Pitigliani Kolno’a Festival, film e documentari da Israele

locandina_home_2013Torna dal 2 al 6 novembre 2013 alla Casa del Cinema di Roma, il Pitigliani Kolno’a Festival, kermesse di cinema giunta alla sua 8° edizione, diretta da Dan Muggia, attore, critico cinematografico e curatore, e dalla giornalista Ariela Piattelli, che propone – a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti – decine di nuovi titoli e prestigiosi ospiti.

Unica rassegna cinematografica in Italia dedicata al cinema israeliano e di argomento ebraico, prodotto da Il PitiglianiCentro Ebraico Italiano, il Pitigliani Kolno’a Festival presenta film e documentari, organizza laboratori e incontri con registi e attori della cinematografia contemporanea.

Tra questi si segnala lunedì 4 novembre il PKF Professional Lab – Incontro con Sharon Bar-Ziv sceneggiatore, regista e produttore, Dal Piccolo budget al grande schermo, ovvero, come creare un lungometraggio con 15 euro in tasca, cioè proprio come ha fatto Bar-Ziv con Room 154, che verrà proiettato sia domenica 3 novembre che il 4, “la storia di una giovane investigatrice che si confronta con un valente ufficiale dell’esercito accusato di avere oltrepassato i limiti della sua autorità. Un film realistico, claustrofobico e sincero che non esita a gurdare dritto negli occhi la complessa realtà israeliana, dove non è sempre facile distinguere il bene dal male”. Gli stessi giorni, verrà presentato anche 6 Acts, opera prima di Jonathan Gurfinkel e  Rona Segal, che affronta il tema del confine tra avere libertà di scelta e essere oggetto di trasgressione, uno sguardo realistico e crudele sul comportamento di una gioventù viziata e perduta; ancora, il 3 novembre, The flat, un documentario che nasce dalla storia vera del regista, da oggetti e memorie ritrovati in un appartamento al terzo piano di un edificio  stile Bauhaus a Tel aviv, appartenuto ai nonni, sin da quando emigrarono in Palestina dalla Germania. L’obiettivo è quello di capire perché i suoi nonni abbiano mantenuto prima, ma anche dopo la Shoah, rapporti di stretta amicizia con una famiglia tedesca e forse persino nazista…

Un fotogramma da Let's dance
Un fotogramma da Let’s dance di Gabriel Bibliovic

3 e 4 novembre, il film di finzione Aya, di Michal Breziz e Oded Binnun, diplomati entrambi alla Sam Spiegel Film Institute di Gerusalemme. Il film, interpretato da Sarah Adler e Ulrich Thomsen è la breve storia di un musicista danese che arriva all’aeroporto di Tel Aviv, dove incontra Aya, una donna che si fa passare per la sua autista. Inizia così un viaggio in auto verso Gerusalemme tra due sconosciuti.

3 e 5 novembre, il documentario I Guardiani d’IsraeleThe Gatekeepers, di Dror Moreh, un film che ha fatto discutere, non solo in Israele: sei ex capi dei servizi segreti israeliani, lo Shin Bet, raccontano per la prima volta la loro verità. Una narrazione dietro le quinte sul conflitto che ha insanguinato il Medioriente. Rifiutando lo schermo del segreto di Stato, i sei protagonisti svelano un racconto diretto, brutale, a tratti terrificante nella sua cieca logica della “ragione superiore”. Le interviste, alternate a rari materiali d’archivio, formano una contro-storia in cui l’autorevolezza dei protagonisti non lascia illusioni: anche i crimini e il sangue sono parte di un disegno che prosegue con ostinata coerenza dal 1948.

3 e 6 novembre, Let’s dance, documentario di Gavriel Bibliovic che si domanda come può accadere che in un paese fatto da pionieri e noto per le sue guerre si sviluppi la danza considerata una tra le più innovative di tutto il mondo.

Un fotogramma da Birobidzhan, La musica dell'anima
Un fotogramma da Birobidzhan, La musica dell’anima di Matteo Bellinelli

4 e 5 novembre, Birobidzhan, la musica dell’anima di Matteo Bellinelli, documentario italiano che racconta quella terra lontana e per molti versi inospitale, oltre la Siberia, che il dittatore sovietico Stalin, nel 1932, trasformò nella Repubblica Autonoma Ebraica di Birobidzhan, ideata per accogliere tutti quegli ebrei russi che volessero vivere, più o meno volontariamente, in una terra “loro”, secondo ideali e valori consoni alla loro storia, alle loro tradizioni, alla loro lingua, lo yiddish. Lingua che a Birobidzhan, a lungo definita “la prima Israele”, a distanza di 80 anni, si parla ancora  e che i bambini – anche quelli russi – imparano tuttora, sia all’asilo che a scuola. Un’isola felice nella quale fedi, lingue, culture e tradizioni diverse convivono in armonia, come in una autentica “terra promessa”, ospitale e tollerante. Quello che non è stato possibile realizzare con la nascita dello Stato di Israele in Palestina, esiste da quasi un secolo – anche se dimenticato – a Birobidzhan.

5 e 6 novembre The Garden of Eden ritrae Gan HaShlosha, uno dei parchi più grandi e frequentati in Israele, conosciuto di solito come il Sakhne. Il film segue l’attività durante un anno catturando la bellezza del ciclo delle stagioni scoprendo storie umane, personali e collettive.

5 novembre Il viaggio più lungo, Gli ebrei di Rodi di Ruggero Gabbai. Per secoli l’isola di Rodi ebbe un’importante comunità ebraica. Durante la seconda guerra mondiale, fino all’estate del 1943 Rodi rimase sotto il controllo del governo fascista italiano, il quale, pur avendo emanato già nel 1938 le leggi razziali, di fatto non mise in pratica nessun atto violento verso la comunità ebraica, che non venne pertanto deportata nonostante le incessanti pressioni naziste. In seguito alla caduta del governo fascista e all’armistizio stipulato dall’Italia con gli Alleati, le forze naziste occuparono l’isola nel 1944, procedendo poi  all’arresto e alla deportazione degli Ebrei, che ormai non potevano più godere della protezione italiana. Alla fine del conflitto, fra i pochi superstiti allo sterminio nei lager, solo alcuni decisero di far ritorno nell’isola. Il film ripercorre la vicenda degli ebrei italiani dell’isola attraverso gli ultimi testimoni, Sami Modiano, Stella Levi e Albert Israel, che attraversano la storia di questa comunità e i tragici eventi che la travolsero.

6 novembre The children of the sun di Ran Tal, un film che racconta Israele nei primi anni del ’900, quando i membri dei kibbutzim (le aziende agricole un tempo di stampo socialista) sperimentavano la vita collettiva cercando di rivoluzionare i cardini della società. L’idealismo spingeva questi uomini e donne a condividere non solo la terra e i suoi frutti, ma anche la crescita e l’educazione dei propri figli. In tutto e per tutto.

a.R.(31 ottobre 2013)

INFO Per consultare il programma completo: www.pitiglianikolnoafestival.it/it/programma.php Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. @ PKF@pitigliani.it T 06 5800539. Casa del Cinema, Largo Marcello Mastroianni, 1 www.casadelcinema.it