Zoran il mio nipote scemo: stupido è chi lo stupido fa

Zoran il mio nipote scemo locandinaZoran il mio nipote scemo racconta di Pietro, burbero quarant’enne friulano, con un matrimonio alle spalle ed una relazione stabile con il vino, nei confronti del quale mostra più fedeltà di quanta non ne abbia riservata all’ex moglie. La sua vita in provincia, caratterizzata da una ripetitiva quotidianità, viene stravolta da un’inattesa eredità fattagli recapitare alla morte della proverbiale lontana zia.

L’eredità. Concetto di eredità che si rivela ben presto differente dalla ricchezza priva di sforzo alla quale Pietro anelerebbe, e che si concretizza nell’affidamento di uno sconosciuto nipote “scemo”.
La convivenza forzata dei due dà il via ad un susseguirsi di eventi in cui lo stravolgimento dell’atteso è prassi. A partire dal linguaggio aulico con cui si esprime il ragazzo sloveno, la cui unica esperienza di italiano risiede nella lettura di alcuni romanzi, passando per un’innata capacità dello stesso nel lanciare le freccette, il tutto instaura nello spettatore la convinzione che  bisognoso del rapporto sia  l’uomo più del ragazzo.

Zoran diventa così il mezzo di riscatto, non economico quanto piuttosto affettivo, di Pietro da una vita ormai priva di slanci, relegata al continuo scontro con la consapevolezza di essere la causa unica dei propri Zoran il mio nipote scemo:Battiston gioca a freccettefallimenti e al conseguente ricorso al vino.
Ne nasce un rapporto di silenzi ed incomprensioni, nel corso del quale, partendo da punti diametralmente opposti ognuno tende verso l’altro, fino a ritrovarsi fianco a fianco nella rincorsa al bianco coniglio di una vita nuova.

Opera prima di Matteo Oleotto, al quale la famiglia ha lasciato in eredità un’esperienza di vita vissuta nella provincia friulana ed una vigna: due elementi cardine, insieme all’indiscussa esperienza di Giuseppe Battiston, sui quali il regista ha voluto fondare il proprio esordio nel mondo del lungometraggio.

Rocco Ricciardelli
(6 settembre 2013)