Venerdì 15 dicembre l’Istituto Confucio di Roma ha ospitato la proiezione di Qian Jun Yi fa – Appesi a un filo, del regista cinese Gao Qunshu. Pluripremiato al 49° Festival del Cinema di Taiwan, dove ha vinto il cavallo d’oro alla migliore sceneggiatura originale, migliore montaggio e migliore fotografia, il film è interpretato da agenti della polizia locale di Pechino e unisce all’azione una forte impronta sociale.
In lotta contro il tempo. Yu Liqing è un agente della polizia di Harbin, specializzato in esplosivi e materiali infiammabili. Soprannominato da tutti Vecchio Pesce, è un uomo qualunque, che si divide tra la passione per la pesca, le scaramucce con la moglie assillante e la preoccupazione per il futuro del figlio, che come lui vorrebbe diventare poliziotto. Abituato a disinnescare ordigni inesplosi risalenti all’invasione giapponese della seconda guerra mondiale, Yu si trova all’improvviso a fare i conti con una serie di bombe artigianali ad orologeria piazzate in numerosi punti della città. Non c’è tempo sufficiente per far arrivare gli artificieri da Pechino e tutti contano su di lui. Yu ha paura, non è preparato per un incarico del genere, ma la dedizione per il lavoro lo spinge ad intervenire, mettendo a repentaglio la propria vita.
È un eroismo estremamente umano quello raccontato in appesi a un filo, lontano da clamori, effetti speciali e frasi fatte. In scena ci sono la passione e lo spirito di squadra, ma anche le debolezze e i dilemmi del lavoro quotidiano di ogni poliziotto. Il cast formato da agenti della polizia di Pechino contribuisce al realismo di un’opera che riesce ad offrire uno spaccato sociale, raccontando relazioni e difficoltà che riguardano ognuno di noi.
Scene e ambientazioni spingono l’occhio a indagare voracemente somiglianze e differenze. Non si tratta degli svettanti grattacieli di Pechino, la città scorre tra case basse e edifici di medie dimensioni, architetture familiari eppure estranee. La Cina si sente, è nell’aria.
È questo il pregio del film di Gao Qunshu. Può apparire tiepido a chi è abituato alla cinematografia di genere di stampo occidentale, ma apre sicuramente una porta verso la realtà cinese, scoprendola più vicina e calda di quanto possa sembrare a chi non la conosce.
“Nuovo Cinema Paradiso”. La Tianjin North Film Group, società produttrice di Qian Jun Yi fa, è una realtà nata oltre cinquant’anni fa che può vantare collaborazioni internazionali di tutto rispetto, come quella con il regista americano James Cameron. “Roma e Tianjin sono città distanti, ma per noi molto vicine” afferma Wang Dafang, presidente del gruppo, spiegando che a Tianjin esiste un quartiere italiano, unico in Cina per le particolari caratteristiche architettoniche, eredità della concessione commerciale ottenuta dal nostro paese agli inizi del secolo. È appunto in questa zona che Giuseppe Tornatore ha partecipato con orgoglio al taglio del nastro del Nuovo Cinema Paradiso, sede della Tianjin North Film Group intitolata al suo celebre film. “Il cinema italiano ha una forte eco in Cina. Speriamo di stringere amicizia con altri registi italiani e gli incontri come quello di oggi rappresentano un’ottima occasione per incrementare gli scambi tra i due paesi”. “Da anni l’Istituto Confucio è impegnato nella diffusione della cultura cinese e nella promozione della reciproca conoscenza” ha aggiunto l’addetto culturale dell’Ambasciata Cinese in Roma Zheng Hao “Ringraziamo gli studenti, sono loro la base dell’amicizia tra Italia e Cina”.
Sandra Fratticci
(20 dicembre 2012)