio in Italia.

L’apertura, fissata per il 12 gennaio alle ore 18.00, è affidata a un reading di Moni Ovadia che, con il suo appassionato modo di narrare, esporrà le sfumature della condizione esistenziale del popolo kurdo.

Venerdì 13 gennaio, alle ore 17.45, l’attenzione sarà puntata sul mondo femminile con il dibattito “Il ruolo della donna e la pace in Kurdistan”, al quale parteciperanno, tra gli altri, la storica firma del Corriere della Sera Gian Antonio Stella, la Parlamentare Europea Silvia Costa, l’Assessore alla Cultura della Provincia di Roma Cecilia D’Elia, il Segretario dell’Istituto Don Luigi Sturzo Flavia Nardelli, la scrittrice Laura Schrader e Daika Guler dell’Iniziativa “Madri per la Pace”. Costituitasi nel Kurdistan settentrionale per testimoniare la realtà degli “scomparsi” in Turchia e nelle altre parti del territorio kurdo durante gli anni della guerra contro il popolo kurdo, l’Iniziativa “Madri per la Pace” pone al centro delle sue iniziative il rifiuto della violenza e della rassegnazione, impegnandosi quotidianamente per la pace, la democrazia e i diritti umani.

Sabato 14 gennaio, alle ore 17, la programmazione cinematografica sarà arricchita da un dibattito: “Libertà di stampa e d’ opinione”, alla presenza di giornalisti e scrittori – tra i quali Roberto Natale, Presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Fausto Pellegrini, capo redattore Rainews24, Engin Emre Deger, attore del film Press, Afat Baz, giornalista Roj Tv e Veysi Altay, fotografo, giornalista e attivista dei diritti umani in Turchia – i quali illustreranno la difficile situazione kurda in merito alle fondamentali libertà di espressione.

La mattina del 16 gennaio avrà luogo l’evento speciale “I diritti dei bambini e delle bambine”; una selezione di cortometraggi girati per i ragazzi di tutto il mondo da un’équipe di registi del Kurdistan sulla base della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia, presentati in prima visione nazionale. Un’occasione unica di riflessione sui diritti umani e sulla tragedia della loro negazione.

 
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info. Nuovo cinema Aquila, via L’Aquila 68ingresso: 4 eurohttp://www.cinemaaquila.com/ 

M. Daniela Basile(12 gennaio 2012)