Resistere, in Equilibrio sull’oscurità

“La danza forse riesce a rappresentare, più di tutte le arti, le differenze del mondo e delle culture”, soprattutto se a dirigerla – e a dirlo – è Sidi Larbi Cherkaoui che dirige  l’ottava edizione di Equilibrio, il festival della danza contemporanea, il più antico dell’Auditorium, iniziata il 6 febbraio.  Sidi Larbi Cherkaoui, giovane danzatore e coreografo belga di origini marocchine, ha la direzione artistica per la terza volta. Il Festival quest’anno si dimostra particolarmente internazionale, avendo coinvolto soprattutto paesi extraeuropei. “Manca solo l’Oceania”, commenta Carlo Fuertes, amministratore delegato di Musica per Roma: 4 continenti per 8 paesi per 12 produzioni e 20 spettacoli, dal 6 al 27 febbraio 2012 presso l’Auditorium di Roma. La kermesse si conclude con il premio Equilibrio, il più importante in Italia per la danza contemporanea.

Tezuka

Tezuka e la resilienza. Il tema che Sidi Larbi ha scelto quest’anno è quello della resilienza, termine che in inglese – resilience – è molto usato, adattandosi bene e in modo, direi, ottimistico a questo periodo di crisi internazionale. Insomma non poteva che essere di Sidi Larbi (la prima di) Tezuka (lunedì 6 e martedì 7), un omaggio al grande fumettista giapponese scomparso nel 1989, creatore di Astro Boy: “Tezuka mi ha influenzato tanto quanto Pina Bausch: come in tanti altri artisti giapponesi c’è questa mescolanza tra futuro e tecnologia, natura e civiltà”. Una sorta di manifesto del tema della resilienza: letteralmente, in biologia, la resilienza è la capacità di un organismo di mantenere le condizioni di equilibrio del sistema a seguito di un intervento esterno. L’Equilibrio della danza diviene una forma di adattamento, la resilienza una forma di resistenza: “ero a Tokyo quando è successo il disastro di Fukushima, l’evento drammatico ha avuto il sopravvento sul progetto e così ho voluto parlare della resilienza. Un qualsiasi evento, anche se drammatico, rappresenta comunque una trasformazione e Tezuka parlava proprio di questo già negli anni ’50. La resilienza è la capacità di superare tutto ciò che ci accade. Per cui lo spettacolo da un omaggio si è trasformato in uno sgretolamento, ma va bene così”.

Tezuka

In Equilibrio sull’oscurità del 2011. Cherkaoui passa in rassegna ogni spettacolo in scena, dedicando a ciascun artista parole sentite: Ko Murobushi (sabato 25 febbraio) dal Giappone con Inter-mezzo utilizza lo stile butoh “e la capacità di dire col corpo cose impossibili da dire a parole”; Rachid Ouramdane (domenica 19), francese di origini algerine, presenta un lavoro – Ordinary witnesses – “fatto di testi che parlano dei traumi estremi della storia che influenzano i movimenti del danzatore, dal dolore alla sofferenza”; Dave St-Pierre (weekend del 24, 25 e 26) dal Canada ha elaborato “uno spettacolo controverso e divertente – Un peu de tendresse bordel de merde! – fatto di corpi nudi di uomini e donne e come essi si relazionano, dal dolore allo humour”; sempre dal Canada arriva Crystal Pite (venerdì 10) con Dark matters, emblema della sotto-tematica del festival: l’oscurità. “Qui ombre umane si relazionano a persone illuminate: il senso è l’oscurità del 2011 che si contrappone all’oggi in cui cerchiamo un Equilibrio tra oscurità e luce. Interessante è notare l’approccio totalmente diverso da St-Pierre, nonostante i due siano entrambi canadesi”; Danza contemporanea di Cuba (domenica 12 e lunedì 13), “paese complesso con una politica tutta differente che unisce coreografi da tutto il mondo”; tra cui Juan Cruz (lunedì 27), basco, che si presenta anche solo con lo spettacolo (Esperame despierto): “anche qui torna il tema dell’oscurità, ma la sua è la declinazione più malinconica”; Ugo Dehaes (giovedì 16) dal Belgio, coetaneo di Cherkaoui, mette in scena otto Women over 30: “voleva donne mature su un palco senza musica, il ritmo è dato dall’espressività, dalle voci, soprattutto dai respiri”; infine Zerovisibility (sabato 11) dalla Norvegia con (Im)possible e Serge Aimè (mercoledì 15) dal Burkina Faso con Kohkuma 7° sud, “uno spettacolo che utilizza musica dal vivo”. I 3 italiani, Giulio D’Anna con Parkin’son (mercoledì 8 ) e Martina La Ragione e Valentina Buldrini con Will (martedì 14), sono i vincitori del Premio Equilibrio 2011.

Sembra scusarsi Sidi Larbi quando conclude: “capisco che ogni cosa sembra un po’ dark quest’anno, ma tutti gli spettacoli hanno voluto parlare di un problema, di ciò che è successo nel 2011 – io con le radiazioni, D’Anna che danza con suo padre malato di Parkinson, donne alla fine della loro carriera… per dire che tutto questo è solo trasformazione. Ora è arrivato il momento di trasformare la crisi in opportunità”.

Alice Rinaldi
(6 febbraio 2012)