“Trovarmi in Italia fa parte della mia missione: far conoscere la musica africana e la storia della mia terra”. Così Pape Kanouté, griot di origine senegalese affermato in Italia, descrive la sua emigrazione “per caso”, o meglio per la musica, arrivato qui la prima volta proprio in tornée. “Insieme agli Africando gruppo senegalese di cui ancora faccio parte.” Oggi dopo diciotto anni Pape si sente ormai italiano, “conosco l’Italia meglio del mio paese.” I concerti lo hanno portato in ogni regione dello stivale, conosce gli italiani che definisce “confusi, non sanno cosa vogliono, e sono poco determinati.” Usa come esempio il problema della partecipazione al voto e della legge elettorale. “Dicono che la gente non va a votare per sfiducia verso le istituzioni. Ma non dimentichiamo che la legge elettorale attuale rende il voto non davvero rappresentativo e non favorisce la stabilità governativa. Se ne è parlato, se ne parla ma quella legge è ancora intoccata.” Il corpo dei Ministri così diversi rispetto al passato non gli sembrano un vero cambiamento. “Un ministro ha un ruolo tecnico e non politico, quando poi si verificano attacchi come quello che la leghista Dolores Valandro ha rivolto alla ministra Cecilie Kyenge si capisce che è sulla cultura che necessita il lavoro di cambiamento”.
Il Medfilm festival. “Ho già visionato cinque film e tre mi hanno colpito.” Soddisfatto della qualità dei lungometraggi presentati al Medfilm festival, Pape è membro della giuria di Più Culture. “Uno di questi racconta di una grande famiglia musulmana tunisina che subisce una spaccatura interna perchè una delle figlie vuole sposare un africano subsahariano cristiano”, nero e di diversa confessione. “All’interno di questa numerosa famiglia sono presenti diversi punti di vista e di personalità. Viene inoltre toccato anche il tema dell’omosessualità.” Pape fa parte del 92% di senegalesi musulmani, non ama parlare della religone che reputa “una cosa personale” e ha sei figli – quattro maschi e due femmine. Uno sta seguendo le orme musicali del padre ed altri due, anch’essi in Italia, hanno intrapreso la carriera calcistica. Il resto della famiglia è in Senegal dove Pape va per tre mesi l’anno. “Lavoro molto e non ho tempo per andare al cinema, uno dei miei registi preferiti è Almadovar perché riesce a portare in scena tematiche forti e riflessioni nuove.”
Si nasce griot non lo si diventa. Il griot non é un semplice mestiere, é un dono di sangue. Ogni membro della famiglia di un griot – uomini e donne – aveva, soprattutto in passato, doveri e privilegi. “Un griot narra la storia del Paese e delle famiglie.” Ogni famiglia di rilievo ne aveva uno al proprio servizio, una sorta di biografo personale che riecheggia i cantori greci. Griot e stregone erano due figure fisse nelle famiglie reali, lo stregone aveva il compito di predirre il futuro mentre il griot raccoglieva gli eventi accaduti e li trasformava, attraverso la musica, in memoria storica. Pape Kanouté indossa perfettamente il suo bagaglio genealogico, risponde con molta calma, stupito da nulla e colpito da tutto.”Dei racconti tramandati quello a cui sono più legato è quello di Sundiata Keità” principe nato con un handicap alle gambe che riuscì a unificare, nel XIII secolo, il west Africa. “Fondò sulla libertà e sulla democrazia un impero che durò fino alla fine del quindicesimo secolo.”
L’amore per il Senegal si manifesta quando parla dell’assetto della politica internazionale e degli equilibri interni. Nega molte delle notizie sul Senegal che arrivano qui in Europa, dai matrimoni forzati “forse in regioni rurali esiste ancora” all’uso della tortura nelle carceri. Dei moti secessionisti pensa che “sia una questione che ritorna in ogni nazione, pensiamo alla Lega in Italia”. Guarda inoltre con diffidenza i movimenti sociali e rivoluzionari che serpeggiano ed emergono nei diversi paesi del mondo. “Il cambiamento è un’illusione. Le grandi organizzazioni sovranazionali assecondano e alimentano i ribelli, fornendo loro le armi, nel momento in cui i regimi non seguono le direttive internazionali.” Si stupisce inoltre della difficoltà delle intelligenze africane a emergere in campi scientifici “Sembra che solo attraverso l’arte riusciamo a portare la presenza africana nel mondo, come è possibile che scienziati, ricercatori e inventori africani non emergano? Mi sembra sia evidente che non ci sia la volontà di valorizzare le eccellenze africane.” E’ anche per questo che Pape rafforza l’energia con cui persegue la sua missione di portatore di cultura in Italia. Ad esempio il brano Dioulo, scritto e composto da Kanouté, racconta, con i suoi veloci ritmi africani, di figure come Thomas Sankara e Nelson Mendela che “non sono stati ascoltati e tendono ad essere dimenticati”.
Pape Kanouté compone traendo ispirazione dal quotidiano, “da ciò che vedo e sento, quando sono innamorato compongo molto. Non mi piace creare musica quando sono triste. Voglio l’allegria intorno a me.” E se questa allegria non c’è, Pape la crea attraverso le corde di una kora e della sua voce.
M. Daniela Basile
(20 giugno 2013)
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