Shafqat Ali Khan è un maestro di musica classica pakistana e sufi che suonerà a Roma venerdì 7 Dicembre 2012 alle ore 19.30, presso la Sala Baldini, Piazza Campitelli 9. L’evento è stato organizzato grazie alla collaborazione dell’Ambasciata del Pakistan nell’ambito del Festival musicale delle nazioni. Shafqat Ali Khan proviene dalla rinomata famiglia pakistana Sham Chaurasi Gharana che, per tradizione, ha un profondo legame con la musica classica.
Articolata e multiforme la musica classica pakistana si compone di due parti fondamentali: sur e lai. Con il primo s’intendono le note, mentre lai equivale al ritmo, “quest’ultimo, insieme al sur, crea un effetto che coinvolge e trasporta la mente del cantante e, talvolta, anche quella degli ascoltatori”.
“Il messaggio di tutti i componimenti dei poeti sufi riguarda un incondizionato amore per l’essere umano. La comprensione profonda del messaggio divino si raggiunge soltanto amando le sue creature”, afferma l’artista. I sufi sono coloro che professano il sufismo, dottrina e organizzazione mistiche musulmane secondo le quali è possibile il contatto diretto con Dio attraverso mezzi estatici e meditazione. Uno dei maggiori poeti è musicisti sufi è Hazrat Amir Khusro. Il ruolo della poesia è essenziale nella produzione musicale di Shafqat Ali Khan poiché “i poeti e la musica si fondono per trasmettere attraverso linguaggi differenti il medesimo messaggio”.
All’interno della musica classica pakistana un ruolo importante è riservato all’improvvisazione. Infatti ogni raag, l’organizzazione sistematica delle note nella scala musicale, pur se caratterizzata da una propria forma, si compone di due elementi: uno fisso, Dhupard, e il Khayal il quale “letteralmente indica l’immaginazione e lascia la possibilità di improvvisare”.
Sono numerosi gli strumenti musicali con i quali viene eseguita la musica tradizionale pakistana: tabla, sarangi, harmonium, surmandal, “mio padre usava il surmandal, che assomiglia ad una lira” prosegue Shafqat Ali Khan “durante i miei concerti lo suono spesso anch’io per la ricchezza di note che è in grado di produrre. Invece il saarangi, strumento ad arco dotato di corde, è solitamente usato dai fachiri, e produce un suono lamentoso che assomiglia ad una voce umana. Tabla è uno strumento a percussione indispensabile nel canto classico: durante le esibizioni, tra il cantante e il suonatore di tabla si crea un dialogo costante.”
La continuità è uno dei concetti chiave della musica di Shafqat Ali Khan. Dal passato arriva infatti l’ispirazione per tutte le forme d’arte attuali. “Mi considero il portatore di una tradizione preziosa. Sono orgoglioso che la mia famiglia, gli Sham Chaurasi Gharana, abbia mantenuto vive le forme musicali della tradizione, che altrimenti avrebbero rischiato di scomparire”. Anche per diffondere questa conoscenza fa concerti in ogni parte del mondo dall’India, all’Australia, sino al Regno Unito e ai paesi europei. “Attualmente sto lavorando a Raqs e Wajdaan, un progetto con un ballerino italiano di kathal – una delle otto forme dalla danza classica indiana – affinché danzi mentre io canto. L’idea è del mio coordinatore Sohail Sajid”.
Shafqat Ali Khan si esibisce da quando ha sette anni e la musica è la sua passione poiché “ha il potere di unire le persone quando si appella alle loro emozioni più profonde”. Creare degli incontri tra persone con diverse esperienze, storie, colori è ciò che il musicista è riuscito a realizzare durante i suoi concerti, una reale esempio di intercultura perché “la musica è armonia, eredità comune a tutta l’umanità, e non è monopolio di nessuno” Venerdì il concerto romano sarà un’occasione da non mancare sia per gli appassionati di Shafqat Ali Khan, che per coloro che desiderino avvicinarsi alla musica classica pakistana.
Piera Francesca Mastantuono
(4 dicembre 2012)