Questione chimica, neuronale, appagamento di un bisogno fisico, paradiso artificiale raggiungibile con sesso, farmaci o droghe. Da qualunque prospettiva la si voglia vedere, la felicità è al centro della nostra esistenza, tesa a massimizzare la totalità del piacere. Tanto da chiedersi: c’è una formula per ottenerla? Da questi presupposti parte l’ottava edizione del Festival delle Scienze, in programma all’Auditorium Parco della Musica dal 17 al 20 gennaio, per indagare un’idea radicata nella nostra esperienza fin dall’antichità, una questione non solo individuale ma al contrario politica ed economica, in grado di influenzare ogni decisione ed azione.
“È uno degli eventi di punta e più antichi nel cartellone di iniziative dell’Auditorium”, introduce l’argomento nella conferenza stampa di presentazione dell’11 gennaio Aurelio Regina, presidente della fondazione Musica per Roma. In pochi giorni si prevedono oltre 30 mila spettatori e il filo conduttore di quest’anno, la felicità appunto, è quanto mai stimolante, “per il difficile momento socio-economico e di integrazione”, che coinvolge tutti quanti. “Arte, musica e scienza hanno molto in comune”, aggiunge Carlo Fuortes, amministratore delegato della fondazione, “non è solo una ricerca dell’eclettismo fine a se stessa, sono facce della stessa medaglia”. Il format coinvolgerà infatti scienziati, filosofi, economisti, religiosi, neurologi, sociologi, intersecandosi anche con altre rassegne per una più ampia trasversalità di pubblico, che potrà spaziare dalla blogger satirica Sora Cesira – cui si deve il tormentone “Alemanno” sulle note di “Alejandro” di Lady Gaga, dopo la nevicata che quasi paralizzò Roma un anno fa – a temi più alti.
La felicità dal punto di vista economico-politico Recenti teorie sugli indicatori economici includono proprio la felicità, intesa anche come qualità della vita legata al tempo libero, accanto a parametri più materiali quali il reddito e “lo stesso Stato deve avere le capacità di intraprendenza guardando alla sicurezza e alla solidità per il futuro”, continua Regina, “cosa che negli ultimi anni non sta avvenendo nel nostro paese, riflettendo tale incapacità sulla crescita nel breve-medio periodo”. Interessante da questo punto di vista la Costituzione del piccolo stato himalayano del Bhutan, tesa proprio al benessere dei suoi cittadini, con il prodotto interno lordo rimpiazzato dall’innovativa felicità interna lorda. A parlarne, nell’inaugurazione ufficiale del 17 gennaio alle ore 18 in sala Petrassi, Phuntsho Rapten del Centre for Bhutan Studies e Mark Williamson, direttore di Action for Happines, con sede in Gran Bretagna. Ma ospite di spicco sarà senza dubbio il premio nobel per l’economia del 1998, l’indiano Amartya Sen, che nella serata successiva tratterà il rapporto tra felicità e diseguaglianze, anticipato nel pomeriggio dalla “geografia della felicità” di John Helliwell, co-direttore del programma del Canadian Institute for Advanced Research sulle interazioni sociali, identità e benessere: come questo concetto sia relativo a seconda dell’individuo e della cultura di appartenenza.
Rapporto felicità-scienza “Viene da chiedersi cosa c’entri la felicità dal punto di vista tecnico”, prosegue Vittorio Bo, direttore scientifico del festival, tornando sulle linee generali dell’evento. “L’idea è venuta dall’incontro con Fabiola Gianotti direttrice dell’esperimento Atlas del Cern”, recentemente sotto i riflettori dell’attenzione mondiale per l’identificazione del bosone di Higgins. “Lei ci ha trasmesso questa sensazione di felicità legata al piacere del sapere e della ricerca, specialmente della scoperta. Anche se intangibile non si può fare a meno di cercarla e di viverla, senza non ci sarebbe la scienza”. Il percorso interdisciplinare andrà anche a coinvolgere la filosofia, con il dialogo tra Salvatore Natoli e Dan Haybron, dell’Università di Saint Louis, il 20 gennaio a partire dalle 15, seguito un paio d’ore più tardi dagli interventi dello psicologo Thomas Bien, che esercita la professione ad Albuquerque, nel New Mexico, e il chimico Pier Luigi Lusi, in un confronto su buddhismo e scienza. Ad abbattere i luoghi comuni, la mattina del 19 gennaio David Linden, della John Hopkins University School of Medicine, spiegherà come i diversi stadi del piacere risiedano nello stesso centro cerebrale, che siano originati da aspirazioni etiche o tutt’altro che tali, come l’assunzione di droghe.
Per chi non riuscisse a seguire l’intero ricco programma, che include molti altri ospiti di rilievo, quali il direttore di Repubblica Ezio Mauro e il giurista Gustavo Zagrebelsky, per limite temporale o di posti – già tutto esaurito per Sen ad esempio – sarà a disposizione il podcast scaricabile dal sito dell’Auditorium, sotto la sezione multimedia, per rivivere ogni momento di questa densa ottava edizione.
Gabriele Santoro(12 gennaio 2013)