In un’epoca storica in cui la sostenibilità ambientale sembra essere una necessità più che un vezzo, anche l’arte del vezzo per eccellenza deve adeguarsi ai tempi che cambiano. Il Fibre Filippine Fashion Show parte da questo assunto: che l’industria della moda, accusata di inquinare il pianeta in modo consistente, può imparare a produrre in modo sostenibile, utilizzando materie prime biologiche e processi di lavorazione a minimo impatto ambientale.
Non solo lino, dunque, ma banana, ananas, piña, abaca. Fibre, in sostanza, che nelle Filippine fanno parte della produzione quotidiana di oggetti di ogni sorta: corde, bustine da tè, mascherine chirurgiche, persino cruscotti delle autovetture e denaro cartaceo. Da qui, il passo è breve: molti stilisti hanno scelto di utilizzare le fibre naturali nella produzione di capi di abbigliamento, accessori o prodotti di arredamento. Una scelta che oltreoceano non è passata inosservata, al punto che alcuni degli stilisti presenti all’evento romano potevano già vantare un “battesimo americano”.
Anthony Cruz Legarda, Dita Sandico Ong, Renee Salud, Patis Tesoro, Jaki Peñalosa, Twinkle Ferraren ed Evelyn L. Monroy – con i suoi accessori ricavati da ossa e corna di bufalo – hanno dominato la scena romana per diversi giorni. Si è iniziato con la sfilata del 17 ottobre presso il Circolo degli ufficiali della Marina Militare al cospetto di importanti stilisti e giornalisti italiani e del Ministro Kyenge, per concludere l’evento con la tre giorni dell’Arancera di San Sisto, una grande festa fatta di sfilate, esposizioni ed esibizioni musicali.
“Qui al momento non esiste ancora un mercato: stiamo cercando una grande azienda che possa essere interessata ad investire nei nostri tessuti”, ha dichiarato Marie Luarca Reyes, moglie dell’Ambasciatore Virgilio Reyes Jr. e rappresentante dell’ENFID – European Network of Filipino Diaspora. Per questo nella sala è ben visibile il grande stand della Robinson’s Land Corporation, con il preciso l’obiettivo di stimolare nuovi business nelle Filippine, informando gli eventuali investitori sulle reali opportunità di crescita e guadagno.
Per Jaki Peñalosa era la prima volta in Italia: “mi auguro che ci sarà una buona risposta”, dice, e prosegue: “i processi di lavorazione della banana, dell’abaca, della piña sono al 100% provenienti dalle Filippine. La moda filippina ha solo inserito questi processi all’interno di un settore diverso”. Tanti capi coloratissimi fanno capolino dallo stand allestito dalla stilista, mentre lei racconta delle sue origini, dell’attività di famiglia in cui ha iniziato a muovere i primi passi come designer, e soprattutto dell’Hablon, termine che rappresenta sia il processo di tessitura che il prodotto finito di materiali come cotone, seta, banana.
Evelyn L. Monroy aveva invece già avuto la sua risposta positiva in Italia, più precisamente alla Fiera dell’Artigianato di Milano. I suoi manufatti completamente artigianali sono fatti di corna e ossa di bufalo, o caraba. Ma – attenzione! – la lavorazione di questi elementi avviene solo su animali già destinati al macello. Evelyn ci mostra corni usati come piccole fioriere, pettini e utensili da cucina, da usare “only for cold dishes!”, perché la resistenza al calore è ovviamente limitata. Sullo stand ci sono collane e stelline ricavate da conchiglie, o capiz, che vengono triturate, impastate e ridisegnate sulla base della forma desiderata. Anche qui, si tratta naturalmente di materiali di riciclo.
Mentre le esposizioni continuano, nel cortile dell’Arancera si fa un balzo nei magnifici anni ’60: un corteo di Vespa d’epoca rallenta sul brecciolino, e dai sellini scendono l’Ambasciatore e gli stilisti. L’idea di proporre un gran finale “cinematografico” ricordando il celebre Vacanze Romane è di Bici&Baci, che in collaborazione con Les Artistes ha ricreato l’atmosfera ideale per concludere un evento di alta moda.
Poco dopo l’Ambasciatore sale sul palco, ringrazia e chiede un minuto di silenzio per ricordare le vittime del terremoto dello scorso 15 ottobre. Una raccolta fondi è allestita all’ingresso, incoraggiata da una riffa a tema che distribuisce ai vincitori soggiorni in resort o splendidi capi firmati.
La festa prosegue per tutto il pomeriggio tra sfilate a tema, danze hip hop e popolari (come quelle del Pinoy Folk Dance Group), esibizioni canore e save the date sui generis, come quello che rimanda a un evento che dopo il Batang Idol, talent show per bambini dai 6 ai 12 anni, coinvolgerà stavolta le mamme filippine. Nel dettaglio, si tratterà di un concorso di bellezza che avrà la sua serata conclusiva il prossimo 17 novembre. A fissare la data, una breve sfilata delle partecipanti, che hanno catturato la scena proprio poco prima che il palco si tingesse di nuove luci e colori, quelli degli stilisti, finalmente sul palco con le loro creazioni.
Colori sgargianti o tinte pastello, aggressive minigonne o eleganti abiti da sera. Camicie leggere da uomo, stoffe versatili e ricamate, a volte trasparenti. Questa, in sintesi, la moda bio che viene dalle Filippine, a chiudere un evento in grado di stabilire un ponte concettuale – ma, ci auguriamo, soprattutto economico – tra due nazioni all’insegna del fashion.
Veronica Adriani
(24 Ottobre 2013)
Foto di Vittoria Mannu per Più Culture[fsg_gallery id=”11″]
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