Al MAXXI festa per i 100 anni del quartiere Flaminio

La festa. Il pubblico ha gremito all’inverosimile, martedì 31 gennaio pomeriggio, l’Auditorium del MAXXI in occasione l’uscita del libro “Cento anni del quartiere Flaminio”. I giovanissimi suonatori  della RusticaXBand, dell’associazione “Voci e Suoni di Periferia” per la prevenzione del disagio giovanile diretta da Pasquale Innarella, hanno accolto il pubblico riunito per festeggiare. Per Giuseppe Gerace, associazione Amici dell’Auditorium, “sono arrivati in molti perché in tanti hanno lavorato al progetto, sono state coinvolte tutte le realtà attive sul territorio: musei, librerie, parrocchie, singoli cittadini, comitati di quartiere, professori universitari, urbanisti e archeologi”. I testi sono accompagnati da fotografie che ripercorrono lo sviluppo del Flaminio dal punto di vista urbanistico, ambientale, culturale e sportivo.

Un quartiere in movimento. La partecipazione non è una novità per gli abitanti di questa porzione di città, sono passati più di dieci anni dalla nascita di CROMAS Ambiente divenuta ANANKE, combattiva associazione culturale per la difesa dei valori storici, sociali, ambientali e di utilità sociale.  Cittadini che si opposero alla cementificazione dell’area tra Viale Tiziano e l’Auditorium. La mobilitazione costrinse il Comune a rinunciare al progetto e ad avviare un percorso partecipato con gli abitanti per decidere la destinazione dell’area. Da Ananke, si è formato il Comitato Piazza Gentile da Fabriano che  svolge un’intensa attività di vigilanza, informazione e proposta sui problemi del quartiere. In seguito è nato il Comitato Stern, per impedire la costruzione del parcheggio in Via Raffaele Stern. Tutti  sono confluiti nel comitato di quartiere con l’obiettivo di coordinarsi con le realtà presenti nella zona per allargare l’ impegno ad altre problematiche del Flaminio.

Città del nostro tempo.“Confini naturali definiscono il territorio, chiuso fra il Tevere e le alture di Villa Glori e dei Parioli, in questa forma si è insinuato fin dall’antichità l’uomo con la direttrice, la via Flaminia,  che da Ponte Milvio arriva al Campidoglio” è l’urbanista Daniel Modiglioni a parlare “l’accesso a Roma, dal nord, dall’Europa passava da qui”. Oggi nell’antico asse longitudinale si è innestata perpendicolarmente la passeggiata delle arti che dall’Auditorium di Renzo Piano, attraverso il Palazzetto dello Sport di Pier Luigi Nervi, il MAXXI di Zaha Hadid attraversa il Tevere con il ponte della Musica di Kit Powell e arriva alla Casa delle Armi di Luigi Moretti, “un brano di città moderna, unico a Roma” per Piero Ostilio Rossi, direttore DIAP (Dipartimento di Architettura e Progetto de La Sapienza Roma ndr.) “che da molto bene l’idea di città del nostro tempo”.

La preoccupazione dell’amministratore, Nicola Zingaretti, è la salvaguardia e lo sviluppo di spazi architettonici in linea con la qualità della vita dei territori, che “non si creino quartieri di case e negozi, dormitori, dove la violenza può attecchire perché mancano i luoghi pubblici, le piazze per incontrare colui che non conosco. La promozione della qualità della vita nel territorio non è una parola neutra, ma un’idea di qualificazione territoriale che ha al centro la creazione di spazi finalizzati a far vivere meglio, altrimenti si ha solo speculazione”.

Speculazione temuta anche da Carlo Fuortes, Fondazione Musica per Roma, che pensa al futuro prossimo e all’utilizzo dell’area delle ex-caserme di fronte al MAXXI “non deve essere occasione di cementificazione, nè serve un altro grande edificio pubblico, ma in sinergia con le attività di Auditorium e MAXXI, si possono recuperare quegli immobili, esempio di archeologia industriale, e con costi contenuti destinarli a giovani artisti, gallerie, allo sviluppo di idee innovative legate alla cultura, analogamente a quanto ha fatto l’amministrazione di New York riqualificando e attribuendo ad artisti loft ricavati in ex-edifici industriali di Soho”. La dismissione delle caserme può e deve essere un’ulteriore opportunità,  un laboratorio dello stare insieme di chi vive in questa zona secondo una modalità operativa, che per l’associazione Amici dell’Auditorium “diventi un modello di lavoro di aggregazione qualificata, esempio di un processo virtuoso che si auspica possa essere di riferimento per lo sviluppo delle necessità presenti e future del quartiere Flaminio e dell’intera città di Roma”.

Irene Ricciardelli
(2 febbraio 2012)