Rosia Montana: la protesta dei rumeni per salvare la miniera

Uniti, salviamo Rosia Montana! Con questo slogan continuano le manifestazioni di protesta in tutta la Romania e nelle capitale europee per salvare Rosia Montana, impedire l’estrazione dell’oro e bloccare la legge per la distruzione della miniera. Come a Milano e Torino, anche a Roma è stata organizzata una protesta il 15 settembre, in una domenica di pioggia che non ha impedito a un centinaio di persone della diaspora rumena e moldava di scendere in piazza dalle 14.00 alle 20.00. Mentre in Romania e nelle altre città i manifestanti hanno rivendicato le dimissioni del Primo Ministro Ponta e degli autori della legge, chiedendo di respingere l’accordo per il progetto minerario, vietare l’uso del cianuro nelle miniere per l’estrazione del metallo giallo e l’inclusione di Rosia Montana come sito protetto dall’UNESCO, a Roma i partecipanti non vogliono la caduta del governo rumeno: “abbiamo fiducia nell’attuale governo e speriamo di trovare con tanta diplomazia la soluzione giusta”, dichiara Mioara Moraru dell’associazione Propatria, una delle organizzatrici della protesta, che ha informato il Ministero degli Esteri del paese tramite l’Ambasciata della Romania dell’intento pacifico della manifestazione. “Prendendo posizione, siamo solidali con i manifestanti in patria prima di tutto contro la legge che permetterà lo sviluppo del progetto. Se sarà approvata, questa legge diventerà una macchia nera nella storia della Romania perché mette in pericolo la vita dei nostri figli, il futuro del paese, le ricchezze della terra. Quel posto non può essere distrutto: per tutti i valori culturali e artistici che detiene, dovrebbe diventare patrimonio dell’UNESCO”. Mioara considera un punto a favore il fatto che una causa nobile come salvare Rosia Montana sia riuscita a unire i romeni di tutto il mondo e a portarli nelle piazze.

rosia2Rosia Montana è una città mineraria di 3.176 abitanti situata nei Monti Apuseni nella valle del fiume Rosia – letteralmente Fiume Rosso – e fa parte del distretto di Alba, nella regione storica della Transilvania. Si dice che anche i romani all’epoca di Traiano abbiano sfruttato le ricche risorse minerarie della zona, portando via il metallo prezioso. Nel 2006 le miniere d’oro a conduzione statale sono state forzatamente chiuse perché costituivano un ostacolo all’ammissione della Romania nell’Unione Europea. Le rivolte di massa sono causate dall’intenzione della società canadese Gabriel Resources di riaprire le miniere su vasta scala, un progetto che fa temere la distruzione dei reperti di epoca romana. Ma la paura più grande è che l’uso del cianuro potrebbe provocare un inquinamento, con il rischio del ripetersi della catastrofe ecologica verificatosi anni addietro in Romania per gli stessi motivi. La società canadese si assume l’impegno di bonificare almeno una parte dell’inquinamento provocato dalla gestione incontrollata delle miniere che ha aggiunto acidi e metalli pesanti al ferro che dà al fiume Rosia quel colore tipico – rosso – da cui trae il nome.

La Rosia Montana Gold Corporation, la società mista che si è creata tra vari aziende interessate al progetto dello sfruttamento minerario, ha avviato una campagna acquisti fra gli abitanti del villaggio, comprando le loro case in cambio di denaro e nuovi alloggi più moderni al di là della valle. Il loro obiettivo è di estrarre da queste terre le 300 tonnellate di oro e 1.500 tonnellate di argento custodite nelle rocce. Rosia Montana è considerato il più grande filone aurifero e argentifero d’Europa con un valore stimato attorno ai 5,6 miliardi di euro.

rosia3„Il progetto oggi darebbe lavoro agli abitanti e questo sarebbe il lato positivo, ma tra 2-3 anni che faranno le persone della zona, i disoccupati?”, dice Irina, una badante originaria della regione. „E’ una parte della Romania molto bella, sarebbe un peccato distruggerla. Siamo andati via da lì per mancanza di lavoro, altrimenti potrebbe essere considerato un paradiso”, aggiunge Natalia, una sua compaesana. La protesta condanna pure l’attitudine incerta di alcuni politici rumeni nella ricerca delle soluzioni per far passare la proposta di legge a favore della compagnia canadese. Da sottolineare la partecipazione a Roma di moltissimi intellettuali che non sono rimasti indifferenti. Sarebbero venuti anche tanti cittadini rumeni semplici se il caso fosse stato più mediatizzato.

„Vogliamo convincere i politici a votare contro la legge dello sfruttamento minerario, che dovrebbero rispettare gli articoli della costituzione che riguardano la proprietà”, dice Alexandra Crasnaru Dragomir, specialista marketing e comunicazione. „Questo tipo di legge e i contratti con le società straniere dovrebbero essere fatti a favore dello stato rumeno e senza alcun rischio di un disastro ecologico, altrimenti alla fine paga sempre il popolo. Potrebbero essere usate delle tecnologie più avanzate senza ricorrere al cianuro. Bisogna pensare al futuro dei nostri figli e nipoti e non solo ai guadagni immediati. Sapendo come useranno i soldi stanziati per il progetto, che tenderanno a risparmiare su tutto, il rischio è imminente. A quel punto rimaniamo senza oro, con le montagne svuotate, senza turismo”. Mioara ricorda che prima del’89 in Romania si produceva e si esportava alta tecnologia. La gente si chiede perché adesso non si usa una tecnologia performante autoctona per sfruttare da soli le ricchezze e conservarle per il paese.

„Cerchiamo di fermare la proposta di legge per lo sfruttamento della Rosia Montana per motivi sociali, economici, culturali, storici, ecologici ed ambientali. Transilvania è una terra incontaminata che ci rappresenta nel mondo e non possiamo permettere un eventuale disastro ecologico”, spiega Ana Horhat, architetto-paesaggista. Tante persone sono arrivate anche da fuori Roma per poter esprimersi. Silviu Ciubotaru, dell’associazione Noi suntem romani e presidente del club sportivo Dacica: “Protestiamo contro la modalità con la quale è stato assegnato il progetto alla Gold Corporation che vuole usare il cianuro: nel 2013 con le nuove tecnologie non si dovrebbe più adoperare”, in perfetto accordo con i rappresentanti delle associazioni Spirit romanesc, Romit tv e Vocea romanilor. Tatiana Ciobanu, associazione Dacia: „Siamo scesi in piazza perché crediamo che nessun pezzo di terra rumeno possa essere venduto senza pensare al futuro. Noi, i romeni della R. Moldova, speriamo che un giorno il nostro paese si riunirà con la madre patria Romania. Vogliamo sensibilizzare anche l’Europa sul argomento Rosia Montana, che non dovrebbe rimanere indifferente”. Il rappresentante degli studenti, Stefan Caliman, si dichiara contro la distruzione del sito archeologico e dei paesi vicini per fare posto a contenitori per la decantazione del cianuro: “Tra 15-20 anni quella zona rimarrà vuota e abbandonata, con grande perdite per le prossime generazioni”. Maria Bogdan, associazione dei Genitori rumeni in Italia che si occupa anche dei bambini rimasti a casa, era presente in nome di tante badanti che non sono riuscite a venire per motivi di lavoro, al suo invito alla manifestazione alcune persone si sono mostrate pessimiste: perché lottare quando la sorte di Rosia Montana è stata già decisa a Bucarest?

Raisa Ambros(25 settembre 2013)

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