Vol Spécial per i detenuti del centro di Frambois

“Il pubblico ignora che gli inasprimenti della legge sugli stranieri e sull’asilo hanno conseguenze drammatiche sulla vita di persone innocenti.”

Questo pensiero ha spinto Fernand Melgar a girare Vol Spécial documentario che, per primo in Europa, racconta un centro di detenzione per irregolari e che, fino al 21 febbraio, è possibile vedere al Forte Fanfulla in via Fanfulla da Lodi 5. Le proiezioni sono organizzate da ZaLab produttrice di documentari in contesti interculturali e in situazioni di marginalità geografica e sociale.

Come è nato Vol Spécial Durante la lavorazione del suo precedente lavoro La forteresse, pardo d’oro al Festival internazionale del film Locarno, Fernand conosce Fahad, un giovane traduttore iracheno minacciato di morte e richiedente asilo in Svizzera. Arrestato poco dopo il diniego alla sua domanda, Fernand va a trovarlo nella prigione di Frambois. “Vi ho scoperto la più profonda disperazione umana che mi sia capitato di vedere in questo Paese: uomini innocenti annientati dalla detenzione, padri strappati ai loro figli, clandestini usati per anni per lavori duri, giovani sull’orlo del suicidio spezzati nella loro ricerca di un’esistenza migliore”. Trattati come criminali quando la loro colpa è non avere un’autorizzazione di soggiorno in Svizzera. Dopo qualche mese sei agenti della polizia di Zurigo entrano nella cella di Fahad, lo immobilizzano e lo “rispediscono” in Iraq. Melgar ne rimane turbato e decide di girare Vol Spécial.

Una telecamera nella prigione di Frambois. L’eco positivo di La Forteresse è stato passe partout, “tutti erano convinti che avesse innescato un dibattito pubblico salutare e necessario” racconta il regista, i consiglieri di Stato incaricati del dossier di Frambois – centro di detenzione amministrativa dei cantoni di Ginevra, Vallese e Neuchâtel – non hanno così opposto resistenze. “Il direttore di Frambois è stato subito disponibile. Addirittura, ha difeso il progetto di fronte ai suoi superiori”. Le guardie carcerarie sono spesso percepite negativamente “quando invece, secondo lui, svolgono un lavoro sociale importante in una situazione di difficile gestione”.

Carcerieri e detenuti Denis è il carceriere che rappresenta tale spirito, punto di riferimento e confidente per i detenuti, la maggior parte africani e kossovari. A lui è dedicato uno dei pezzi reggae composti da Wandisa, giovane africano che canta senza stancarsi mai. Racconta l’ingiustizia e spera in una fratellanza tra diversi. La telecamera silenziosa di Vol Spécial racconta bene il rapporto umano che si crea dentro il centro, rapporto viziato da un’inevitabilità di cui gli operatori sono coscienti ma alla quale i detenuti non si arrendono sperando in un colpo di scena. Durante i mesi di riprese effettivamente un colpo di scena c’è. Uno di loro attraversa i cancelli senza manette. L’unico ad andar via da uomo libero.

L’operatore Denis nello spazio dove viene distribuito il cibo chiesto dai detenuti

Mangiano bene i detenuti di Frambois, “basta chiedere e avrai”. Il centro è pulito e confortevole. Nel momento in cui sorge qualche tensione o la tristezza per il rimpatrio di un compagno, la prima proposta degli operatori è “facciamo dello sport.” Perché hanno molta energia e nessun canale per buttarla fuori, sono privi di libertà di movimento, il centro è l’unico suolo che possono esplorare e la notte le loro camere sono chiuse a chiave dall’esterno. Però, mangiano bene, e fanno molti spuntini. Che il torpore da stomaco sazio abbia effetto uguale e contrario dello sport?

La personalità di ogni detenuto è restituita con fedeltà: preoccupa la fragilità di Serge, commuovono per le parole di Pitchou, diverte ascoltare il canterino Wandisa. Ci si interroga davanti l’introversione del kossovaro, si lascia andare solo quando cerca di sedare la tristezza del figlio che, dopo le lacrime, con sguardo furbo gli suggerisce all’orecchio: “vuoi uscire? Allora devi essere un poliziotto.” Piccolo Lupin cresce tra raclette e film hollywoodiani.

Serge

Sono tutti mariti e padri, che vivono da molti anni in Svizzera, cittadini come tutti gli altri, poi per problemi legati al rinnovo dei permessi di soggiorno, sono diventati delle persone da rispedire nel paese natale, chiusi in un carcere, costretti a salire su un aereo senza poter salutare i propri cari, come fossero clandestini pescati negli anfratti delle stazioni.

“Nel corso delle proiezioni del film nelle scuole, il termine ‘richiedente asilo’ era per la maggior parte degli adolescenti, sinonimo di delinquente e l’asilo niente altro che una forma di abuso del bene sociale” racconta il regista. “Per questo motivo, incarcerarli per poi espellerli pareva loro normale. Mi è quindi parso urgente realizzare un film che mostrasse la realtà sconosciuta della detenzione amministrativa e delle espulsioni forzate”. Il regista ha inoltre ricontattato i protagonisti del documentario dopo la loro espulsione. Sul blog http://volspecial.blogspot.it è possibile vedere i video che raccontano come è andata dopo il rientro coatto.

M. Daniela Basile
(13 febbraio 2013)

 

info
Prossime proiezioni il 13, 19, 20 e 21 febbraio 2013 alle 21.00 
al Forte Fanfulla
via Fanfulla da Lodi 5
ingresso con tessera ARCI 2013 e sottoscrizione libera ZaLab.
distribuzione@zalab.org
333 6127483 – 06 89021680
www.zalab.org