Vino rosso, melograno e Hafez per la notte di Yalda

Homa Alizadh, studentessa iraniana di architettura a Roma. (foto di Giordano Pennisi))

Vino rosso, melograno e poesie di Hafez. Sono questi gli ingredienti della festa di Yalda, la più importante della tradizione persiana. Risale ai tempi del mitraismo, culto del dio Sole, e festeggia la notte più lunga dell’anno, ovvero il solstizio d’inverno. E’ il momento in cui nasce il “nuovo sole” che splenderà con intensità crescente, accorciando le ore di buio promettendo una primavera rigogliosa. Ogni persiano di qualsiasi religione o etnia banchetta la notte del 21 dicembre sia in Iran che in ogni altro paese si trovi. Questa festività largamente diffusa nel mondo contadino è associata alla potenza della luce di sconfiggere le tenebre, ha influenzato religioni successive come quella cristiana che ha collocato il Natale il 25 dicembre per legare la nascita del messia a quella del sole; la parola yalda significa infatti nascita.

Anguria e fragole. “Mi sono procurato tutto il necessario: melograno, vino rosso e ingredienti persiani comprati negli alimentari etnici. Con molta fatica ho recuperato anche l’anguria e le fragole che mia madre congelava d’estate per questa notte, io le ho trovate fresche” racconta Ali Soleimanpour iraniano curdo a Roma da tre anni. “Si preparano gelati e bevande con lo zafferano. La frutta secca è una costante: semi di girasole, di zucca e gli agil che non si trovano qui in Italia” spiega Keivan Ebrahimian musicista a Roma da sei anni. I semi sono simbolo di abbondanza e di un sole che in questa notte, rimanendo a lungo sotto terra, dona loro il calore necessario per affrontare l’inverno e nascere in primavera.

Reza suona la tàr (foto di Giordano Pennisi)

Condivisione e musica. “E’ una festa che si condivide con tutta la famiglia. Stiamo parlando di 30-40 persone riunite tutte insieme. In Italia non ho la possibilità di un banchetto così ricco oltre che di semi anche di persone” ironizza Alì. “Ho festeggiato con mia moglie e la mia bambina. Non ci siamo fatti mancare nulla, come sempre una notte bellissima”. Reza, Amid e Navid Mohsenipour sono tre fratelli che insieme al loro amico e collega Keivan da qualche anno organizzano la festa in locali di Roma. “Pubblicizziamo questa festa tramite amici e facebook. L’anno scorso sono venuti molti italiani ed è stato uno scambio culturale meraviglioso” raccontano mentre preparano la sala e cominciano ad arrivare i primi ospiti. I tre fratelli Mohsenipour e Keivan sono uniti dall’amore per la musica. I loro strumenti sono rispettivamente la tàr, la tombak, l’oboe e la setàr; hanno suonato con l’Orchestra di piazza Vittorio per la colonna sonora de I Fiori di Kirkuk e hanno costituito il progetto Masnavì con il quale saranno in concerto il 22 gennaio al teatro Nuovo Colosseo.

Hamid, Reza e Navid fotografati da Giordano Pennisi

Vino rosso, poesie e il raccontarsi. Ciò che non può mancare è il vino rosso che tanto ricorre nelle poesie di Hafez, mistico e poeta persiano del XIV secolo, ormai simbolo della festa di Yalda. “Durante la cena e per tutta la notte si leggono le sue poesie. Hafez parla d’amore e di vita” spiega Giovanni italo-iraniano nato e crescituto a Roma “L’amore di cui parla Hafez si rivolge ad ogni aspetto della vita, un tipo di sentimento che non riesco a spiegare, per noi occidentali è difficile da capire. Mi faccio tradurre e spiegare le sue poesie e devo dire che questo autore mi ha sedotto”. “A fine serata, quando il vino ha reso distesa e allegra l’atmosfera, inizia la parte che più amo quella del raccontarsi. Soprattutto gli anziani narrano le loro storie d’amore. Ricordo che ogni anno mio padre raccontava come lui e mia madre si fossero conosciuti ed innamorati” confida Alì. “Poi si balla tutta la notte, per stasera metteremo musica pop come quella della nostra cantante Googoosh che dopo il 1979 ha dovuto lasciare il paese perchè proibivano alle donne di esibirsi da soliste. Forse suoneremo anche noi, ma questo spesso dipende dagli accordi con i locali in cui festeggiamo” spiega Reza mentre un brano di Googoosh riempie la sala.

Due versi della poesia incisa sulla tomba di Hafez recitano “Sopra la mia tomba con vino e menestrello riposati un poco/e io al tuo solo profumo dalla fossa, danzante, via salterò” promessa che ogni anno viene mantenuta dagli iraniani. La notte del 21 si può imaginare un Hafez in danza per le vie di Roma.

foto di Giordano Pennisi

M. Daniela Basile(22 dicembre 2011)