“Veniva dal Brasile, aveva un figlio e viveva in una casa famiglia. Come operatrice sociale l’aiutai diverse volte a trovare lavoro, sempre nel settore dell’assistenza. Un giorno le indicai un’associazione di donne migranti. Dopo tempo la rincontrai, faceva la sarta. A San Paolo lavorava in una delle più prestigiose sartorie. “Perché non me lo hai mai detto?” le domandai. “Non me l’ha mai chiesto.” Così Elena Spinelli, docente di Servizio Sociale presso la Sapienza di Roma, spiega ai suoi studenti come conoscere la storia degli altri produce Capitale Simbolico.“Lo straniero è pienamente cosciente di essere in un’altra realtà culturale. L’operatore invece si sente impreparato di fronte al migrante” possono così innescarsi quella che la professoressa definisce i tre meccanismi di difesa di ferro: la fascinazione, il rifiuto dello scambio o peggior di tutte, la riduzione a noto, “dicendo ‘è uguale a me’ si opera una riduzione della diversità e un’incomprensione delle differenze, inoltre un buonismo eccessivo non è corretto. Bisogna semplicemente chiedere all’utente prima perché è arrivato, poi farsi spiegare come nel proprio Paese avrebbe affrontato il problema e infine guidarlo nel sistema italiano.”Non serve studiare tutte le culture ma liberarsi di stereotipi e pregiudizi. “Sono normali strumenti di difesa che però diventano pericolosi se non ci permettono di conoscere,” di fare le giuste domande. Spiega Elena Spinelli durante il convegno Migrazioni: lo scenario attuale tenutosi presso la Sapienza sabato 25 maggio.Alcuni pregiudizi diffusi: “credere che immigrato corrisponda necessariamente ad una condizione di povertà; pensare che siano un peso per il welfare, nel 2010 la spesa sanitaria per gli immigrati ha inciso lo 0,3% sul totale e consideriamo che il nostro sistema sanitario prevede per il migrante non regolare il diritto all’assistenza sanitaria, non a quella sociale, e la donna incinta è previsto sia seguita per tutto il periodo della gravidanza fino ai sei mesi successivi al parto, periodo in cui ottiene un permesso di soggiorno temporaneo.” Sarebbero inoltre contemplati degli aiuti economici che “si sono dileguati con la crisi attuale di cui il settore sociale risente particolarmente”.I cittadini di paesi di recente ingresso nell’Unione Europea. “Si fa ancora fatica a percepire rumeni, polacchi, cechi come comunitari. E sembra non bene interiorizzato il diritto di libertà di movimento costitutivo dell’Unione Europea. Penso alla caccia al nomade esplosa durante l’amministrazione Alemanno a Roma, strategia che viola i diritti dei Rom cittadini europei come tutti gli altri.” Elena Spinelli ricorda come il fenomeno degli sgomberi sia iniziato quando una donna rom denunciò la violenza subita da un uomo del campo. “Invece di esaltare il gesto coraggioso di questa donna venne messo in primo piano la violenza dell’uomo strategia utile per irrompere nei campi”.La diversità come frustrazione per stranieri e operatori. “Sentivo arrivare delle urla, mi dirigo verso l’operatore che mi dice “non mi sentono.” Erano stranieri, non sordi, l’operatore, non accettando il problema, aveva distorto la realtà. “Non bisogna avere fretta, ricordo il caso di una donna marocchina, alla sua quinta gravidanza viene convinta ad andare in un consultorio. Nel momento della registrazione a brucia pelo l’operatrice esordisce con la battuta: “Ma pure lei signora! Cinque figli!” La donna incinta si alza e va via. Nella forma mentis di una italiana due figli sono “grasso che cola”, questa connotazione negativa ha di certo offeso la marocchina. Problema che con il tempo sarebbe invece potuto essere tema di confronto affrontato con leggerezza.Gli stranieri non sono una categoria omogenea e la cultura non è immutabile. Con la clinica transculturale la psicologia si arricchisce di elementi antropologici e modifica l’approccio dei professionisti. “La cultura è un processo dinamico che cambia nel tempo. Gli stranieri devono misurarsi con il loro involucro culturale, con il trauma migratorio e con le nuove generazioni che si avviano verso il meticciato.Il meticciato è un approdo che non riguarda solo gli stranieri ma anche i giovani italiani autoctoni che sono ormai inseriti in un contesto multiculturale come Roma. Sviluppano nuove relazioni e saperi tra: ristoranti etnici, compagni di scuola, eventi musicali e artistici, campagne di sensibilizzazione, coppie miste. Di certo la capitale del bel paese è un’ottima palestra per gli studenti di Psicologia e Servizi Sociali.
M. Daniela Basile(29 maggio 2013)
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