“Preferisco uno sport di squadra che correre da sola”, così Beatrice una giovane giocatrice di touch rugby spiega perché ha scelto di far parte della squadra di Liberi Nantes che sabato 31 marzo ha organizzato un torneo al campo sportivo Bernardini di Pietralata. Lo scopo dell’iniziativa è far conoscere questo sport in cui donne, uomini, migranti, italiani, rifugiati e studenti possono far parte di un’unica squadra e attirare nuovi giocatori.Liberi nantes touch rugby – Fabio Renzi, shoot 4 changeIn campo. Oltre a Liberi Nantes hanno preso parte al torneo Spartaco rugby e Touch rugby Roma. Le tre squadre hanno ceduto due giocatori ciascuna per formarne una quarta, l’Arcobaleno! Quaranta minuti per ogni partita, sei giocatori attivi in campo, molta velocità, poco contatto fisico e un semplice “touch” per rubare palla all’avversario. Alla fine del torneo anche gli spettatori sono scesi in campo per una partita. Sorrisi, strette di mano e abbracci hanno caratterizzato l’uscita dal campo dei giocatori fotografati dai ragazzi di Shoot 4 change, associazione che promuove la fotografia sociale.Una squadra in formazione. “Aperta a tutti, principianti e non, la Liberi Nantes è colorata e multietnica, unita da un linguaggio universale, quello dello sport”dice Davide l’allenatore. Beatrice, congolese ricorda “il tempo trascorso a giocare a calcio con le altre donne, nel mio paese. Ora sono in Italia da cinque anni, e solo grazie a questa squadra ho ripreso a fare sport in gruppo, così da poter migliorare il mio italiano e fare nuove conoscenze”. Grazie al touch rugby “impariamo a fidarci l’uno dell’altro: non si è mai da soli in campo, c’è sempre la squadra alle spalle” dice Emanuele, il capitano.Sugli spalti, tante storie.Gli spettatori del torneo sono multietnici come la squadra. Ci sono i ragazzi della Liberi Nantes calcio , come Mamadou che si divide fra gli allenamenti e il lavoro in un’azienda di agricoltura biologica. Parla un italiano perfetto e racconta della sua passione per il pallone, del suo mito Buffon e di tutti quei giocatori africani che dimenticano le proprie origini una volta famosi. “Gioco a calcio da quando ero un ragazzino ma in ruolo diverso “per Liberi Nantes sono portiere” . Ci sono anche i giovani del centro per minori non accompagnati di Lunghezza, che guardano con curiosità la partita. Alcuni si lasciano coinvolgere e scendono in campo, qualcun altro più timido, rimane a guardare. Come Daouda diciassettenne ivoriano con un sogno nel cassetto: diventare calciatore. Un sogno spezzato due volte, dalla guerra che l’ha costretto a lasciare il suo paese, e dalla burocrazia italiana che non gli ha permesso di giocare in una squadra dilettantistica di Trastevere perché privo di documenti “Ora gioco a calcio in un parcheggio, con gli altri ragazzi del centro, se non riuscirò a realizzare il mio sogno voglio fare l’autista”.francesca, shoot 4 changeTerzo tempo, tempo di festa.“Nell’incontro delle squadre alla fine della partita c’è condivisione, conoscenza e lo sport torna ad essere veicolo di inclusione sociale. E’ una delle motivazioni per cui abbiamo scelto il touch rugby. Il nostro obiettivo è garantire a chi vive nei centri di accoglienza la possibilità di fare sport gratuitamente” dice Eleonora una delle responsabili di Liberi Nantes. Il terzo tempo è una festa, niente liti post partita, si mangia e si chiacchiera insieme mentre alcuni dei ragazzi improvvisano una partita di calcetto. Hanno voglia di giocare, liberi.Martina Amendola(03/04/2012)
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