“Mi piace immaginare che da grandi sapranno parlare meglio di un italiano medio. L’essere straniero sarà un bagaglio in più da scoprire. Conoscere la lingua è una forma d’immunità dal pregiudizio”. Simone Apa è uno dei giovani volontari di Piuculture e segue i ragazzi stranieri della scuola media Guido Alessi con un corso d’italiano L2 ogni martedì pomeriggio. Ha 24 anni e ne possiede l’entusiamo che accosta ad una professionalità coltivata con lo studio e l’esperienza. Sono due le sue passioni: l’intercultura e la musica. In questo periodo sta scrivendo il suo primo album di brani inediti. Questo non lo distrae dal trovare costruzioni sempre nuove per le sue lezioni. E gli imprevisti non lo scoraggiano.
Cambio di programma. E’ primavera; via Flaminia è inondata dalla pioggia di pollini di pioppo e i bambini restano meno volentieri ai corsi di recupero del pomeriggio. “Alle lezioni di italiano mi diverto. Simone è simpatico” dice Milhai e comunica a Simone che per un disguido tutti gli altri sono andati a casa. Saranno tre gli studenti: Dragos, Milahi, vivaci dodicenni romeni ed Erica, disorientata quattordicenne cinese. “Avrei voluto affrontare le ipotetiche negative, e rafforzare così il congiuntivo imperfetto” dice Simone. una simile lezione perderebbe senso fatta solo a tre studenti. Il programma cambia, Simone trova subito una nuova soluzione. Controlla la memoria del suo computer e trova due frammenti cinematografici perfetti per la situazione. Milahi e Dragos sono amici per la pelle ma di due classi differenti “purtroppo non ci incontriamo alla ricreazione. La facciamo a turni, siamo più di quattrocento studenti”. Si lanciano in acrobazie sui manici delle scale in attesa che Simone capisca il motivo del disguido. “E’ saltato il corso di matematica parallelo al mio e così pensavano che anche questo non si sarebbe fatto”. Erica intanto legge, anche mentre cammina. Legge un foglio in fitto cinese dove c’è la foto di un particolare della Primavera di Botticelli: le tre grazie che danzano.
La lezione inizia. Si parla delle parole associate alla criminalità. E per poterle usare in un esercizio divertente, Simone sceglie di far vedere una scena de Il mostro. Benigni si trova a doversi divincolare dall’inseguimento continuo. Le risate dei ragazzi sono seguite dal borbottio di Dragos. Vorrebbe vedere tutto il film Adesso Simone stimola i ragazzi ad interpretazione la scena e ad inventare una storia che giustifichi quegli insenguimenti. Milhai si rivela dall’ottimo intuito e scrive una storia degna di un giovane cronista. Dragos è un mimo, ha bisogno di descrivere con gesti e rappresentazioni le sue risposte. Cos’è un rapina? Ed ecco che corre da Milhai gli cinge il collo con il braccio e dice: “Fermi tutti questa è una rapina”. Si direbbe abbia la passione per il cinema in comune con l’insegnante Simone.
Il canto di Erica Mentre Milahi e Dragos scrivono la loro storia, Simone si dedica a Erica, colori e oggetti aiutano la quattordicenne arrivata solo pochi mesi fa in Italia ad imparare i nomi degli oggetti. La bandiera italiana diventa spunto per parlare della Cina ed Erica alla domanda “conosci il tuo inno nazionale?” comincia a cantare. Dragos è di fronte a lei e si incanta. Non ci sono pregiudizi o sberleffi, l’ascolta senza pudore guardandola negli occhi. Le dice che è stata brava e torna a fare ciò che più lo diverte, distrarre Milhai intento nella scirttura.
La Primavera Finita la lezione Milhai e Dragos percorrono il corridoio saettando, con quell’agilità che solo due ragazzini di dodici anni possono avere. Erica cammina lentamente, in silenzio, con il suo sorriso smarrito. Asseconda la bidella che le chiede “Come mi chiamo?”. “Lita” e Rita la bidella sospira ridendo “Mi fai morire quando pronunci il mio nome”, poi con un mugolio da cartone animato corre verso un quadretto. C’è Botticelli, La Primavera di cui ha un frammento nello zaino. Lo ha riconosciuto le piace. Simone le spiega chi è l’autore. Non capisce. Abbassa il capo. Peccato doversi spiegare a parole, e quel quadro palesa il valore inestimabile dell’arte. Si fa capire da tutti e diventa ponte oltre le lingue. Speriamo che incontri insegnanti come Simone, che non si arrendano e che abbiamo mire così alte. La sua r resterà una firma riconoscibile, e lo sono anche i suoi occhi.
M. Daniela Basile(11 maggio 2012)