È stato presentato alle 15:00 di venerdì 1 febbraio nella sala Mappamondi del ministero degli Affari Esteri il volume fotografico “Le chiese del Pakistan”, teso a dimostrare la possibilità di convivenza di diverse culture e religioni in un paese troppo spesso salito alla cronaca per episodi di intolleranza. “Presenta un’immagine diversa da quella che si può avere”, commenta l’ambasciatrice dello Stato dell’Asia centrale Tehmina Janjua. La presenza dei due ministri degli Esteri Terzi e Rabbani Khar all’evento è stata anche l’occasione per rinnovare l’amicizia e la collaborazione tra Italia e Pakistan partendo proprio dal rispetto dei diritti umani.
“La tolleranza deve essere in Pakistan un valore più che nel passato, conferma il ministro degli Esteri Hina Rabbani Khar. La diversità portata dalla chiese immortalate nel volume non è solo culturale, ma anche “architettonica, dà maggiore ricchezza al paesaggio”. L’islam e il cristianesimo partono “da messaggi di pace e fratellanza. Si deve coesistere, non possiamo più permettere guerre di religione”. La stessa Costituzione pakistana garantisce il principio fondamentale della libera professione dei culti e della manifestazione e difesa delle proprie idee, “cuore dell’aggregazione. Non si può permettere ad estremisti di turbare questa visione. La società si autoprotegge attraverso le leggi, che siano a favore delle confessioni, economiche o per le donne. Ora siamo rappresentate, segno del grande impegno svolto”. Un pensiero anche ai missionari cristiani, per il “lavoro realizzato nel portare istruzione e salute e migliorare la qualità della vita per le generazioni future”.
Un nuovo corso per il Pakistan? La speranza è che gli sforzi del governo portino realmente dei frutti in un paese che solo nel 2012 ha visto nel suo territorio cinque attacchi a chiese cristiane, il saccheggio di tre templi indù e la distruzione del minareto di una moschea Ahmadi, gruppo sunnita giudicato eretico. E i luoghi di preghiera assaliti arrivano a 27 se si considerano gli ultimi quattro anni. Risale invece al marzo 2011 l’omicidio del ministro per le Minoranze Religiose Shahbaz Bhatti, cristiano come circa l’1,6% della popolazione pakistana – poco meno del 2% gli indù, 0,04% i Sikh, quasi il 97% i musulmani – già minacciato di morte per il suo tentativo di riformare la legge sulla blasfemia. Abolito come conseguenza dell’attentato, il dicastero è stato ripristinato con la nuova denominazione di “ministero per l’Armonia Nazionale”, federale e con portafoglio, requisiti importanti per mettere in pratica una politica nazionale di rilievo.
“Abbiamo firmato un piano strategico, cornice di collaborazione in una fase di transizione per entrambi i governi”, interviene Giulio Terzi di Sant’Agata, “con una prospettiva che guarda al futuro”. L’inquilino della Farnesina sottolinea poi “l’importanza del dialogo religioso e della protezione delle minoranze da episodi di discriminazione e violenza”. La complessa realtà pakistana è senza dubbio “un arricchimento culturale”, vanno quindi combattute le tensioni sociali, veicolo di instabilità, che non potranno mai portare al pieno sviluppo. “Il conflitto deriva sempre da incomprensioni”, prosegue Terzi che poi cita Kennedy: “i problemi sono generati dagli uomini e possono essere risolti dagli uomini”.
Gabriele Santoro(4 febbraio 2013)