Festival turco: “il re brutto” di nuovo al cinema, ma solo a Roma

Yilmaz Guney
Yilmaz Guney

“Una storia ambientata a Kars, una città di frontiera della Turchia. Lo spirito rude della cultura caucasica è in totale accordo con il clima freddo della zona. Durante l’inverno, Kars diventa una città che non offre alcuna via d’uscita. Tre sorelle russe lavorano in un nightclub, attirando le attenzioni di due fratelli molto diversi: un ferroviere, che in tutta la sua vita non ha conosciuto altre donne eccetto la moglie e che si innamora della più giovane, e il fratello minore, un uomo pericoloso…” E’ la trama di Soğuk (Cold, Il freddo) di Uğur Yücel, il film di apertura della terza edizione del Festival del Cinema Turco, dal 26 al 29 settembre a Roma, premiato come miglior film nella sezione Parallels and Encounters al Festival Europeo di Paliç in Serbia. Il film non è ancora uscito nelle sale in Turchia: dopo Paliç e Berlino, per la prima volta incontra il pubblico italiano. Il festival turco quest’anno si trasferisce dalla Casa del Cinema di Villa Borghese alla Multisala Barberini, con la presidenza onoraria del regista Ferzan Özpetek e con il patrocinio del Ministero della Cultura e del Turismo della Turchia e dell’Ambasciata a Roma.

Il consueto premio onorario del Festival è quest’anno dedicato a Yılmaz Güney (Adana, 1937 – Parigi, 1984), soprannominato çirkin kral, “il re brutto” del cinema turco “per la sua bellezza anomala” e per la strenua lotta politica attraverso lo strumento del cinema che gli costò la vita. “Sono felice che il premio sia dedicato proprio a lui”, dice Ozpetek, “ricordo quando ero piccolo con quanta emozione tutti aspettavano i suoi film, era una persona che ‘creava evento’, senza volerlo”.

Roma 106Ozpetek consegnerà il premio alla moglie Fatoş Güney che racconta in un commovente ricordo l’uomo che era: “se fosse ancora vivo oggi avrebbe 76 anni, una vita finita invece a 47, di cui 17 in carcere” – dove Guney continuò a scrivere e perfino dirigere i suoi film – solo perché “in quei film c’era lo specchio della Turchia: il dolore e la sofferenza delle persone, mai niente di ‘intrigante’, solo la cruda realtà”. Il regista Yucel, presente in sala, dirà poi che “tutti i registi turchi hanno questa influenza”, presa proprio dal neorealismo italiano. “Guney diceva che’ l’arte è per il popolo'”, prosegue Fatos, “ma ha pagato un prezzo troppo alto”: in seguito al colpo di stato militare del 1980, “tutto il suo lavoro – libri, articoli e film – furono vietati e i negativi di 104 film distrutti”. Si sono salvati solo 11 film che fortunatamente erano in giro per festival. “Un uomo di fatto abolito dalla storia del cinema turco per le sue opinioni, condannato a 19 anni di carcere, e risparmiato solo alla fine, quando fuggì in Francia, solo perché già malato di cancro”.

Cinema Barberini, Ferzan Ozpetek durante le interviste
Cinema Barberini, Ferzan Ozpetek durante le interviste

Una conferenza stampa piuttosto caotica, tra Ozpetek che se la prende con “la traduttrice che traduce male” e Ansaldo di Repubblica che fa della dietrologia, non si sa bene su cosa, per la mancanza (sulla cartella stampa) dell’aggettivo “turco” a fianco al nome di Guney: “è stato levato rispetto al comunicato via mail”. Peccato che la cartella stampa esordisca con il titolo: “Guney, il Re del cinema turco”, se non bastasse che ci troviamo in un festival turco – “che devono premiare un tedesco?”, ha esordito il mio collega. Forse, se proprio si ha necessità di cercare il pelo nell’uovo che neanche c’è, bisognava meglio ricordare che Guney era turco, ma di origini curde, alla fine della sua vita un “rifugiato illustre”, come lo descrive lo stesso Unhcr, perché attraverso i suoi film si occupava della situazione politica turca, ma soprattutto delle condizioni di vita dei curdi.

