L’iniziativa regionale di tradurre anche in rumeno “La guida rosa per la prevenzione” è accolta molto bene dalle donne provenienti dalla Romania e dalla Repubblica Moldova. La maggior parte non sa dell’esistenza della campagna – pubblicizzata a inizio estate – dove le singole Asl invitano le donne dai 25 ai 64 anni ad usufruire gratuitamente del pap test e quelle dai 50 ai 69 anni della mammografia. L’obiettivo è la prevenzione dei tumori al collo dell’utero e al seno.
Controlli in Italia o a casa? “L’anno scorso il ginecologo mi ha dato una cura che purtroppo non ho seguito, dice Daniela, collaboratrice domestica moldava. “Solo quest’estate, quando sono tornata a casa, ho fatto tutti i controlli e il medico mi ha dato molte più medicine da prendere”. Quest’esempio parla di una realtà ricorrente tra le donne moldave e rumene, che preferiscono prendere tempo, ignorare di avere un fastidio, di resistere al disturbo, di pazientare, per poi andare in ferie e risolvere il problema a casa. I motivi sono vari: l’attività lavorativa viene al primo posto e non vorrebbero perdere le ore di lavoro per fare le file in ospedali o consultori. Scelgono di andare dal dottore nel paese d’origine sia perché lì hanno il medico di fiducia, sia perché in un giorno nella stessa clinica possono fare tutte le ecografie e le analisi generali, che, come per le medicine, hanno prezzi minori rispetto all’Italia. Spesso l’attenzione delle persone va all’occupazione, al guadagnare soldi che a volte dovranno scegliere se mandare ai figli a casa o spendere per la propria salute. A Mariana, il fatto di aver ignorato per diverso tempo i segnali del corpo le è costato l’asportazione dell’utero all’età di 38 anni: perfortuna aveva già due figli. “Io mi rivolgevo tutti i mesi al ginecologo per dei sintomi strani, ma non mi trovavano niente. Alla fine abbiamo capito che era una reazione allo stress, che mi è difficile evitare,” racconta Claudia.
L’educazione e la salute. Tra le donne dell’est parlare delle malattie genitali è quasi un tabù, perché non c’è stata un’educazione specifica in patria. Le donne con più di 50 anni non si toccano il seno per evitare di percepire un’eventuale anomalia e vanno dal ginecologo di rado, a volte solo quando ci sono dei sintomi gravi. Quasi metà delle immigrate dalla Moldova e Romania, di solito quelle meno istruite, non sanno cosa comporta il pap-test e l’importanza della prevenzione. Si fidano della provvidenza, non tengono conto che attraverso il percorso di diagnosi e cura si possono guarire le lesioni pre-tumorali al collo dell’utero. Le donne giovani accordano più attenzione ai controlli e sono anche più informate, quelle che hanno fatto studi superiori oppure quelle che sono curiose, ci tengono alla salute e s’informano dalle guide mediche e su internet. Questa categoria di donne fa in media un controllo ginecologico all’anno e il pap-test ogni 2-3 anni, preferibilmente in Italia.
In passato l’invio a domicilio di lettere della Asl con l’invito a partecipare a programmi di prevenzione ha raggiunto solo alcune donne della comunità rumena e moldava, che non sempre hanno aderito. Complessivamente l’informazione che riguarda quest’ultima campagna è molto scarsa tra le badanti e le collaboratrici domestiche: conducono una vita isolata e le loro poche uscite sono per andare in chiesa la domenica o per una visita agli amici. Tutte ritengono i due screening molto positivi e auspicano un accesso più facile a questo tipo di informazioni.
Raisa Ambros
(22 agosto 2012)