Parchi, piazze, imponenti palazzi in stile classico e liberty. La Varsavia degli anni ’30 si presentava come una delle città più belle e all’avanguardia d’Europa, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Parigi del nord”. Totalmente cancellata dalla Seconda Guerra Mondiale, quella stessa atmosfera è stata riproposta dal cortometraggio di Tomasz Gomoła ed Ernest Rogalski “Warszawa 1935”, viaggio in 3D nella città ricostruita così come si presentava nel terzo decennio del secolo scorso, che ha aperto domenica 9 giugno l’undicesima edizione del Festival di cultura polacca Corso Polonia 2013, rassegna che fino al 2 luglio seguirà un itinerario tracciato attraverso Roma offrendo l’eccellenza del panorama artistico del paese.Cinema, teatro, poesia, musica, le manifestazioni, tutte a ingresso gratuito, avranno di volta in volta una cornice diversa ad ospitarle. Dalla Casa del Cinema – scelta per l’inaugurazione e per la proiezione del film di chiusura, il muto “L’uomo forte” accompagnato dal jazz dal vivo del Maleńczuk Rutkowski Super Trio – alla Casina di Raffaello, dall’Istituto Polacco di cultura al Teatro Valle, dal chiostro di San Pietro in Vincoli al barcone sul Tevere, dove sarà celebrata la notte di San Giovanni domenica 23 giugno.
Warszawa 1935 “è un viaggio emozionale in una città che abbiamo completamente ricostruito, è stato il primo lavoro di questo tipo in 3D”, spiega Tomasz Gomoła, coautore del film. “Gli edifici che si vedono non ci sono più, né si trovano tutte le piante dell’epoca. Ci siamo basati sui dati presso gli archivi, le foto, le cartoline, spesso di qualità scarsa perché risalenti agli anni ’30. Ogni fonte è stata importante per il più piccolo dettaglio, come i registri di aziende e società per la realizzazione delle insegne luminose, per rendervi partecipi della reale immagine di Varsavia così come realmente era”.La preparazione è durata nel complesso quattro anni, “per ciascun fabbricato ci sono volute settimane, cui si sommano i precedenti mesi di ricerche”, continua Ernest Rogalski. “Abbiamo usato la massima cura anche per le carrozze, i tram, le automobili”. Per il rendering – la resa grafica – Gomoła e Rogalski si sono rivolti addirittura al centro di ricerche nucleari vicino Varsavia, “nessuno voleva un compito così delicato”. La pesantezza del lavoro ha infatti costretto il software a raggiungere i limiti di prestazione, “ogni scena è stata suddivisa a sua volta in parti, ci sono 24 fotogrammi al secondo per ciascun occhio, per il rendering di un fotogramma ci volevano dalle 5 alle 12 ore. Il computer doveva avere 192 gigabyte di ram”. Ma gli sforzi sono stati ripagati, “siamo riusciti a realizzare esattamente quello che ci eravamo prefissati”.
Giovedì 13 giugno è stata la volta della poesia, con un omaggio, per il suo 90esimo compleanno, a Wislawa Szymborska, poetessa polacca, premio Nobel per la Letteratura 1996: l’inaugurazione di una mostra di manoscritti e suoi collages. Ecco come la Szymborska aveva scritto Il gatto in un appartamento vuoto o Amore a prima vista: esposte negli spazi della Bibilioteca Europea fino al 27 giugno, pagine scansionate dai “venti manoscritti ritrovati nella casa della poetessa: una scoperta davvero grandiosa, visto che si diceva che dopo aver rifinito le poesie lei li distruggesse” dice il curatore della mostra Sebastian Kudas; mentre al piano di sopra c’è il Goethe Institut che ospita l’altra parte della mostra, i piccoli e minuziosi collages della poetessa.C’è la piacevole conferma del delicato humour che la Szymborska sembra donare a qualsiasi cosa tocchi – tra mici sorridenti e cabine telefoniche in mezzo alla giungla. Si rimane un po’ spiazzati quando si viene a sapere che questi collages non erano vere e proprie creazioni artistiche, quanto piuttosto un passatempo, pensieri e regali ritagliati di cui sembra che la Szymborska fosse piuttosto gelosa. “Sappiamo che non voleva fossero resi pubblici, perché li inviava ai suoi amici, abbiamo esposto solo quelli rimasti nelle scatole…”.L’apertura della scatola della Szymborska, una donna che sapeva perfettamente cosa fosse la sensibilità… “ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà“.
Gabriele Santoro e Alice Rinaldi(14 giugno 2013)
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