Mihaileanu: la ricchezza nasce dalle culture che si intrecciano

Radu Mihaileanu @ Mibac di Roma
Radu Mihaileanu @ Mibac di Roma

Radu Mihaileanu, il regista di Train de vie e Il concerto, è a Roma. Ma solo fino a domani.

È in partenza, ospite d’onore della 20esima edizione del Ventotene Film Festival, dal 25 luglio al 3 agosto 2013, “piccolo ma europeo”, come lo definisce la direttrice Loredana Commonara “perché trae ispirazione dal Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, che ispirò il Movimento Federalista, ovvero le basi dell’Unione Europea”.

Mihaileanu sarà il primo regista a ricevere il Premio Vento d’Europa, inaugurato proprio quest’anno e dedicato a chi “con le sue opere esalti l’idea di una cultura di respiro europeo”. Il cinema di Mihaileanu “parla di tante culture, popoli e modi di pensare con un’unica prospettiva: la dignità umana”. Che è anche un modo per ricordarci che il cinema è un arte e un mezzo di comunicazione universale: proprio perché è naturalmente fatto di immagini “che è sempre possibile costruire storie comprensibili a tutti”.

Radu Mihaileanu sotto Fellini @ Mibac Roma
Radu Mihaileanu sotto Fellini @ Mibac Roma

Ospite della nuova ambasciatrice della Romania a Roma, Dana Manuela Constantinescu, Mihaileanu, francese di origine rumena, si dice fiero di questo “premio per l’Europa” – un’Europa che ha iniziato a germogliare “subito dopo la guerra, quando non era pensabile la fratellanza” – e fiero di essere rumeno perché “anche da lì è nata: la fratellanza esiste grazie all’eccezione culturale, a quanto Francia, Italia e Romania hanno combattuto per la nostra identità e allo stesso tempo per le nostre differenze e diversità”.

L’eccezione culturale è un neologismo: una “deroga al principio del libero mercato, finalizzata a proteggere l’identità e le specificità di una cultura dal rischio di una progressiva convergenza verso un modello culturale unico” (fonte: Treccani). “8000 artisti” continua Mihaileanu, “sono uniti ora per salvaguardare questa ricchezza che nasce dalle culture che si intrecciano”. Posizione che è stata recentemente sostenuta anche dal nostro ministro dei Beni Culturali Massimo Bray.

Ma il mondo non è fatto solo di culture, “c’è anche l’individuo che mette la propria individualità al servizio degli altri, una sorta di bene comune: nei momenti più difficili è importante rimanere sé stessi e sempre in dialogo con gli altri. Solo così si può risolvere la guerra o la crisi”.

“Non sono religioso, ma mi interessa la spiritualità” – e i suoi film parlano chiaro – “nella Bibbia è scritto che Dio disse ad Abramo, sali verso Israele. Per me quella salita è la crescita e l’attraversamento del fiume, dove niente è uguale, corrisponde alla vita stessa. È l’incontro tra il sé profondo e l’altro, ovvero Europa: l’unica via d’uscita al crescente estremismo che rischia di farci trincerare dietro ai muri che proteggono quella ricchezza che dicevo prima” piuttosto che condividerla.

Radu Mihaileanu @ Mibac Roma
Radu Mihaileanu @ Mibac Roma

Circola buona energia nel cinema rumeno: ultimamente ha forza, è giovane e creativo, basti pensare all’ultimo Orso d’oro berlinese assegnato a Il caso Kerenes di Calin Netzer, classe 1975. “La Romania sta attraversando una nouvelle vague, una rinascita, anche se non ha mai perso l’identità e la vitalità: negli anni ’70 c’era una grande scuola di teatro e drammaturgia, ma il cinema e i libri soffrivano a causa della censura. Oggi forse si può dire che proprio a causa di quella censura la Romania ha recuperato tutta la sua creatività. Ogni anno c’è n’è uno nuovo…”: Cristian Mungiu, 1967, tra i vincitori a Cannes nel 2012 con Oltre le colline, Cristi Puiu, 1967, pluripremiato per la sua dark comedy La morte del signor Lazarescu, Corneliu Porumboiu, 1975, premiato a Cannes nel 2006 con A est di Bucarest

“Spesso si tratta di produzioni bellissime realizzate con pochi soldi per problemi di finanziamento” continuati fin dopo la caduta di Ceausescu. “Per risollevare il cinema il premier Ponta ha pensato a un accordo con la Francia”, un ‘Centro nazionale di cinematografia’ sul modello francese e un sistema di finanziamento con fondi provenienti dalle tasse sulle televisioni. Lo stesso giovane premier che poco tempo fa disse di Berlusconi: “è come Ceausescu, l’Europa è il nostro sogno, lui un incubo”.

Radu Mihaileanu @ Mibac Roma
Radu Mihaileanu @ Mibac Roma

Dalla Shoah allo stalinismo, dalle donne arabe ai problemi in Africa, Mihaileanu ha toccato talmente tanti ambiti che si è molto curiosi sul prossimo progetto: “tendo a non parlarne mai troppo, un po’ per superstizione un po’ perché, solo dopo aver scritto la sceneggiatura, dopo aver fatto tutto, capisco quale inconscio mi abbia portato lì”.

“La storia narra di un uomo di origine Masai a Los Angeles. Dalla Tanzania, culla dell’umanità dove fu ritrovato il primo ominide e dove esiste ancora, anche se con difficoltà, armonia con la natura e gli animali, alla California, culla del cinema e apogeo della civiltà umana che può essere anche molto pericolosa con la sua accelerazione. Voglio raffrontare due realtà, ma non in modo manicheo del tipo bianco/nero…”.

Mihaileanu rimane ermetico, ma abbiamo tre certezze.

La musica: “la considero l’arte suprema, tutto l’universo è permeato dalla musica e dal ritmo. Se in un film non c’è musica, c’è il montaggio o le espressioni degli attori. Sono un po’ frustrato che non sono musicista, ma i miei film sono molto musicali grazie al mio autore”, Armand Amar compositore israeliano e francese di origini marocchine, che nel 2010 ha vinto il Premio César per la miglior colonna sonora proprio per il film Il concerto.

La diversità: un po’ nello stile Peter Brook anche Mihaileanu ama molto lavorare con attori di Paesi diversi, spesso opposti, lontani o in conflitto: “ricordo che erano 11 nazionalità per Train de vie tra belgi e francesi, jugoslavi e serbi, 7 per La sorgente delle donne” – La source des femmes, in Italia “inspiegabilmente” tradotto in La sorgente dell’amore – “tra palestinesi e israeliani, algerini e marocchini… essendo stato all’inizio un attore piuttosto malvagio” confessa “amo gli attori, l’importante è uniformarli come fossero davvero nati nello stesso villaggio. In 3/8 mesi di lavoro nascono amicizie: durante La sorgente delle donne gli stessi abitanti del posto divennero amici, tanto che alla fine è stata dura lasciarli”.

La dura realtà e la voglia di ridere: ancora una volta l’inconfondibile approccio tragicomico. Come si rivitalizzano argomenti così importanti? “Affronto sempre il lato tragicomico delle persone perché la vita è tragicomica, guardate l’Italia, è una commedia dell’arte di Ionesco. Talvolta è buffa, talvolta tragica. Per non soccombere esiste la battuta, la tragicommedia, lo Yin e lo Yang. Io talvolta mi meraviglio della stupidità e mi chiedo se riusciremo a sopravvivere, talvolta mi rispondo sì, talvolta mai”.

Alice Rinaldi
(24 luglio 2013)

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