Uniti nella diversità alla Festa dei popoli

Il cammino insieme. Sole, nuvole, sole, pioggia, poi l’arcobaleno. Una gamma infinita di colori, questa è l’immagine della XXI edizione della Festa dei Popoli, che si è svolta il 20 maggio in piazza San Giovanni. La partecipazione di 5000 persone la rende una delle feste più importante degli stranieri che si riuniscono con l’intento di scoprire l’unità nella diversità e l’universalità dell’essere cristiani. Padre Gaetano Saracino, missionario scalabriniano e responsabile della festa, sostiene che con questo evento si vuole raccontare una realtà e dare visibilità alla parte strutturale della città multietnica e interetnica: “Gli immigrati sono i nostri vicini di casa, prendono gli autobus con noi, i loro figli vanno a scuola con i nostri, aprono attività commerciali, contribuiscono alla crescita economica del paese e dell’Europa. Un’altra realtà è che continenti diversi compiono insieme un cammino di comunità”.

I simboli nazionali. La bandiera al vento, il suono di tante lingue, ma anche molti dettagli tipici per rappresentare la ricchezza culturale, l’orgoglio nazionale dei paesi partecipanti. I visitatori sono stati trasportati nel loro mondo tramite l’arredo tradizionale della casa, i costumi etnici, i quadri, i  ricami a mano, le icone, il patrimonio artistico letterario nella lingua d’origine o tradotto in italiano. Allegria portata dalla musica popolare e balli dentro gli stand. I costumi indossati dagli artisti davano il colore esotico alla festa, quelli più appariscenti provenivano dal Sud-America. Tra le curiosità una famiglia africana con moglie, marito e figlia che sfoggiavano abiti dello stesso tessuto.

La preghiera multietnica. “Condividere il segno della Santa Messa in tutte le lingue, in tutti i canti, abituarsi al suono armonico e cantato di una persona vietnamita per un africano è difficile, ma è successo oggi”, continua padre Gaetano. Il messaggio della messa ha sottolineato l’ospitalità da parte di chi arriva e di chi accoglie, che non ci sono delle parti opposte ma solo un noi: “aiutarsi a vicenda nelle differenze purché questi non diventino distanze. La diversità noi la vediamo come ricchezza”.

Il pranzo. Gli stand dove ogni paese presentava i propri piatti tipici sono stati presi d’assalto all’ora di pranzo. Gli intenditori avevano delle idee chiare cosa assaggiare, altri si facevano guidare dalle file più lunghe che ispiravano fiducia come quella dell’angolo colombiano. Al tavolo allestito sul prato verde si sedevano persone di diverse nazioni, mischiandosi dove c’era il posto libero. La condivisione del cibo, le impressioni sui gusti, profumi e ingredienti era un segno chiaro d’integrazione.

Le danze e l’acqua. Con grande gioia, sotto una pioggia improvvisa, si sono esibiti sul palcoscenico i 32 gruppi di ballo, portando ognuno il suono e il movimento specifico. Alcuni spettatori si sono rifugiati dentro i gazebbo, ma la maggior parte si sono avvicinati, danzando con le ombrelle in mano. Uno spettacolo che ha visto cantare e ballare latino americano dei bambini che di Sud America hanno solo il sangue. “Per le prossime edizioni ci proponiamo di guardare sempre di più alle seconde generazioni”, aggiunge padre Gaetano. La Festa dei Popoli si è conclusa con l’estrazione della Lotteria. La vera vincita degli ospiti è stata una giornata ricca di emozioni del proprio paese.

 

Raisa Ambros

(28 maggio 2012)