Proprio su questa questione scoppia “un piccolo caso politico”: a un certo punto Fatos precisa, “ancora oggi pensano che Guney non esista, nelle reti tv non si vedono i suoi film, e allo stesso modo, non potendo realizzare i suoi progetti, ho dovuto chiudere la Fondazione a suo nome. Credo che, ‘se si fosse dato ascolto alle parole di Guney, oggi la Turchia non avrebbe vissuto tutto questo dolore'”. Un giornalista chiede a questo punto se il festival potrà allora aiutare i film di Guney a tornare in tv. La domanda fa scomodare il Sottosegretario turco alla Cultura Faruk Sahin, che precisa “i film di Guney non sono vietati in Turchia, abbiamo l’intera collana dei suoi film che possiamo inviare a chi ne faccia richiesta”. Credo che tutta la platea si sia detta: “e questo cosa c’entra con la possibilità di far vedere i film di Guney a tutti?” e infatti Fatos chiede il microfono e precisa: “è vero, i film di mio marito oggi non sono vietati, ma di fatto sono 20 anni che chiedo che vengano passati almeno nella tv nazionale, come vengono passati nella neo tv curda che li ha addirittura doppiati”. Il Sottosegretario non ribatte.

La locandina di Soguk, Il freddo di  al cinema Barberini
La locandina di Soguk, Il freddo di Ugur Yucel al cinema Barberini

Tornando al Festival, il programma di quest’anno affronterà il Cinema turco da un  punto di vista “panoramico” attraverso 15 film per 4 sezioni: In memoriam, Arrivano con i loro film, Così ridono i turchi e I cortometraggi.

Nella sezione In Memoriam dunque verranno proiettati tre film di Guney: Arkadaş (L’amico), su una famiglia borghese che entra in crisi in seguito all’arrivo di un ospite inatteso, un militante di sinistra, in visita al suo vecchio compagno di lotte, Umut (La speranza) – punto di svolta del cinema turco con il ritratto delle condizioni in cui versava il sottoproletariato cittadino, costretto in una povertà disperante; infine Sürü (Il gregge), premiato come miglior film al Festival di Locarno del 1979. Nella sezione Arrivano con i loro filmJin, scritto e diretto da Reha Erdem, che racconta di Jin, una 17enne misteriosamente alla guida di un gruppo armato che avanza nelle foreste…; Şimdiki zaman (Present tense, Il tempo presente), il primo lungometraggio di Belmin Söylemez che racconta la storia di Mina, giovane donna che vive a Istanbul, ma che vorrebbe lasciare per gli Stati Uniti in cerca di un futuro migliore, Köksüz (Senza radici), il primo lungometraggio di Deniz Akçay, “la tensione tra il desiderio di svincolarsi e l’incapacità di farlo, tra il passato e il futuro, tra un lato e l’altro del pianeta, tra la possibilità di essere donne indipendenti e quello di essere donne di casa”. Nella sezione commedia intitolata  Così ridono i turchi, Eyvah Eyvah II (Ahimè ahimè II), di Hakan Algül con i protagonisti Ata Demirer e Demet Akbağ, e Hükümet Kadın (La Signora Governo), scritto e diretto da Sermiyan Midyat con Demet Akbağ.

Nella sezione de I cortometraggi invece verranno proiettati le opere di giovani registi premiati ai festival: Buhar (Il Vapore) di Abdurrahman Öner; Musa (Mosè) di Serhat Karaaslan; Evrenin Sonu (Fine dell’Universo) di Eli Kasavi, che racconta di Evren un ragazzo di 18 anni che ha come unico desiderio quello di preparare il suo spettacolo per un concorso; İstirahat Odası (Sala da riposo) di Hakan Burcuoğlu, dove un uomo solitario prende la decisione di andare in una Casa di riposo a gestione governativa, utilizzata come un servizio di suicidio indolore per le masse; infine Belleksiz (Senza Memoria) di Şükriye Aslan, un film che pone queste domande: “quanto siamo sensibili, quando dovremmo essere sensibili davanti a certe cose? Quando abbiamo fatto una ricerca sulle cose che spesso pensiamo? Chi ce le ha insegnate? Quanto abbiamo indagato su quello che ci è stato detto? Quanto ci dà fastidio vivere senza memoria come società? Ci rendiamo conto che anche noi facciamo parte di questa società? Quando facciamo dei discorsi toccanti, in realtà quanto ci abbiamo pensato? Veramente ne abbiamo coscienza?” Senza memoria fa parte dei 22 film selezionati nell’ambito del progetto Film sulla coscienza, ideato da una frase del giornalista turco, assassinato nel 2007, Hrant Dink: “la voce del buonsenso e della coscienza è stata condannata al silenzio o quella coscienza ora sta cercando una via d’uscita”.

Alice Rinaldi (26 settembre 2013)

www.filmfestivalturcodiroma.org/programma