La vicenda. Il 4 luglio 2013, a seguito della revoca da parte della Lombardia del diritto del pediatra per bambini stranieri figli di immigrati irregolari, le associazioni professionali e di volontariato si sono attivate.
Organizzazioni come Asgi, Avvocati per Niente e Naga hanno intrapreso un’azione civile presso il Tribunale di Milano affinché venga accertata la condotta discriminatoria della Regione Lombardia. E a livello nazionale l’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (Oisg) con Simm e Asgi hanno avviato una raccolta di adesioni di gruppi, associazioni, a un Appello per una pronta applicazione in tutto il territorio nazionale delle indicazioni contenute nell’Accordo – Stato Regioni, da consegnare alla stampa e ai parlamentari il 18 luglio in occasione della presentazione del V Rapporto OISG: “OMS e diritto alla salute: quale futuro” presso la Sala del Cenacolo della Camera dei deputati.
Sulla questione è scesa in campo anche la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), la quale, richiamandosi alla dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, revisionata nel 1989, afferma che ogni bambino senza discriminazione alcuna deve godere degli stessi diritti, compreso il diritto alla tutela sanitaria, che in Italia si avvale della pediatria di famiglia come forma di assistenza primaria e continuativa fondata sul rapporto di fiducia. Questo documento, recepito nell’ordinamento giuridico italiano nel 1991, impegna i Paesi membri per la tutela dei diritti del bambino.
Ed invece, appena a Marzo 2013 Lia Marrone, dirigente medico malattie infettive e tropicali dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della povertà INMP, struttura di assistenza pubblica, intervistata da Piuculture, ribadiva la necessità di “indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera, ovvero dell‘Accordo stato-regioni del 20/12/2012, dove viene ribadita la necessità di accogliere qualsiasi persona nel sistema sanitario e si definisce il livello interpretativo al quale tutte le regioni devono allinearsi”. Uno dei cambiamenti maggiori in questa direzione era stato proprio il pediatra per i figli di irregolari “I figli di immigrati irregolari hanno diritto, ovunque ed indipendentemente dalla regolarità del soggiorno, ad avere un pediatra. L‘Accordo è uno strumento prezioso che mira a far si che nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali e che vengano meno le disuguaglianze nell‘accesso ai servizi nelle politiche locali e nel profilo di salute della popolazione immigrata su base territoriale”. E proprio i bambini sono “nessuno”?
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Piera Francesca Mastantuono
(18 luglio 2013)