Cooperazione a più livelli per una scuola realmente inclusiva

children_school‘Una scuola grande come il mondo’ è il seminario organizzato da  Piuculture, mercoledì 15 maggio alle 16.30 presso Intersos, in discussione lo stato dell’insegnamento dell’italiano agli alunni stranieri presenti nelle scuole del II Municipio, “un momento di confronto sull’esperienza di quest’anno, per individuare punti di forza e criticità da superare”, spiega Anna Meo, socia Piuculture.

Importante da questo punto di vista la partecipazione di Antonio Cutolo, della direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Eugenia Maldera, insegnante di italiano L2 e formatrice Ditals – certificazione di competenza in didattica dell’italiano a stranieri – rappresentanti del volontariato e dirigenti di istituti. “Per l’inizio del nuovo anno, l’ideale sarebbe avere un piano di lavoro comune nell’ identificare un sistema condiviso di valutazione dell’apprendimento, auspicando di strutturare il più possibile il rapporto di collaborazione tra le parti”.

I numeri parlano di una presenza in espansione da parte dei volontari di Piuculture, arrivati a trenta in dodici scuole del territorio, di cui otto primarie, tre secondarie di primo grado e una secondaria di secondo grado, il Liceo Montessori. Tredici i corsi per minori – in orario scolastico – uno per adulti, cui aggiungere un intervento individuale, per un totale di 73 ragazzi e 25 genitori o parenti coinvolti a fronte di un monte ore che ha raggiunto quota 900. L’origine degli studenti è in prevalenza filippina, ben 35, vicini al 50%, una decina viene dall’America centro-meridionale, nove sono i rom, rumeni o italiani, a seguire cinesi, cingalesi e bengalesi ma non mancano nazionalità meno frequenti dal punto di vista delle migrazioni come Turchia, Azerbaijan e Arabia Saudita. Cinquantuno frequentano la primaria, diciasette la secondaria di primo grado e quattro la secondaria di secondo grado.alunni3

Il bilancio può considerarsi positivo anche dal punto di vista dei risultati raggiunti, in maniera più o meno significativa tutti hanno riportato un miglioramento dell’italiano di base, utile soprattutto per la comunicazione finalizzata all’integrazione. “Più complesso il discorso relativo all’italiano per lo studio”, continua Anna Meo, “dove la competenza richiesta dalle scuole, specialmente andando avanti nel percorso è giustamente, sempre più elevata”. Ad ogni modo, “i ragazzi hanno acquisito fiducia in se stessi, maggiore sicurezza e tranquillità, consentendo migliori relazioni con i compagni ed insegnanti”.

Volontariato non implica assenza di professionalità “Vogliamo che l’intervento sia qualificato”, tiene a sottolineare la Meo, “i volontari devono rispondere a determinati requisiti”. Le domande di collaborazione arrivano principalmente tramite la rete di conoscenze, non vuol dire che poi i curriculum non vengano analizzati con attenzione. “Alcuni hanno la qualifica Ditals, altri hanno esperienze didattiche pregresse integrate con specifici percorsi formativi”. Ogni classe è affidata ad almeno due insegnanti, “per garantire continuità e un approccio il più possibile individualizzato. È un indice di serietà che dobbiamo alle scuole, l’essere volontari non vuol dire non avere professionalità o mancare di rigore”.

Gabriele Santoro
(13 maggio 2013)