Verso l’adolescenza, rapporto nazionale alunni con cittadinanza non italiana

Da sinistra: Antonio Cutolo, Marco Rossi Doria, Vincenzo Cesareo e Renè Manenti

La presenza di scolari stranieri è una realtà consolidata, siamo passati dai 59 mila del 1996 ai 700 mila attuali, dallo 0,7 al 7,9 %,” è il dato fornito da Vincenzo Cesareo, segretario generale della fondazione Ismu – Iniziative e studi sulla multietnicità – intervenuto nel corso della presentazione del rapporto nazionale “Alunni con cittadinanza non italiana. Verso l’adolescenza” relativo all’anno scolastico 2010/2011, presentato lo scorso 27 febbraio presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), in viale Trastevere 76. “ Tra questi, sono in aumento anche i bambini nati in Italia, in tre anni si è passati dal 35 al 42%”.

Collaborare per realizzare politiche adeguate Da poco meno di un anno il ministero e l’Ismu hanno siglato un protocollo d’intesa per promuovere ricerche sull’integrazione degli stranieri. “Il monitoraggio rappresenta un utile strumento per arrivare ad una conoscenza approfondita, premessa per operare decisioni politiche. È un momento decisivo su cui ragionare per attuare iniziative sperimentali che portino ad interventi adeguati”, continua Cesareo. “C’è bisogno di un quadro che definisca le buone pratiche per diffonderle, socializzarle, discuterle. La scuola è l’istituzione che da più tempo è impegnata nell’educazione interculturale, i docenti hanno però bisogno di sostegno per il lavoro necessario. Servono sforzi di collaborazione in cui ognuno metta il proprio know how, fornendo un valore aggiunto”.

La sfida dell’integrazione “La nostra scuola risulta più ricca, siamo ad una sfida importante, che ci dà l’opportunità di modificare la nostra prospettiva”, prosegue Marco Rossi Doria, sottosegretario di stato del Miur. “Chi pensa agli stranieri come un problema ha la percezione solo di una parte della verità, e non la principale. La scuola pubblica già dall’unità d’Italia fu fondamentale per veicolare la lingua, prima dell’avvento della televisione, ora può accadere lo stesso con ragazzi che vengono qui per rimanerci. I dati sono necessari per riflessioni sul futuro. L’integrazione sta avvenendo e continuerà, ha bisogno di attenzioni specifiche, è un’occasione per  cambiare approccio”. “Per nove anni ho vissuto a New York, so cosa voglia dire essere uno studente straniero”, la breve testimonianza di Renè Manenti, direttore del Centro studi emigrazione Roma – Cser. “La prima difficoltà è proprio quella linguistica, non è facile apprendere da zero. Si dice che questi rapporti siano una fotografia del momento attuale. Ma mentre le istantanee catturano il presente per poi permettere di ricordare il passato, qui si dà un’idea di dove stiamo andando, parliamo di futuri cittadini o se non tali, persone che saranno parte del nostro paese”.

Dati statistici La scuola primaria rimane quella che comprende il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana, circa 254 mila, pari al 35,8%. Ma rispetto al 42,8 % di dieci anni fa c’è stata una netta diminuzione a favore della secondaria di secondo grado, salita dal 14 al 21,6%. La nazionalità più rappresentata è la rumena per il quinto anno di fila, con 126 mila scolari, seguita da Albania e Marocco, entrambe sopra le 90 mila presenze, e Cina con 72 mila. Il maggiore aumento si è verificato per quanto riguarda la comunità moldava, salita al quinto posto. A livello regionale la Lombardia assorbe la più alta percentuale di studenti stranieri, il 24% del totale, con l’Emilia Romagna che ha il più alto tasso rispetto agli italiani, ben il 14%, con la media nazionale al 7,9.

Scuole superiori Tra gli iscritti alle scuole superiori, in 62 mila scelgono istituti professionali, 58 mila istituti tecnici e 28 mila i licei, che però sono l’opzione del ben 12% delle seconde generazioni. La percentuale di chi è in ritardo scolastico si aggira sul 70%, il triplo degli italiani, al 25%. Il tasso di promozione è del 62,5% al primo anno contro l’81% degli autoctoni, ma sale all’87,9% del quinto, naturale conseguenza di un’avvenuta integrazione e migliore apprendimento della lingua.

Scolarizzazione rom “I rom sono un’etnia particolare, è difficile convincere le famiglie che la scuola sia un fondamentale centro di aggregazione culturale. I nostri sforzi si concentrano su accoglienza e formazione del personale dirigente e docente di vari contesti territoriali”, spiega Antonio Cutolo, dirigente dell’ufficio VI del Miur. Negli ultimi tre anni le cifre sono sostanzialmente invariate, con quasi 13 mila studenti rom, 7 mila dei quali nella primaria. Il dato più preoccupante è che solo 159 arrivano alle secondarie di secondo grado. Lazio e Lombardia contano le maggiori presenze, rispettivamente con circa 2500– di cui 2200 a Roma – e poco meno di 2 mila.

Comparazione europea Tolti i casi Lussemburgo, con il 41,4% di studenti stranieri, e Svizzera, al 23,6%, il 7,9% dell’Italia è in linea con la media europea, che vede Spagna, Grecia e Austria intorno al 9%, la Germania all’8,6 e altri paesi come Belgio, Estonia, Paesi Bassi, Slovenia e Svezia oscillare tra il 10 e il 20%.

Gabriele Santoro(28 febbraio 2012)