Donne dai balcani affacciate al futuro

Si è concluso il cinque aprile 2012 il mese della Bosnia Erzegovina nell’ambito della rassegna arte e cultura dell’Europa dell’est a Roma. Data significativa che ricorda i venti anni esatti passati dall’assedio di Sarajevo.

La Bosnia. Situata nel cuore della ex-Jugoslavia tra Croazia a nord, Serbia ad est e Montenegro a sud, la Bosnia Erzegovina è una cerniera tra nord e sud dei balcani. Il più eterogeneo fra i paesi della ex-Jugoslavia in razze e confessioni religiose (musulmani, cristiani, ortodossi) vent’anni fa è stato scenario di conflitti che hanno scritto le peggiori pagine della storia del secondo dopoguerra. Parole come “pulizia etnica” sono state coniate in questa occasione e sono entrate a far parte del vocabolario della comunicazione di massa per designare una “soluzione” della diversità opposta al concetto di “melting pot”.

Ruza Gagulic

Io, noi, le altre, questo il titolo del libro di Enisa Bukvic presentato a conclusione della rassegna intorno una tavola rotonda sulla condizione della donna nella società balcanica. L’editore elogia “l’ammirevole livello di sincerità raggiunto dall’autrice. A vent’anni dagli orrori della guerra e dalla pulizia etnica, Enisa ha raccontato il passato senza tentare di mascherarlo. Non ha cercato di dimenticare quanto accaduto nella consapevolezza che il ricordo si può reprimere ma va affrontato per essere superato”.”Quando ho cominciato a scrivere – commenta l’autrice – volevo raccontare il passato senza filtri. Così mi sono trovata a parlare delle mie amiche e dei significativi racconti della loro vita”. Attraverso questi ritratti, che la scrittrice confessa di non aver contato, è emerso il vissuto scritto sui corpi e sulle esperienze di donne balcaniche emigrate a Roma ed in Italia.

Le protagoniste prendono forma dalla suadente voce dell’attrice Nela Lučić che su suggerimento dell’autrice legge alcuni passi del libro. Dalle artiste Ruza Gaulic e Mersiha Musabasic, che espongono le loro opere nelle stanze del museo della civiltà romana che ospita l’evento, a Slavitza che in Italia è diventata infermiera, ad una donna laureatasi nel nostro paese dopo aver assicurato un futuro ai figli feriti dalle granate durante il conflitto. “Questi ritratti raccontano la sofferenza vissuta dalle donne da cui deriva il cambiamento di cui sono naturali portatrici. Con questo libro ho voluto spingere le mie connazionali ed amiche a valorizzarsi e liberarsi dai complessi ereditati dalle madri ed acquisire un ruolo paritario nella società rispettando la propria specificità ed in autonomia dal modello maschile”.

Davide Bonaffini(7 Aprile 2012)