Dodici scuole per un totale di tredici corsi per minori e un intervento individualizzato per un bambino, 73 ragazzi coinvolti – cinquantuno nella primaria, diciassette alla secondaria di primo grado e quattro alla secondaria di secondo grado – per 1100 ore di lezione complessive. Sono alcuni dei numeri relativi all’intervento di Piuculture nelle scuole del II Municipio. E in ascesa sono anche i dati sulle persone impegnate, giunto a quota trenta volontari.
L’origine degli studenti è disparata, ma la maggioranza viene dalle Filippine, vicina al 50% con ben 35 alunni, seguono una decina di piccoli latinoamericani, nove rom – divisi tra cittadini italiani e rumeni – poi asiatici (cinesi, bengalesi, cingalesi) e infine si possono trovare nazionalità che non rientrano nei grandi circuiti migratori, come la turca, l’azera e la saudita.
Le maggiori difficoltà sono ovviamente tra gli appena arrivati in Italia, come spiega la socia Piuculture Vanda Giuliano: “i bambini non possono contare sull’aiuto dei genitori, che a loro volta non conoscono la lingua e malgrado gli sforzi si creano dei percorsi di emarginazione all’interno della scuola”. Diventano così fondamentali i corsi di supporto per adulti, nell’ambito della Rete Scuolemigranti, “avvertiamo l’esigenza di utilizzare al meglio un’esperienza che negli anni si è sempre più rafforzata e diversificata, attivando un dialogo con gli altri soggetti coinvolti nell’accoglienza dei ragazzi per capire insieme come migliorare il nostro lavoro”.
Risultati Il bilancio può considerarsi positivo, tutti hanno riportato miglioramenti, più o meno significativi, dell’italiano di base, utile per la comunicazione finalizzata all’integrazione. “Più complesso il discorso sull’italiano per lo studio”, argomenta Anna Meo, altra socia Piuculture. “La competenza richiesta dalle scuole , specialmente andando avanti nel percorso, è giustamente sempre più elevata”. Ad ogni modo, “i ragazzi hanno acquisito fiducia in se stessi, maggiore sicurezza e tranquillità, consentendo migliori relazioni con i compagni e gli insegnanti”.
Volontariato, non assenza di professionalità “Vogliamo che l’intervento sia qualificato”, sottolinea la Meo, “i volontari devono rispondere a determinati requisiti”. Le domande di partecipazione arrivano principalmente tramite la rete di conoscenze, ma non vuol dire che i curricula non siano analizzati con attenzione: “alcuni hanno la qualifica Ditals, altri esperienze didattiche pregresse integrate con specifici corsi formativi”. Ogni classe è affidata ad almeno due insegnanti, “per garantire continuità e un approccio il più possibile personalizzato. È un indice di serietà che dobbiamo alle scuole, l’essere volontari non vuol dire non avere professionalità o mancanza di rigore”.
Seminario con le istituzioni Lo scorso 15 maggio Piuculture ha organizzato un momento di confronto sulle sfide poste dall’integrazione con volontari, esperti e rappresentanti delle istituzioni scolastiche, per condividere le esperienze con tutti i punti di forza e le criticità maturate, alla ricerca di nuove sinergie. I dati ministeriali riportano, per l’anno 2011/2012, una presenza di alunni con cittadinanza non italiana giunta a circa 756 mila unità, con un incremento di 46 mila ragazzi rispetto a 12 mesi prima. Il divario con gli italofoni resta alto nella canalizzazione del percorso di studi, solo il 19% degli stranieri opta per un liceo contro il 44% dei nostri connazionali. “La scuola ha svolto un ruolo fondamentale nella formazione dell’Italia unita, può fare altrettanto ora”, aveva commentato Vanda Giuliano, “affrontando la sfida di classi sempre più colorate.
Il centro estivo Tra giugno e settembre 2013 presso la primaria Mazzini e grazie al finanziamento del Cesv – Centro servizi per il volontariato – è stato realizzato un centro estivo per imparare l’italiano anche nei mesi di lontananza dai banchi di scuola trascorrendo il tempo con i compagni in maniera più amichevole e coinvolgente. Niente libri, solo giochi e fantasia per il gruppo eterogeneo di 15 bambini dai 7 agli 11 anni nati o cresciuti a Roma da coppie, a volta miste, di italiani, filippini, peruviani, pakistani e portoghesi. Tra questi anche quattro italiani, la cui partecipazione “ci fa molto piacere ed è davvero utile”, racconta Silvia, insegnante e volontaria”.
Il programma “Dalle 8.30 alle 9 accogliamo i bambini con una filastrocca”, continua Silvia, “poi inizia lo spazio disegno che è connesso alla seconda parte della giornata, fino alle 11, quando Emilia Martinelli dell’associazione Fuori Con Testo si occupa dei corsi di teatro”. I piccoli lavorano a foto e disegni, introduzioni agli strumenti musicali, canzoni e balletti: brevi scene che sono arrivate a comporre una recita presentata nell’ultima settimana, ad inizio settembre. Fino alle 11.30 gioco libero, sorta di ricreazione nella ricreazione, poi altre attività ludiche da lì alle 13 che “hanno a che fare con il tatto, il costruire le cose, che piace loro molto”. Allora via alle tempere, acquarelli e lavori con la creta. Poi favole, storie, giochi di movimento.
L’italiano sembra perfetto, “sono bravi ma alcuni di loro sono arrivati a metà anno scolastico, per questo abbiamo pensato al centro estivo”. La difficoltà è nello scritto e nella grammatica, più che nel parlato, “che però è un primo passo utile per la socializzazione spontanea, soprattutto per chi ha qualche problema caratteriale di ambientamento”.