Liviu Dotcos: in gara per MoneyGram Award con la sua cucina

Essere nominato fra i candidati al premio MoneyGram Award 2013 per me è come vincerlo”, dice Liviu Dotcos, imprenditore di origine rumena e titolare del ristorante “Trattoria moderna” al centro di Roma. Anche lui aveva tutti i requisiti per vincere il premio all’imprenditoria immigrata in Italia, che invece è stato assegnato al polacco Marcin Saracen. MoneyGram decreta chi è l’imprenditore Straniero dell’Anno, colui che ha mostrato coraggio, passione, talento e inventiva nel proprio lavoro. Altri stranieri vincitori dei premi di categoria sono: Tito Anisuzzaman (Bangladesh), Tsi Hsi Sun (Cina), Liliam Altuntas (Brasile), Tamas-Laszlo Simon (Ungheria) e Maria Cecilia Caceres Siguas (Perù). Quest’anno il MoneyGram Award ha ospitato, alla serata di gala, la Ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge. Hanno potuto partecipare tutti gli imprenditori stranieri in Italia che hanno creato una propria attività nel settore commerciale, industriale e dei servizi. Nel 2012 il Premio per la Crescita del Profitto è stato vinto dal rumeno Florin Simon. “Innovazione e qualità nell’impegno, stupire, saper intuire un guadagno dove gli altri non lo vedono”, questi sono alcuni dei requisiti per essere un vincitore”, spiega Liviu. Nel suo lavoro ha dimostrato tanta determinazione, si è dedicato con passione alla cucina italiana, riesce a stupire ogni cliente che torna volentieri a mangiare: le soddisfazioni che arrivano dalle persone valgono più di ogni premio. Essere in gara per il titolo per lui significa essere vincente. „L’Italia è un paese difficile per gli stranieri, bisogna inserirsi e capire i meccanismi sociali ed economici, fare al meglio il proprio lavoro, riuscire a sfondare dove gli altri non sono riusciti”.

Matematica e creatività in cucina: nel suo locale arriva gente da tutto il mondo. Il merito è anche del passaparola, si va sicuri di gustare un pasto originale – anche se il nome della specialità italiana è quello che trovi in tutti i ristoranti – sicuramente lo chef Liviu mette qualcosa di suo, sia nella ricetta, sia nella presentazione e poi trova sempre il tempo per scambiare qualche parola con i clienti. „Ho svolto diversi lavori umili: ho lavorato in cantiere, ho scaricato e montato mobili, ho fatto volantinaggio, ma non ero soddisfatto. Poi ho trovato lavoro nella cucina di un ristorante in periferia”. Liviu Dotcos è arrivato a Roma nel 1992 e per 14 anni ha lavorato in tre ristoranti diversi, nell’ultimo, vicino a piazza di Spagna, faceva lo chef. Così ha capito che il suo sogno era avere un locale proprio, sempre in centro. „La mia fortuna è di aver imparato il mestiere sul posto di lavoro. Avete presente quando guardi per mesi un testo in cinese e un giorno hai la rivelazione di capirlo? Così ho scoperto anche io il mio talento per la cucina”. Ha aperto il suo ristorante nel 2006, quando è nato suo figlio e la vita è cambiata: il giovane rumeno ha avuto un sogno, l’ha inseguito ed è riuscito a sfondare. „E’ necessaria tanta serietà, forza e fantasia in questo mestiere, non puoi lavorare due giorni e poi fermarti. Ci vuole continuità e perseveranza”.

