Nigurì, la Calabria respinge

Un paesino sperduto della Calabria, abitato da 500 abitanti, e 1500 ‘forestieri’, ospitati nel Cpa (centro di prima accoglienza) più grande d’Europa. È questa la difficile realtà del villaggio di Sant’Anna, non lontano dall’isola di Capo Rizzuto in cui i “nigurì” – neri nel dialetto calabrese della zona – rimangono in attesa, spesso oltre i termini previsti dalla legge, per il riconoscimento dello status di rifugiato. Nigurì è anche il nome del documentario di Antonio Martino, vincitore della V edizione della Festa del Documentario di Siena ‘Hai visto mai?’, proiettato giovedì scorso presso la Biblioteca di Villa Leopardi, durante l’incontro “Ospitalità campi di accoglienza e carcere”.Migranti che ciondolano per le strade dalle sette di mattina fino alle otto di sera, ragazzine che si prostituiscono per pochi euro, risse, ma anche solitudine, disperazione, voglia di lavorare e di essere accettati. Questa è la quotidianità per i Nigurì di Sant’Anna, un limbo che diventa una prigione. Possono vagabondare per alcune ore al giorno, ma non possono lavorare, nessun documento fino a quando non saranno convocati dalle commissioni per il riconoscimento dello status di rifugiato o l’espulsione. Sopravvivono alla noia, all’isolamento e anche la fame. “ Ci danno tutti i giorni maccheroni, mai carne”. E non è raro che qualcuno ceda all’alcool “ lo faccio per non pensare”.Il regista racconta una comunità che conosce molto bene, avendo vissuto a Sant’Anna fino a 18 anni, prima di trasferirsi a Bologna. Un racconto originale e coinvolgente di una convivenza difficile che contrappone gli abitanti di Sant’Anna, riluttanti ad aprirsi ai nigurì, e i migranti, abbandonati anche dalle istituzioni.  Un barlume di accoglienza arriva dai migranti di ritorno “mi fanno pena questi ragazzi, mi ricordano me quando ho abbandonato l’Italia per andare in Germania, un paese di cui non conoscevo neanche la lingua, quando li incontro li saluto sempre”. Ma la maggior parte dei sant’annesi che compaiono nel documentario sono diffidenti, si sentono invasi, hanno paura, e si rifugiano dietro i loro recinti. Ormai in giro per le strade ci sono solo loro, gli ‘altri’. Un’anziana signora ricorda che “quando c’è stata la guerra in Italia noi siamo rimasti qui, nel nostro villaggio, non siamo andati a disturbare nessuno”. Ma dimentica che tutti i suoi figli sono sparsi per il Nord Italia, e su questa emigrazione hanno costruito un futuro.Guarda il trailer 

Melissa Neri(27 Maggio 2012)