Mazhar ul Islam e la sua collezione di visioni poetiche

“Ero rimasto in piedi negli ultimi cinque minuti, cercando il coraggio di attraversare il piccolo mucchio di sabbia che mi ha bloccato la strada a circa venti passi da casa. Se qualcuno mi vedesse, riderebbe. Io però non posso metterci piede, ho paura che per attraversarlo mi ci vorranno anni”.

Inizia così La striscia di sabbia uno dei racconti contenuti nella raccolta La stagione dell’amore, delle mandorle amare e delle piogge tarde di Mazhar ul Islam autore pakistano che, edito dalla Jay Editore, arriva per la prima volta nelle librerie italiane. E per quanto brevi questi racconti, sono come quella piccola striscia di sabbia, introducono ” il lettore in un universo di metafore”, racconta entusiasta Sabrina Lei editrice e traduttrice dell’edizione italiana, lo immergono “in un mondo dove il deserto si estende nella lontananza e le dune di sabbia dormono con i capi che riposano nei grembi gli uni degli altri” continua Sabrina citando l’autore stesso. “Dopo aver letto l’edizione inglese della raccolta sono rimasta affascinata dalla poetica e dal contenuto”.

Piogge, mandorle e amore La stagione dell’amore, delle mandorle amare e delle piogge tarde di Mazhar ul Islam, non è una semplice raccolta di racconti ma una collezione di visioni poetiche intrise di realismo, d’immagini oniriche incastrate al vissuto quotidiano. Trentacinque racconti brevi che nella loro scorrevole leggibilità hanno una profondità di senso notevole. La forma narrativa rapisce ed incolla e dopo la lettura si resta due minuti a riflettere: per riemergere da un tuffo in abissi colorati, osservati però con l’approssimazione di un fondale marino visto senza maschera; o al contrario perché talmente nitidi che si strabuzza l’occhio per accertarsi che sia vero ciò che si ha davanti. Dopo ogni racconto, necessita una pausa, ora per mettere in ordine tutti gli stimoli poetici e filosofici ricevuti, ora per godere dell’emozione che si diffonde durante e dopo la lettura.

ul Islam e Kafka Mazhar ul Islam originario del sud del Punjab ha cominciato a scrivere a vent’anni e, neanche trentenne, ha raggiunto la notorietà letteraria. Dal 1982 a oggi sono più di cento i racconti pubblicati e La stagione dell’amore, delle mandorle amare e delle piogge tarde ne propone una trentina in ordine cronologico, selezione curata da Christopher Shackle, noto orientalista e profondo conoscitore dell’urdu, punjabi e seraiki. “A una prima lettura ho avuto l’impressione che l’opera di Mazhar ul Islam potesse essere accostata a quella di Kafka, sembrava essere portatrice del medesimo messaggio. In realtà la somiglianza è solo apparente” racconta Sabrina Lei. Molti altri hanno sottolineato quest’affinità tra i due autori che come dice Sabrina è solo apparente. Ul Islam appare essere a differenza di Kafka un visionario etereo, quasi speculare allo scrittore tedesco. Con Franz Kafka ci addentriamo nelle viscere dell’uomo e delle cose, con Mazhar ul Islam esploriamo l’essenza delle cose e dell’uomo.

Pir e Fakir L’elemento spirituale che deriva dal sufismo é evidente nei simboli allegorici che Mazhar utilizza con naturalezza e senza forzatura: serpenti che si annidano nelle case e/o convivono con gli uomini, cumulo di sabbia sul ciglio della strada che diventa un viaggio iniziatico nel deserto, un cavallo giocattolo poggiato su un libro di storia causa della folle corsa di uno stallone per le vie della città, incontri enigmatici e perpetui con un estraneo su un treno. I racconti di Muzhar ul Islam sono intrisi di un sufismo che in Pakistan “è presente in ogni luogo proprio come l’aria”, sottolinea l’autore stesso, e “ha delle caratteristiche proprie che difficilmente si ritrovano in altre culture” spiega Sabrina.

La musicalità dell’urdu “Per la traduzione mi sono servita sia del testo in inglese che quello in urdu”, la lingua della scrittura di Mahazar ul Islam. “La difficoltà maggiore è stata quella di rispettare la musicalità del testo in urdu. L’urdu è bellissimo, lingua letteraria e poetica per eccellenza ed è molto difficile riprodurre le assondanze”. Dopo aver ascoltato quest’affermazione di Sabrina Lei vien voglia di fermare per strada uno dei tanti nostri concittadini originari del Pakistan e chiedergli di leggere a voce alta un racconto di Mazhar ul Islam, solo per cinque minuti, come quelli attesi davanti alla piccola striscia di sabbia, una piccola striscia di sabbia, un semplice racconto capace di farci attraversare il deserto, perchè no, di Cholistan.

M. Daniela Basile(29 gennaio 2012)