Gihane Zaki, prima donna a dirigere l’Accademia d’Egitto

Gihane Zaki, da settembre direttrice dell’Accademia d’Egitto, in un solo colpo ha stabilito tre primati: non era mai successo che a ricoprire questo incarico ci fosse qualcuno vincitore di un concorso e non nominato dal ministero della Cultura egiziano, né che non venisse dal mondo dell’arte in senso stretto ma dall’archeologia e, ad impreziosire, per la prima volta una donna: “sono molto orgogliosa di questo, soprattutto in un periodo di difficoltà per l’Egitto, è una doppia sfida. Vorrei, in questo lavoro, riuscire a mostrare l’impronta femminile nella cultura araba, molto solida, a partire dal ruolo di leader nella società nell’antico Egitto”.

Divisa tra l’insegnamento dell’archeologia all’Università Helwan del Cairo e il lavoro sul campo nei siti con l’Iccro, centro creato dall’Unesco per la preservazione ed il restauro dei beni culturali, è riuscita a consolidare il suo background con quegli aspetti della cooperazione internazionale che possono essere fondamentali nell’impiego attuale. L’Accademia ha sempre avuto rapporti con gli altri istituti nella capitale, anche stranieri, ma l’obiettivo ora è di renderli più stretti. In particolare con Valle Giulia, per creare una rete in grado di arricchire il panorama romano. “Nelle nostre attività ospitiamo sempre artisti sia italiani che egiziani. Si crea una sinergia che contribuisce alla crescita di tutti”. Anche dei visitatori, “per quanto riguarda i miei connazionali vengono soprattutto due tipologie, normali membri della comunità e gli ‘italiani d’Egitto’”. L’omonimo film/documentario scritto da Ramona Di Marco e diretto da Sherif Fathy Salem era stato proiettato negli ambienti dell’Accademia a gennaio, “molti si sono commossi nel riconoscersi in quanto descritto”. Poi ci sono gli italiani ‘d’Italia’, “moltissimi e fiduciosi su quello che presentiamo di volta in volta, vengono regolarmente”.

Bambini, il futuro Una particolare attenzione viene dedicata ai bambini, specialmente le scolaresche, “è importante evidenziare gli aspetti culturali e fargli entrare un po’ di Egitto nel cuore”. Oltre alle visite al museo, sono organizzati gruppi di lavoro sulla scrittura araba e i geroglifici, con l’opportunità di imparare i caratteri ed i numeri, mentre la biblioteca prepara sessioni di lettura di racconti e competizioni trimestrali dedicate alla fantasia dei più piccoli.

L’ensemble Sama’a, con bandiere egiziana ed italiana affiancate

Gli eventi Il cambio della guardia non porterà a diverse strategie, si cercherà di continuare sulle linee tracciate dal predecessore Ahmed Mito, con cui la Zaki è in buoni rapporti, “lo conosco e siamo amici, mi ha detto che in caso di bisogno posso chiedere il suo aiuto, si è messo a disposizione”. Nell’ottica del rafforzamento dei legami Italia-Egitto va vista la proiezione del film “Cleopatra” di Mankiewicz il 15 febbraio, “un po’ l’inizio storico delle relazioni tra questi due paesi”. Ancora Cleopatra potrebbe essere al centro di eventi futuri, così come Verdi, rigorosamente con l’Aida, “prenderò il tempo necessario, per preparare qualcosa di eccezionale”. A maggio invece saranno ospitati 10 artisti, in una cooperazione con istituti italiani che andrà a toccare diverse discipline, dalla scultura alla pittura, dalla costumistica alla ristorazione, con esposizioni, dibattiti e conferenze. “Sarà la prima promozione dopo sette anni di stop per i lavori di ristrutturazione e per gli eventi politici della rivoluzione”. Fiore all’occhiello del recentissimo passato, il concerto “Messaggio di pace” del 31 gennaio e 1 febbraio, con l’ensemble di Sama’a, orchestra multiculturale e interreligiosa formata da 40 cantanti e musicisti.

Politica incerta Fatti i dovuti paragoni, non è il momento migliore nella vita politica dei due paesi. Al Cairo non si sono placate del tutto le proteste anche contro la nuova classe dirigente, “ma è normale che una fase di transizione sia accompagnata ancora da disequilibri”. Qui il risultato elettorale lascia presagire un ulteriore periodo di ingovernabilità, “ma l’Italia ha solide istituzioni, spero che anche l’Egitto esca dalla babele e inizi a lavorare per il futuro”. Legame tra i due paesi, come già detto, che è speciale secondo la Zaki, “anche con la crisi e i tagli sono fiduciosa, si riuscirà in qualche modo a tenere in piedi questo rapporto”. Che sfocia anche nel personale, “vivo tra Francia, dove ho il marito, e Italia, ma qui mi sento a mio agio, il Mediterraneo ha avuto e continua ad avere un grande ruolo unificatore, per lo stile di vita, sempre sorridente ed accogliente. Devo solo imparare la lingua, ma penso di farcela in pochi mesi, ci sto lavorando”. Alla fine dei tre anni di incarico, con ogni probabilità tornerà in patria, “sarò pronta a dare il mio contributo ovunque ci sarà bisogno, portando con me il principale punto di forza, la cooperazione occidente-oriente che va oltre gli aspetti dell’archeologia”.

Gabriele Santoro(27 febbraio 2013)