Iulian Manta, il sindacalista che tutela i rumeni

Iulian Manta, il sindacalista che tutela i rumeni
Iulian Manta, il sindacalista che tutela i rumeni

Il rischio di fare il sindacalista: “Se tuteli i miei operai ti taglio la testa!” Questa è stata la minaccia più grave che ha ricevuto nei giorni scorsi e ha già sporto denuncia ai carabinieri Iulian Manta, impiegato da 10 anni al sindacato FENEAL UIL. „Sto facendo soltanto il mio lavoro, devo spiegare i diritti ai lavoratori, ma devo pensare anche alla mia famiglia, a mio figlio”. La persona che l’ha minacciato davanti agli operai è un suo connazionale rumeno, capo-cantiere nella ditta edile della moglie, che non ha pagato per mesi gli stipendi ai dipendenti. E non si sa se avrebbe avuto il coraggio di dire ad un sindacalista italiano la stessa cosa.

Nell’era della crisi globale, al sindacalista Manta si rivolgono gli stranieri che rappresentano 50% della forza del lavoro del settore edile. „Di questi quasi 40 mila sono rumeni in regola nella regione Lazio, ma ci sono tanti che lavorano in nero, poi ci sono quelli’ „in grigio”: le aziende che assumano l’operaio con un contratto diverso oppure con un contratto part-time anche se lavora 8 ore. Lo straniero assunto dice che è contento della paga di 80-90 euro al giorno. Ma se dopo 2-3 anni rimane senza impiego, la disoccupazione e i contributi li prende in base a 4 ore lavorative, per non nominare le 104 ore che devono essere assicurate per ricevere gli assegni famigliari”.

„Sono arrivato dalla Romania per costruire palazzi con la promessa di ricevere stipendio, vitto e alloggio, invece mi sono ritrovato a dormire in una baracca improvvisata di nylon nel cantiere con una paga di 5 euro al giorno, senza cibo”, racconta Gheorghe, nella sala d’attesa del sindacato. „A me il datore di lavoro mi dava sempre degli acconti, giusto per mangiare e pagare l’affitto, con la promessa che mi avrebbe versato i soldi a breve, ma sono passati più di 2 anni e lo devo denunciare”, dice Pavel, operaio rumeno. A Ion, invece, dispiace di essersi fidato tanto del capo: „Mi ha licenziato dopo un anno e mi ha detto che non mi avrebbe pagato il TFR, perché tra un mese mi avrebbe assunto di nuovo. Non lo ha fatto è così ho perso anche la possibilità di chiedere la disoccupazione”. Marin ha firmato la busta paga del TFR prima di ricevere i soldi e oggi non può dimostrare che in effetti non ha preso niente. Alex vorebbe fare causa perché ha lavorato in nero e non è stato pagato, ma i suoi testimoni hanno rinunciato ad appoggiarlo per paura di perdere loro stessi il lavoro. „Io sono stato pagato, ma con assegni che erano scoperti”, testimonia Nicu.

„Lavorare nell’edilizia con la partita IVA lo sconsiglio a tutti”, aggiunge Iulian Manta. „Ci sono delle persone che hanno affidato la gestione della loro partita IVA al datore di lavoro e si sono trovate con le tasse da pagare per 3-4 anni, con prestiti a loro nome, i fidi bancari, macchine o altri beni intestati: è diventato un fenomeno ricorrente. Purtroppo gli operai non possono dimostrare che non hanno fatto loro le operazioni e ne rispondono con i propri beni”. C’è tanta disinformazione nella comunità straniera, ma la gente ha paura di avvicinarsi, di parlare, di chiedere. La paura di denunciare è ancora più grande: meglio subire e avere da mangiare oggi che rimanere senza lavoro. „Siamo il ramo del sindacato che va nei cantieri a spiegare che cosa vuol dire contratto di lavoro, come fare una denuncia, le vertenze sindacali, come ottenere la disoccupazione. Noi non verifichiamo la sicurezza sul lavoro ma possiamo segnalare le irregolarità agli enti di competenza”.

La sicurezza sul lavoro. „Ci sono tanti romeni che hanno degli incidenti sul posto di lavoro, specialmente nelle ditte che non hanno fatto dei corsi per la sicurezza. Prima di fare il sindacalista, lavoravo nel cantiere: lì si corre per dimostrare che sei bravo, tante volte ti mettono a fare delle manovre o utilizzi delle attrezzature che non sai usare e ti fai male. Devi stare attento a quelli che lavorano con te, ci sono anche dei lavori che puoi rifiutare di fare, se ti obbligano poi valutiamo la situazione con il sindacato. Ci sono errori meccanici o dovuti alla stanchezza dopo 9-10 ore di lavoro o durante i turni di notte in mezzo alla strada”. Spesso se l’operaio lavora in nero il datore di lavoro gli suggerisce di dire che l’incidente è successo a casa. E se la persona infortunata ha delle conseguenze di salute dopo 1-2 anni, non può più chiedere i suoi diritti perché ha dichiarato il falso.

Le morti bianche. „Nel caso delle morti sul lavoro, specialmente quando l’operaio non è in regola, dopo dieci minuti gli avvocati sono già sul posto per fare firmare ai familiari delle carte, a volte in bianco, promettendo un risarcimento dall’assicurazione. In questo caso i parenti non possono sapere quanti soldi sono stati pagati dall’assicurazione: si sono verificati episodi quando gli avvocati hanno dichiarato di aver incassato una somma ma in realtà hanno preso un’altra, pagando molto meno e truffando la famiglia”. Di recente abbiamo letto, con dispiacere, di un rumeno che lavorava in nero e i datori l’hanno buttato nella discarica: soltanto dopo 4 anni è stato identificato perché sprovvisto di documenti. Oppure dell’operaio morto a Roma nel cantiere dove avevano detto che era il suo primo giorno di impiego. Gli stranieri spesso accettano delle condizioni di lavoro per necessità e disperazione, pagando con la propria vita. Come si fa a combattere il fenomeno e a stimolare la coscienza dei datori di lavoro?

Raisa Ambros(28 agosto 2013)