Domenica 19 maggio. Nel tempio buddista di Fonte Nuova, alle porte di Roma, fervono le attività per il Wesak: “Una delle principali festività della nostra tradizione, che celebra la nascita, l’illuminazione e la morte del Buddha, avvenuta 2556 anni fa” spiega Sanath Weihena, presidente della Comunità buddista theravada in Italia. Questi tre eventi si verificarono nel giorno di luna piena del “Wesak”, periodo che va dalla seconda metà di aprile alla prima metà di maggio e che quest’anno coincide con il 24 maggio: “Quel giorno accenderemo le candele e pregheremo insieme e domenica 26 faremo una grande festa che inizierà alle 8.00 e proseguirà fino alle 20.00”.
La giornata di festa si aprirà alle 8.00 con le attività di meditazione, per le quali i fedeli vestiranno interamente di bianco. Poi ci sarà un grande banchetto con cibi della tradizione cingalese cucinati dalle famiglie della comunità: “riso in varie preparazioni a base di verdura o pesce, lenticchie rosse, patate, frittate dolci e piccanti, fagiolini con curry, papadam, ossia una sorta di tortilla molto sottile fritta nell’olio”. La carne è generalmente evitata: “Non c’è un obbligo nella nostra religione, ma la maggior parte di noi pensa che uccidere gli animali non sia una cosa buona e quindi non consumiamo carne”.
Il pomeriggio sarà dedicato a fiori, offerte e luci. “I fedeli porteranno fiori in offerta al Buddha e ogni anno organizziamo un’asta di beneficienza per sostenere le attività del centro mettendo in palio un cesto floreale. I membri delle varie comunità buddiste presenti a Roma hanno sempre partecipato con entusiasmo: si parte da cifre contenute ma i rilanci arrivano fino a 700-800 euro. La gente dona molto volentieri”. E mentre le donne sono impegnate nella preparazione del menù alcuni uomini lavorano alla costruzione del pandal, una struttura di legno alta circa 4 metri composta da cilindri rotanti sui quali saranno alloggiate delle lanterne: “L’accensione delle lanterne nella tradizione del Wesak illumina l’anima del Buddha, per questo nello Sri Lanka in questo periodo è usanza appenderle fuori dalle case”.
Altro momento di celebrazione sarà la preghiera in memoria degli 80 monaci: “Si tratta di un rituale volto ad augurare buona salute alle persone care, guarigione ai malati, una vita migliore a chi non c’è più” racconta Dayani Fonseka, giovane mamma piena di energia che pur essendo cattolica partecipa attivamente alle iniziative del centro, che frequenta insieme al marito buddista e ai figli: “Ciascuna famiglia porterà un telo contenente delle offerte per ricordare ognuno degli 80 monaci che per primi raggiunsero il risveglio spirituale grazie agli insegnamenti del Buddha, divenendo arhat”.
Oltre all’evento del 26 sono diversi gli appuntamenti organizzati nel mese di maggio, come testimonia la presenza dell’autoemoteca dell’Avis domenica 19 per la raccolta del sangue. “È un’idea nata nel 2004, a seguito dello tsunami che ha colpito il nostro paese” spiega Prian, membro del centro che ha promosso l’iniziativa “A quel tempo lavoravo per un signore romano che faceva il pilota e partì per portare aiuti nello Sri Lanka. Apprezzai tantissimo questo gesto e pensai a come ringraziare il popolo italiano. Mi venne in mente la donazione del sangue: un bene prezioso per tante vite umane. Così tramite l’ambasciata mi misi in contatto con l’Avis e da allora ogni anno organizziamo attività di raccolta presso le comunità cingalesi di tutta Italia: da Bologna a Napoli, da Firenze a Roma”.
Il tempio è un luogo davvero particolare. L’erba soffice sotto i piedi, l’altare del Buddha, il sorriso del monaco, le battute scherzose dei membri della comunità, la passione con cui si dedicano alle attività del centro. Ci sono Rahyl e Sajith che hanno impiegato un’ora e mezza ad arrivare qui dalla via Cassia per donare il sangue. C’è la frizzante Dayani che insegna a un’italiana come si mangia il riso con il curry senza usare il cucchiaio. C’è l’indaffarato Sanath che corre da una parte all’altra chiamato da tutti, si lascia scappare una risata mentre racconta del figlio diciannovenne che parla romanaccio e aggiunge: “Noi abbiamo due gambe: una in Sri Lanka e una in Italia, l’Italia ormai è come il nostro paese”. Il tempio è un piccolo mondo pieno di cose buone: stare insieme, stare bene.
“Qui da noi arrivano buddisti, cattolici, il nostro è un centro aperto a tutti. Noi diamo energia e loro a noi” spiega con la sua voce pacata il monaco, Dambadeniye Dhammarama Hero: “La gente del vicinato viene ad assistere alle nostre attività. Abbiamo invitato molti cattolici per il 26 e anche noi partecipiamo volentieri alle loro feste e ad altri eventi e occasioni di confronto, come il convegno ‘Pace interiore, pace tra i popoli’ che si è svolto lo scorso 6 maggio alla Pontificia Università Urbaniana”. “È così che si costruisce la pace, insieme. La pace ce l’hai dentro, è in ogni persona e in ogni cosa”.
Sandra Fratticci (23 maggio 2013)
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