Lo staff internazionale: nel ristorante di Liviu lavorano persone di diverse nazionalità. In cucina i due cuochi di forza sono un ragazzo brasiliano e uno del Camerun, lavora la sera e di giorno studia per prendere la seconda laurea in Italia. Insieme a loro operano una cuoca e un tuttofare rumeni, molto bravi. “Hanno caratteri diversi, ma si completano e si aiutano reciprocamente, con grande voglia di imparare e di crescere.  Ognuno porta la sua cultura, la sua educazione e mentalità, ma nel lavoro diventano tutti uniti per poter dare ai clienti una cucina italiana di alto livello”. Nella sala i camerieri provengono da Francia, Romania, Australia, Lituania. „Vengono in tanti a chiedere il lavoro, ma prima di raccontare cosa sanno fare e di dimostrare la loro disponibilità, chiedono subito quale è il guadagno. Da me i camerieri che lavorano solo per contare la mancia, non rimangono”. Secondo Liviu, in questo periodo di crisi, le persone devono essere disposte a lavorare quando c’è lavoro, se un giorno c’è più gente, succede che si debbano fermare di più, oppure se gli si chiede di sostituire qualcuno rinunciando al giorno libero, lo dovrebbero fare volentieri. „Quando uno ha voglia di lavorare si vede subito. Gli italiani non sono razzisti, offrono la possibilità di lavorare a tutte le comunità: se tu vuoi avere un impiego devi essere disposto a dare il meglio di te stesso, qui gli orari, le modalità di lavoro e l’atteggiamento sono diversi rispetto al proprio paese e ti devi adeguare. Gli impiegati oggi sono tutelati troppo dai sindacati, a me come imprenditore non mi tutela nessuno, devo badare io a me stesso”.

Il pregiudizio per i rumeni. I clienti spesso vengono non solo per mangiare, ma anche per parlare con Liviu e raccontare i loro problemi, e non capiscono che il maitre deve avere sempre tutta la situazione del locale sotto controllo a 360°, rimarrebbe per ore ad ascoltarli e a scherzare, ma le responsabilità e gli impegni non gli permettono. Ci sono molti clienti italiani affezionati, che hanno fatto anche una convenzione prima di andare al teatro o al cinema, oppure dopo lo spettacolo. Solo un giorno al mese prepara esclusivamente la cucina rumena con menu fisso per tutti i commensali stranieri e italiani. Tutti quelli che hanno assaggiato il cibo rumeno lo hanno gradito. A volte è costretto a vendere le pietanze rumene come tipiche delle zone italiane, perché la parola rumeno spaventa tanta gente. Una coppia di Brescia dopo aver mangiato bene, fatto i complimenti e chiacchierato, ha chiesto il dolce e la provenienza dello chef. Quando ha sentito che veniva dalla Romania, ha chiesto subito il conto, perchè dei rumeni avevano rubato in casa. Da quella volta, Liviu valuta bene se dire la verità sulla sua origine oppure se spacciarsi per francese così da evitare discriminazioni.

„Gli stranieri o i romeni che vogliono diventare imprenditori, dovrebbero avere la dose di coraggio necessaria perché per quanto tu sia bravo e abbia dei soldi, devi sapere dove vuoi arrivare. Aprire la propria attività solo per non rimanere sotto una persona che comanda è sbagliato, lo devi fare quando sei in grado di comandare qualcuno. Prima di tutto devi saper fare un vero business plan, perché in Italia ci sono tante tasse da pagare”. Già quando fa la spesa Liviu ha in mente le cose che deve cucinare, altre nuove che si deve inventare, perché in questo lavoro devi anche sperimentare dei sapori. „Mi piacerebbe cambiare paese tra un anno o due, qui va bene, ma vorrei portare la cucina italiana negli Stati Uniti, Giappione o Germania. Ho già avuto delle proposte di andare a lavorare lì come chef . Se cambi paese si modifica anche il sapore dei prodotti, per cui inventare dei piatti con il sapore simile a quello che si mangia a Roma, non è facile, ma è la mia sfida”.

Raisa Ambros(28 agosto 2013)

Leggi anche:Ziar romanesc: dal 2 giugno leggi PiucultureIl Marinaio, un sogno lungo una vitaIl marinaio, prova di talento multiculturaleAlexandra Crasnaru: in Italia i romeni si sentono a casaL’Accademia di Romania raccontata da Cornel Baicu