Ramadan 2013: la vera prova è l’interazione

foto RamadanLa statua di Santa Maria Maggiore a Roma si staglia in un cielo di luglio insolitamente piovoso come ad incorniciare l’incontro con Marta Marino, Oussama Skalli e Mouna Essakini del CGIM (Cantieri giovani italo-marocchini).

Marzia Marino ha 31 anni ed una passione per il Marocco originatasi durante un viaggio “da allora ho approfondito sempre più questa cultura e sono diventata un’insegnante di italiano per stranieri. Ho fatto il DITALS ed ho scelto questa strada, che mi appassiona sempre più.” Racconta del Ramadan dal punto di vista di una romana “quest’anno ho deciso di provare a farlo anch’io. Entrare in moschea mi dona una sensazione particolare, un calore unico”, “una sorta di sentimento di appartenenza” completa Oussama.

Msmmen
Msmmen

Mouna ha 20 anni ed è al primo anno di chimica “sono nata a Casablanca e sono venuta in Italia quando avevo sei anni. Abbiamo fatto questa scelta alla ricerca di un miglioramento personale e familiare, e visto che sto proseguendo negli studi credo di essere sulla giusta strada”. Porta l’hijab “ho deciso d’indossarlo perché sentivo di farlo. Con il velo mi sento in pace con me stessa, e pienamente libera.”

Oussama è un ingegnere delle telecomunicazioni di 28 anni ed è arrivato in Italia nel 1994 “avevo nove anni e parlando solo arabo e francese non riuscivo a comprendere bene l’italiano. Fortunatamente ho avuto delle maestre che conoscevano anche il francese e mi hanno aiutato ad apprendere quella che sarebbe diventata la mia terza lingua”. Oggi lavora in un’azienda romana ed è uno dei soci fondatori di CGIM, organizzazione creata perché “l’idea di cantiere è nata allo scopo di mettere insieme esperienze e culture, per metterle a disposizione degli altri”. Marzia aggiunge

Harira
Harira

che “tra i prossimi eventi c’è una scuola a doppio binario con la quale vorremmo insegnare l’italiano alle mamme e l’arabo ai figli, in modo da provare a ritessere un legame, guardando all’inserimento in Italia ma senza la perdita delle proprie origini”. Ed è proprio il paese natale a mancare a Oussama e Mouna, tanto che quest’ultima dichiara “mi piacerebbe lavorare qui anche per poter riuscire ad andare quanto più spesso possibile in Marocco.” Oussama è ugualmente orgoglioso delle sue origini e ribadisce lo spirito di condivisione che unisce il popolo marocchino e la grande forza che lo contraddistingue “il Marocco sta combattendo con forza contro la crisi che ha colpito tutto il mondo” e la reazione è anche nel buonumore “dovunque ti giri in Marocco c’è sempre il sorriso” sottolinea Mouna.

Spia dormiente e Ramadan. Questo è un mese “dedicato a Dio, anche attraverso la lettura del Corano” spiega Mouna. Le fa eco Oussama “durante questo periodo digiunano i poveri e i ricchi. Lo spirito del Ramadan è infatti quello di unire al di là delle differenze sociali. Inoltre questo periodo di preghiera e digiuno aiuta a rafforzare la fede durante tutto l’anno”. Ramadan vuol dire anche privazione della rabbia, del pensare o parlare male degli altri “in fondo”, afferma Oussama “quando si è già provati dal digiuno di un’intera giornata arrabbiarsi diventa una fatica superflua della quale si fa volentieri a meno!” Sostenere il Ramadan è qualcosa al quale Oussama e Mouna sono ormai abituati da piccoli e non costa loro la fatica di un tempo. In particolare Oussama descrive il suo approccio al Ramadan paragonandolo ad “una spia dormiente, come quella dei film di spionaggio. Un qualcosa d’innato che si risveglia quando arriva il periodo del Ramadan, e che mi dà la forza di sostenere il digiuno”.

Shebbakia
Shebbakia

Cibo e festa. L’iftar quotidiano è una tradizione che unisce preghiera e cibo. “Appena tramonta il sole mangiamo immediatamente un dattero” rivela Mouna, “quindi preghiamo e poi mangiamo tutti insieme, in maniera conviviale e comune”. Il cibo della rottura del digiuno è variegato, dolce e salato, c’è l’harira ovvero una zuppa di legumi e verdure “farinosa e molto nutriente” per Oussama. Altrettanto gustosa è la shabbakia una sorta di nido di pasta, fritta, passata nel miele e cosparsa di sesamo. Infine il msmmen, focaccia salata, lavorata con burro ed olio, morbida eppure stratificata. Oussama e Mouna sono concordi nel dichiarare che “questi tre cibi sono la base delle tante leccornie che mangiamo insieme, e non mancano mai a tavola.”

Quando infine arriva la chiusura del mese di Ramadan è una “festa gioiosa perché si è superata una prova, alla quale si è stati sottoposti durante tutto il mese. Questo ci aiuta a crescere, come persone e come fedeli” sostiene Oussama.

Chimica, ingegneria delle telecomunicazioni, insegnamento, interessi e persone differenti hanno trovato nel dialogo il naturale punto d’incontro e confronto poiché, come ribadito da Oussama “nessuno è estraneo al mondo, andiamo oltre il concetto d’integrazione ed iniziamo a parlare d’interazione”.

Piera Francesca Mastantuono

(11 luglio 2013)

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