Benin City a piazza Alessandria

Immigrati africani
I corsi gratuiti per stranieri proseguono anche d’estate

Cento passi e incontri due mendicanti africani, cammini ancora un po’ e trovi il terzo. Sono giovani, vengono tutti da Benin City e chiedono l’elemosina davanti a un bar, a un’edicola, a un negozio di alimentari. Emigrati per miseria dalla Nigeria, hanno lavorato in Libia per un certo tempo ma quando è scoppiata la rivoluzione, sono stati sospinti in mare, verso Lampedusa. Nei centri di accoglienza hanno ottenuto un documento che consente a Mavis e Destiny di soggiornare un anno (protezione umanitaria), ad Austin tre anni (protezione sussidiaria). Ma poi tutti e tre sono stati affidati alla carità del quartiere.

Si esprimono solo in inglese, sembra che nessuno finora li abbia informati dell’esistenza dei corsi gratuiti per stranieri. Austin, Agostino per gli amici italiani, ha voglia di raccontarsi. La sua postazione è davanti a una ricca salsamenteria molto frequentata, i clienti lo riconoscono, molti danno qualcosa. Una ragazza passando gli dà il cinque con la mano. Una signora col bastone lo trova pulito, apprezza l’aspetto da bravo ragazzo che ogni giorno con piccola mancia le compra il giornale. In effetti Austin ha un sorriso aperto, caloroso, non esprime miseria. Oggi c’è un bel sole e lui sta bene. “La salute c’è – dice in inglese con timbro nigeriano – la gente vede che sono robusto e pensa che mi piaccia vivere così, di elemosina, ma dove trovo un lavoro? Mio padre faceva il contadino alla periferia di Edo State, eravamo 12 fratelli, c’era poco da mangiare. Bocciato alla scuola superiore non mi restò che emigrare”. Adesso vive con un connazionale a Grotte Celoni, all’estrema periferia. Per la stanza e le utenze paga 175 euro al mese, il resto serve per mangiare.

Una passante non dà soldi ma si ferma ad ascoltare, pensierosa. Incoraggiamo uno scambio di opinioni. “A loro non do soldi, per principio”. La signora, cresciuta a Trieste, racconta che nella sua famiglia era usanza dare la monetina ai mendicanti, sempre. “I miei genitori dicevano che poteva capitare anche a noi di trovarci in quella situazione. Ma erano gli anni del dopoguerra, tutti nelle ristrettezze, tutti impegnati a venirne fuori. Difronte a questi giovani immigrati mi interrogo, in coscienza. E non so cosa pensare ”.

Tocca a noi raccontare la complessa vicenda internazionale che ha intrappolato sulle coste della Libia tanti africani emigrati dal sud del Sahara, l’incongruenza di politiche che, da un lato consentono l’ingresso fisico, dall’altro non sanno evitare questa dispersione di energie umane. Al termine della chiacchierata la signora chiede notizie di Piuculture, c’è uno scambio di mail.

Con Austin prosegue una conversazione claudicante, per via di un inglese zoppo da entrambe le parti. Ridiamo. “Al mio paese, dice, pensano che in Italia sia facile comunicare in inglese invece ….”. Appunto, insistiamo noi, “hai ancora due anni di permesso per stare qui, impegnati a imparare la nostra lingua”. Gli spieghiamo come raggiungere i corsi gratuiti per stranieri a v. Giolitti 152. Ci sono corsi anche d’estate, alle 10,30 e nel pomeriggio alle 15, 17 e 19. Giriamo questa informazione a Mavis che stazione davanti al bar e a Destiny che ci aspetta dal giornalaio. Un mendicante rumeno ha appena versato una moneta nel suo cappello.

Emma Ansovini e Paola Piva

per comunicare con Austin jantamataeghosa@yahoo.co.uk