Il coraggio della speranza:tutte le religioni pregano per la pace

Le scalinate parallele che portano al Campidoglio e alla chiesa dell’Ara Coeli sono animate più del solito in questo fine pomeriggio romano di inizio ottobre, intorno il traffico è caotico a causa dello sciopero dei mezzi pubblici. Ragazzi, uomini, donne, bambini salgono verso la piazza, che si apre in un abbraccio ai partecipanti delle giornate de Il coraggio della speranza. Religioni e culture in dialogo il convegno organizzato annualmente in una città del mondo da La comunità di Sant’Egidio e che quest’anno si è svolto a Roma. Oltre trenta incontri che a partire da domenica 29 settembre hanno coinvolto rappresentanti delle principali fedi.

Fedi diverse una sola preghiera. Martedì 1 ottobre il pomeriggio conclusivo raccoglie intorno alla piazza del Campidoglio le diverse comunità in una preghiera per la pace. Sotto i portici a sinistra della statua di Marco Aurelio, nel Cortile Nuovo dei musei Capitolini, sotto gli occhi di Oceano Marforio sdraiato sornione si espande il suono dei piccoli piatti in ottone accompagnati da flauto di bambù e  dagli Hyoshigi, battagli   di legno, mentre un gruppo di seguaci del TenriKyo, diffuso in Giappone a partire dal 1838, canta e fa una danza con iIMG_2495 movimenti delle mani.

Zoroastro. Poco discosto nei giardini di Sisto IV, dominati dalla ripida scalinata che conduce a l’Ara Coeli, sullo sfondo i fori, davanti a un braciere acceso si raccolgono i seguaci di Zoroastro e si recita un mantra di principi sui quali basare la propria condotta  “fare del nemico un amico, chi è malvagio diventi buono, chi è ignorante divenga saggio”.

Induisti. Solo un albero divide chi si assiepa intorno al sacerdote di Zoroastro da un gruppo di ragazzi seduti a terra a gambe incrociate che ascoltano le preghiere induiste “prego affinchè i giovani  possano essere autosufficienti, perchè nessuno ferisca l’altro o sia vendicativo. Tenete l’odio lontano da voi e non fatevi tentare dalla violenza”. Più in basso i Jainisti spiegano che “in ogni essere vivente presente in natura c’è una parte umana, l’obiettivo deve essere il benessere di tutto l’universo, la non violenza verso qualunque forma di vita”.

IMG_2502Buddisti. Nell’aria si diffondono mantra e suoni attraverso le finestre aperte della Sala del Carroccio dove monaci buddisti nei tipici abiti arancioni, altri in viola o nero, sono raccolti in preghiera, il profumo  dell’incenso bruciato si espande nell’aria, dietro l’altare sul quale brilla la luce di una candela, la bandiera buddista blu gialla rossa bianca e arancione dove ogni colore ha una motivazione. I cinque colori riproposti tutti insieme verticalmente nell’ultima striscia significano pace e armonia fra tutte le razze del mondo,  la bandiera Buddista sintetizza la volontà che non ci siano discriminazioni fra razze, nazionalità, regioni o colori della pelle e non è un caso che la preghiera si concluda invitando, in 3 lingue, “a pregare per la pace nel mondo”.

Musulmani. Dal lato opposto nella piazza, che via via si riempie di una folla multicolore, nella sala della Protomoteca sono raccolti in preghiera i Musulmani, provenienti da molti paesi come emerge nei saluti dei rappresentanti di diverse comunità dall’Iraq, all’Arabia Saudita, al Pakistan a tante altre ancora, l’invito a tutti è “a essere presenti dove si parla di dialogo e di pace”. E dal Pakistan  proviene anche uno dei sacerdoti cristiani che porta la sua testimonianza nella chiesa dell’Ara Coeli “vengo da un paese dove ci sono quotidiane stragi non solo nelle chiese, in un paese dove i cristiani sono una minoranza, ma anche nelle moschee”.

Minoritari si sentono i Sikh, che pregano nel cortile del Palazzo dei Conservatori, “la nostra religione in Italia non ha tantissimi seguaci, siamo considerati strani, diversi” e intanto Bhai Sahib Mohinder Singh con la lunga barba bianca come il vestito e il caratteristico turbante intona canti, preghiere, accompagnato da IMG_2467percussioni e pianola, circondato da fedeli dai turbanti coloratissimi.

Cristiani. Sulla piazza risuonano le voci e le immagini dalla chiesa dell’Ara Coeli “Credere significa fare i conti con Dio in questo mondo. Tutto comincia dall’ascolto, non è un caso che l’orecchio sia il primo organo che si forma nel grembo materno”. Le preghiere si sciolgono nella processione di pace che raccoglie i rappresentanti di tutte le fedi sulla piazza del Campidoglio per la cerimonia finale, del meeting organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che si è conclusa con l’accensione dei candelabri e lo scambio di un segno di pace.

                                                                    Nicoletta del Pesco

                                                                           (1 ottobre 2013)

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