Il torneo Millecolori: integrarsi e divertirsi con lo sport

„La squadra dell’Eritrea non si è presentata perché c’è chi  ha perso cugini e parenti a Lampedusa nei giorni scorsi. Un minuto di silenzio va alla loro memoria”, con queste parole dell’organizzatore Massimo Morezzi è iniziata la 5° festa del torneo Millecolori, il 13 ottobre allo Stadio dei Marmi di Roma,  messo a disposizione dal CONI. Abbracciati e dispiaciuti della tragedia, i piccoli calciatori dai 5 ai 9 anni hanno regalato un breve pensiero ai migranti. E poi si sono dedicati al gioco, nella splendida giornata di sole: l’importante è partecipare, stare bene con i compagni di diverse nazionalità, senza badare alla loro provenienza o al colore della pelle. Le squadre hanno sfilato come alle olimpiadi davanti a un pubblico di più di mille persone, accompagnate dal inno nazionale, sotto alle bandiere, nei vestiti tradizionali. Ogni squadra – con la nazione scritta sul completo indossato – ha giocato partite di 10 minuti. Per oltre due ore si sono scontrati sul campo diventato multicolore, nella gioia di dimostrare chi è più forte. „Dovevamo arrivare a 30 squadre, ma siamo contente di aver raggiunto le 26. E’ una festa d’integrazione: non guardiamo la bravura, giocare e divertirsi insieme – questo è il significato. Far uscire dal ghetto tutte le nazioni che vivono chiuse a Roma, parlare con bambini stranieri e assaggiare il cibo preparato dalle loro mamme”.

„E’ una festa dove facciamo conoscere ai bambini la cultura del nostro paese. Abbiamo chiesto alla comunità messicana di partecipare ma non hanno risposto, siamo 200 connazionali in tutta Italia e non siamo uniti. Come mamma, mi basta vedere la felicità di mio figlio, Stefano, che fa il portiere. Lui è l’unico messicano nella squadra, gli altri sono i suoi amici italiani che non vedevano ora di partecipare”, dice Cecilia Salices, che ogni anno partecipa con un vestito tradizionale diverso e prepara da sola il cibo tipico. Anche la squadra della Palestina è formata da 5 ragazzi palestinesi ma gli altri provengono dalla Tunisia, Egitto, Italia, Spagna. Hatem Sabra organizza per il secondo anno la partecipazione del suo paese: „I miei due figli aspettano un anno intero il torneo Millecolori. Individualmente i ragazzi sono forti, ma non hanno modo di prepararsi in squadra, dato che s’incontrano solo qui”.

„Dare un senso di appartenenza, di multiculturalità applicata ai bambini, per non dimenticare le loro radici, visto che molti sono nati a Roma. La squadra di Haiti è il primo anno che partecipa con 8 bambini”, spiega Monette Etienne, rappresentante dell’Ambasciata di Haiti presso la Santa Sede. La loro comunità non è molto grande, sono 500 persone nella penisola e 200 a Roma. „Una bella iniziativa, che aiuterà l’amicizia dei popoli, soprattutto tra i bambini”, aggiunge Anne Casterà, rappresentante Haiti al Quirinale.

„Sono entusiasta, un’iniziativa straordinaria che rappresenta la sintesi dello sport quale strumento d’integrazione, inclusione, formidabile alleato per promuovere cultura. Il mio impegno è fare di questo evento un appuntamento fisso per investire per il bene della città che mescola i colori e culture, solo così Roma potrebbe diventare più forte”, conclude Luca Pancalli, l’assessore per lo sport al comune di Roma.

Raisa Ambros(16 ottobre 2013)

Foto: Vittoria Mannu

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