Con Specchi riflessi, terza rassegna della nuova stagione, l’Accademia d’Egitto offre una cornice ideale all’anteprima del documentario prodotto da Sherif Fathy e Ramona Di Marco. “Gli italiani d’Egitto” è infatti l’invito ad una felice con-fusione delle percezioni. La terra dei faraoni raccontata dagli italiani e un passato non lontano di migrazioni di cui molti neanche sospettano l’esistenza. “Abbiamo scoperto, nei racconti degli italiani d’Egitto, una storia ricchissima di valori. Alcuni purtroppo sono oggi trascurati. Altri, come lo scambio culturale e la convivenza tra culture diverse, sono oggetto di attacchi politici e mediatici volti a convincerci che si tratta di fenomeni negativi. Ma la storia degli italiani d’Egitto dice tutto il contrario”.
Per una memoria degli italiani d’Egitto. Formata inizialmente dagli esuli delle campagne napoleoniche, dei moti rivoluzionari e delle guerre di indipendenza, la comunità italiana in Egitto conosce una crescita esponenziale, raggiungendo l’apice negli anni Trenta con una presenza di 60 mila persone. Le classi sociali sono le più diverse. Alla manodopera impiegata nelle opere di modernizzazione del paese si affiancano nomi importanti nei settori dell’architettura, dell’arte, della cinematografia. Così il progetto del Canale di Suez porta la firma di un ingegnere italiano, Francesco Negrelli. Il Sultano Fuad I d’Egitto affida a Ernesto Verucci i lavori di ristrutturazione e le nuove costruzioni di palazzi reali al Cairo e ad Alessandria. Alcune delle più belle moschee dell’Egitto moderno si devono a Mario Rossi. Dall’Accademia Bicchi escono pittori del calibro di Adham e Seif Wanly e la diffusione delle tecniche cinematografiche è merito dei fratelli Alvise ed Emilio Orfanelli. In campo religioso le chiese francescane e salesiane, oltre ad occuparsi della cura delle anime, garantiscono attraverso le proprie scuole la formazione professionale di ragazzi italiani ed egiziani. Gli eventi che si scatenano a partire dallo scoppio della seconda guerra mondiale segneranno il declino inarrestabile di questa comunità. Il suo ricordo è oggi affidato all’opera di centri culturali come l’Associazione Nazionale Pro Italiani d’Egitto.
Racconto corale. La narrazione incentrata sulle storie personali e familiari consente di cogliere appieno il clima sociale vissuto dagli italiani d’Egitto. Con il ritmo rilassato dei ricordi i palazzi si ritraggono per far spazio alla sabbia di un tempo passato, sulla quale i nuovi arrivati costruiscono progressivamente case e città. Nascono famiglie e imprese, associazioni e parrocchie. Arrivano gli anni di un fascismo vissuto come una festa. Il progetto imperiale accende anche oltremare un barlume di ritrovato prestigio e le gite organizzate per la gioventù fascista saranno per molti occasione della prima visita in Italia. Trapela dai racconti uno spirito di rassegnata accettazione di fronte alle privazioni della guerra e il coraggio di amori nati nei campi di internamento. Dilaga il senso di svuotamento prodotto dall’esodo in un Bel Paese ormai vissuto come estraneo. Ma, per chi resta, gli anni ’60 saranno estati di partite a bocce, patatine fritte e birre ghiacciate.
Amicizia, e una dolce nostalgia. L’affetto e la stima che pervadono tutte le testimonianze, anche nei momenti drammatici, restituiscono l’immagine di una comunità cresciuta all’insegna dello scambio culturale più autentico. “Nelle scuole professionali c’erano italiani, greci, maltesi, egiziani, armeni. La convivenza era normalissima”. “Ebrei, cristiani e musulmani vivevano vicini negli anni ’30. Si respirava un’atmosfera cosmopolita”. “Le maestre organizzavano gite nelle moschee, nelle chiese, nelle sinagoghe. Era una sensibilità priva di barriere e discriminazioni”. “L’Egitto ha permesso alla comunità italiana di lavorare senza alcuna oppressione e gli italiani hanno sempre portato rispetto al paese che li ha accolti”. Quello che resta è una tenera malinconia. Non per la perdita di un’epoca d’oro ormai trascorsa, ma per la consapevolezza di aver ricevuto in dono una lezione preziosa.
Sandra Fratticci (1 marzo 2012)