Jury: sul campo ho vinto la mia impulsività

Voglia di vincere. “Stimo tanto i compagni di squadra che hanno avuto un percorso molto più difficile del mio”, l’attaccante Dumitru Ovidiu Juri racconta la sua storia nella Sporting United, “mi sento uno di loro e siamo una famiglia unita”. L’impegno per la vittoria nella finale del Campionato di Eccellenza, questo è il pensiero che unisce veramente i ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo nella squadra diretta dall’educatore/preparatore atletico Rino Di Costanzo e l’allenatore Roberto Mercuri. L’incontro con  Rino, soprannominato il Mister, l’ha aiutato a crescere: il calciatore aveva un carattere impulsivo che sfogava sul campo. Oltre a insegnarlo tanto al livello di gioco, il Mister lo prendeva da parte e gli spiegava che non è il luogo e il momento giusto, che bisogna controllarsi. “Il pallone mi ha modellato il carattere. Con la disciplina dello sport sono riuscito a domare gli impulsi negativi”.Tra  lavoro e pallone. Arrivato in Italia dalla Romania all’età di 10 anni, insieme ai genitori che si trovavano qui per lavoro, Jurj ha finito le scuole medie a Roma. Per un paio di anni ha frequentato il liceo scientifico, che ha interrotto per motivi personali: “Volevo essere indipendente, avere un diploma, una professione, non dipendere più dai genitori”. Così ha scelto la scuola alberghiera dove si è specializzato in comis di sala e bar. Una professione che mette al primo posto e che gli dà diverse soddisfazioni, come quella di lavorare in un noto ristorante romano. Come per destino, qui ha spesso l’occasione di servire famosi calciatori italiani e rumeni, sognando di diventare come loro. Juri si divide tra lavoro e il calcio come hobby: a volte chiede dei permessi, nei giorni liberi si alza alle 5 di mattina per andare a giocare. Si mantiene in forma con la corsa, qualche partita con gli amici e gli allenamenti prima degli incontri con gli avversari.Il grande incontro. Quando ha conosciuto Rino 3 anni fa, Jurj giocava a calcio 5. L’occhio di allenatore ha notato subito la sua bravura: il giovane aveva già frequentato una scuola di calcio per alcuni anni in Italia e anche in Romania giocava in una squadra di dilettanti. La collaborazione con Rino è iniziata seriamente a Bologna, nel 2010, ai Mondiali Antirazzismo: “Giocavamo 2-3 partite al giorno, dove si doveva mangiare poco e correre tanto. Siamo arrivati ai sedicesimi di finale, abbiamo combattuto con delle squadre mondiali molto forti e abbiamo perso”. Dopo questa esperienza, che è stata decisiva, Rino gli ha proposto di fare parte della Sporting United. Sul campo, Jurj si dimentica dei problemi quotidiani, scopre uno stato di gioia e divertimento e pensa solo a fare goal: “Giocare a pallone è come stare con una ragazza, è come l’amore, è una estensione delle mie gambe, del mio piede, fa parte di me”.Giocare in sintonia. “L’anno scorso abbiamo perso in finale, quest’anno ci spetta la vittoria. Siamo cresciuti come squadra, c’è l’intesa, l’amicizia, la collaborazione. Siamo coscienti che dobbiamo dare del meglio”, la speranza gli dà l’energia per il massimo impegno. “Non litighiamo mai sul campo, al contrario, cerchiamo di demoralizzare gli avversari”. Jurj segna 12-13 goal a stagione, con una media di uno a partita: “il merito dei miei goal è di tutta la squadra”. Si sente a pari merito con i compagni, ognuno viene con la sua caratteristica per completare una squadra unitaria. Dai colleghi africani ha imparato la velocità, lui invece è molto agile. Il fisico è importante al 80%: “se hai forza nelle gambe, hai prestazione più elevata, se sei piccolo, come me, al confronto spalla a spalla tu cadi e l’avversario prende la palla e corre”. I genitori sono molto fieri che Jurj giochi nella Sporting United: il pallone insegna ai giovani i valori della vita.

Raisa Ambros

(14 maggio 2012)