Alla fine si è usciti da una situazione di empasse relativa alle nuove votazioni dei Consiglieri comunali aggiunti con l’approvazione, il 29 ottobre, della proposta n. 89, che stabilisce una forbice temporale, fra il 14 febbraio ed il 15 aprile 2014, in cui i residenti stranieri nella Capitale potranno eleggere i loro rappresentanti. L’attuale mandato termina il 15 dicembre e si sarebbe rischiato un lungo vuoto di potere qualora fosse saltato l’accordo, complice una dichiarazione del collaboratore per i diritti civili e l’orientamento sessuale Silvio Di Francia, già braccio destro dell’ex sindaco Veltroni, in cui chiedeva dell’effettiva utilità della figura dei consiglieri aggiunti – che per lo Statuto attuale non hanno diritto di voto nell’assemblea.
“Conosco l’attenzione di Di Francia su questi temi”, ha tenuto a precisare il vicesindaco Luigi Nieri, interrogato dal consigliere Marco Pomarici – ex presidente del consiglio comunale nella giunta Alemanno – “la dichiarazione è stata decontestualizzata”. L’opposizione però aveva in qualche modo cavalcato questa uscita, adducendo costi eccessivi per l’eventuale campagna elettorale, “difficile da lanciare in un periodo di crisi”. Ma alla votazione della proposta 89 nessuno si è espresso in modo contrario, solo il centrodestra si è astenuto compatto, anche se per bocca dello stesso Pomarici è stato confermato un sostanziale accordo con la mozione, salvo la contestazione di una certa ambiguità in merito.
“Finalmente si è arrivati alla discussione”, aveva aperto i lavori il presidente del gruppo capitolino aggiunto, in rappresentanza del Sud America, Madisson Godoy, già che una decisione, secondo il regolamento, sarebbe servita entro il 15 settembre: “ma ci siamo trovati un muro, nessuno ascoltava. Il problema non erano i soldi, ma la volontà politica, i nostri costi sono minori di quelli di qualche consulente, senza dimenticare “un ruolo di rappresentanza per i circa 400 mila stranieri residenti nel territorio romano”. L’auspicio di Godoy è l’ampliamento dei poteri, “non possiamo essere realmente incisivi senza il diritto di voto”.
Diverse iniziative erano state portate avanti, nonostante tutto, “siamo riusciti a diventare armonizzatori sociali, culturali, fra le ambasciate, siamo un punto di riferimento”, continua Godoy. “Molti di questi processi non avrebbero avuto un buon esito senza di noi. Sebbene Roma sia alla ribalta per la costituzione di questa figura, è giunto il momento di andare oltre”.
“Non costiamo molto ma la nostra rappresentanza ha grande valore”, prosegue sulla stessa linea Romulo Salvador Sabio, consigliere aggiunto in quota Asia. “Bisogna far sì che la continuità della leadership vada avanti, dando più peso all’immagine di una città multiculturale. In quest’aula abbiamo fatto politica, vogliamo la certezza di un nuovo regolamento per maggiore visibilità all’interno del Consiglio. La partecipazione non finisce cantando l’inno di Mameli ad inizio seduta, Roma è anche la nostra città”. “È un diritto e non un privilegio”, aggiunge Victor Okeadu, in rappresentanza dell’Africa, “i cittadini immigrati chiedono con rispetto le elezioni”.
“In questi anni abbiamo creato una rete tra le varie comunità, ci deve essere convivenza pacifica ed integrazione anche fra i gruppi di non italiani”, chiude Tetyana Kuzyk, rappresentante dell’Europa dell’Est. Si è avuta la conferma che “Roma è una città aperta al dialogo, proprio per questo è importante non perdere un valore conquistato in dieci anni. Dobbiamo continuare insieme con l’unico scopo di portare la società al progresso verso una nuova cittadinanza”.
Gabriele Santoro(30 ottobre 2013)