La guida rosa per la comunità cinese: intervista a Lucia Hui King

Lucia Hui King
Lucia Hui King

“Noi siamo cittadine italiane, viviamo qui da tanti anni e le informazioni su servizi come i programmi di prevenzione per la salute della donna sono fondamentali: essere aggiornate vuol dire essere sane”. Al 31 dicembre 2011, secondo i dati del Dossier Statistico Caritas/Migrantes, la comunità cinese contava nel Lazio 21 mila residenti e circa la metà erano donne. Lucia Hui King è un pilastro di questa comunità: presidente della Federazione delle associazioni della comunità cinese in Italia, delegata del sindaco di Roma per la comunità cinese, presidente della Soong Ching Ling Foundation of Italy, consulente sezione Cina della Fondazione Marisa Bellisario e molto altro ancora. Un riferimento fondamentale per parlare dei programmi di screening per il tumore del collo dell’utero e della mammella promossi dalla Regione Lazio, che prevedono la possibilità per le donne fra i 25 e i 64 anni di età di sottoporsi a un pap-test gratuito ogni tre anni e per le donne fra 50 ed 69 anni di età di effettuare una mammografia gratuita ogni due anni.

Conosce i programmi di screening? Sono a conoscenza dell’esistenza del servizio perché ho ricevuto la lettera della ASL che mi invitava a sottopormi gratuitamente a degli esami e sono quindi entrata nel programma. Non sapevo però che ci fosse una campagna informativa con opuscoli tradotti, ho letto la guida rosa in lingua cinese e la trovo molto interessante. Pubblicherò sicuramente il materiale sul web e farò mettere delle inserzioni sul giornale “Il Tempo Europa Cina” perché è un’iniziativa che va pubblicizzata.

I canali informativi attivati: la lettera di invito della ASL, il numero verde e gli opuscoli in lingua consentono di informare in modo efficace le donne della comunità cinese? La guida rosa in lingua cinese è sicuramente utile, ma le donne interessate hanno difficoltà a rivolgersi al numero verde perché il 95% di loro non parla italiano, quindi subentra il timore di non essere capite e di non capire. La Federazione di cui sono presidente, che conta circa 80 associazioni in tutta Italia, è molto attiva nell’offerta di servizi a carattere volontario. Potremmo inserire un contatto della nostra rete, dove ci sia personale cinese che raccoglie domande e appuntamenti e li trasmette alle ASL.

Con la giusta informazione le donne aderirebbero? Assolutamente sì, perché è un servizio gratuito e garantisce la prevenzione. È un’iniziativa stupenda.

I cittadini cinesi che vivono in Italia fanno uso del Servizio sanitario nazionale? Per i disturbi più lievi, come l’influenza, si rivolgono ai medici del servizio sanitario nazionale, ma per le patologie più serie ricorrono ai medici privati cinesi oppure affrontano il viaggio e vanno a curarsi in patria, proprio per le difficoltà con la lingua, perché non possono ogni volta portarsi un interprete. Sarebbe come chiedere a un italiano di andare in Cina ed affidarsi a un medico cinese senza comprendere una parola di quello che dice.

Questa tendenza dipende anche dalle differenze tra medicina orientale e occidentale? No, è legata esclusivamente dalla lingua. Noi abbiamo sia la medicina tradizionale cinese, sia la medicina occidentale e la gente in genere ricorre ad entrambe.

…continua…

Scarica la guida rosa per la comunità cinese

Sandra Fratticci (1 novembre 2012)