Cittadino, a prescindere

Franco Esposito-Soekardi

Propone un’immigrazione senza rinunce: padre napoletano e madre indonesiana sono entrambi onorati nel doppio cognome. Franco Esposito-Soekardi ha imparato molto bene la nostra lingua, ma continua a coltivare le culture che forgiato la sua formazione e vuole stare in Italia da cittadino del mondo.

Papà Esposito, assunto negli anni ’50 al Ministero degli Esteri, fu inviato dal governo italiano in vari paesi finchè giunto in Indonesia sposò mamma Soekardi, visse coi suoceri, crebbe tre figli. Più tardi, negli anni ’70 trasferì la famiglia in India, dove Franco completò il liceo.

Che lingua parlavate a scuola e in famiglia?

A casa parlavamo una sorta di dialetto nostro, un lessico familiare che mescolava inglese, italiano, l’olandese dei nonni e la lingua locale, il javanese. Le scuole che ho frequentato prima in Indonesia poi in India erano in inglese. Ho ricevuto l’imprinting di varie tradizioni religiose: mio padre, laico, veniva da una tradizione cattolico-napoletana, mamma era di famiglia mussulmana. A Java ho conosciuto un islam sincretico, che conserva tracce di culti diversi. Come molti a quel tempo osservavamo tutte le feste religiose. Cresciuto nella religione cattolica, da adulto cerco di cogliere e apprezzare ciò che ognuna trasmette all’umanità.

Cosa ricordi degli anni in Indonesia?

Negli anni ’70 non mi sentivo straniero, anzi avere un padre italiano era un elemento di prestigio davanti ai compagni. L’Italia era stimata, tutte le grandi marche venivano da qui: in farmacia compravi Carlo Erba, le macchine da ufficio erano solo Olivetti, c’era una scuola italiana per lavoratori Agip e potrei continuare nell’elenco. Quasi tutte le industrie locali sapevano dell’Italia. Purtroppo quel sapere prezioso oggi sembra disperso, direi cancellato.

Sei venuto in Italia per lavoro?

Sono venuto per finire gli studi, poi ho trovato lavoro alle Generali e mia moglie Stefania. Qui stiamo crescendo due ragazzine, Yunai e Sundari. Nel 2009 abbiamo creato una piccola casa editrice, Fuorilinea . Come si può immaginare questa non ci dà soldi, anzi caso mai ce li chiede…. Per il nostro bilancio è troppo costoso perfino andare alla fiera annuale dei piccoli editori. Sosteniamo questo impegno per dare vita a quelli che chiamiamo libri necessari.

Perchè necessari? La letteratura in urdu è ricca di gioielli sconosciuti in occidente, benchè l’urdu sia la quarta lingua più parlata al mondo. Abbiamo tradotto i racconti di Saadat Hasan Manto, in gran parte incentrati sulle violenze assurde causate dalla Partizione tra India e Pakistan. Un pezzo di storia del ‘900 che può parlare al tempo presente. La creazione artificiale del Pakistan per risolvere antichi conflitti religiosi ed etnici, fu una falsa soluzione politica, destinata a protrarre tensioni e alimentare guerre presenti. All’epoca tutto, dai beni statali, alle popolazioni, ai villaggi, fu spartito in base al rapporto sei all’India e uno al Pakistan. Il racconto paradossale di Manto sulla partizione dei matti non parla solo della divisione contabile che all’epoca fece strage di buon senso, ma del primato dei legami umani, che dovrebbero venire prima, essere alla base della nascita delle nazioni.

Franco Esposito-Soekardi con la famiglia

Parliamo del lavoro che sta facendo Piuculture per aiutare i bimbi stranieri con l’italiano. “Fondamentale, dice, ma devono abituarsi a parlare più lingue”. Quanto ai genitori che insistono a parlare in italiano ai figli si dichiara in totale disaccordo. “C’è il rischio che genitori poco istruiti trasmettano ai figli un cattivo italiano, mal digerito. Spetta ai bambini fare quel salto che ai genitori sommersi dal lavoro probabilmente sarà precluso. Piuculture fa bene a investire sulla seconda generazione”. Franco è convinto che più lingue padroneggeranno meglio sarà per loro. Una sfida per giovani: imparare correttamente tanto l’italiano che la lingua dei genitori per sentirsi cittadini del mondo.

Lo scrittore franco-libanese Amin Maloof non vuole rispondere a chi gli chiede se si sente più legato al Libano o alla Francia, perchè la sua identità non viene da un paese quanto piuttosto dal percorso che ha compiuto passando da una sponda all’altra. Ugualmente Franco Esposito-Soekardi non ci dirà se appartiene di più al paese dove è cresciuto o a quello dove cresce le figlie. La proposta migratoria di questo cittadino italo-indonesiano è chiara: accumulare e trasmettere più culture. Se la prima generazione è troppo oberata da vincoli materiali, un’Italia lungimirante sostenga gli sforzi dei G2, cittadini del mondo.

Info:

www.fuorilinea.it
info@fuorilinea.it 
telefono +39-3286898127.    

M. Daniela Basile(30 ottobre 2012)