“Vergogna”. Una parola tanto semplice, quanto forte, quella pronunciata da Papa Bergoglio dopo la tragedia di Lampedusa. Un massacro che rimarrà impresso nella storia delle migrazioni verso l’Italia e a cui si sta cercando di dare una risposta. Modificare la Bossi Fini, creare corridoi verso l’Europa del Nord, pattugliare le coste africane in cerca dei “mercanti di morte” che oggi riempiono le pagine dei nostri quotidiani sono solo alcune delle soluzioni di cui si sta discutendo. A una settimana dalla tragedia l’OCSE(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha presentato le “prospettive sulle migrazioni internazionali”, un rapporto di oltre 400 pagine che esamina come si presenta questo fenomeno in ognuno dei 37 paesi analizzati.Durante la presentazione, si è fatto particolare riferimento alla situazione italiana, anche grazie al contributo del CENSIS. Il dato più eclatante è che negli ultimi anni il flusso migratorio sta diminuendo sensibilmente rispetto al primo periodo della crisi sopratutto nei paesi che sono stati maggiormente colpiti dalla recessione (Spagna,Italia,Grecia) e aumenta notevolmente nei paesi del nord Europa(15% in Germania). “I nuovi permessi di soggiorno per cittadini non comunitari- spiega Carla Collicelli del CENSIS- sono stati 246.760 nel 2013 con un calo del 25% rispetto allo scorso anno e quasi del 60% se si prende in considerazione gli anni tra il 2008 e il 2010. La contrazione nei numeri va letta in relazione alla crisi economica poichè i permessi che si sono notevolmente ridotti sono quelli per motivi di lavoro. Nel 2010 superavano i 359.000, coprendo circa l’80% del totale, mentre oggi non arrivano oltre i 70.ooo. Si è consolidato invece il numero di permessi per ricongiungimento familiare, che oggi si attesta intorno alle 120.000 unità.”La situazione italiana, come si capisce dal rapporto di quest’anno e da quelli precedenti, è molto particolare, se confrontata con quella di altri paesi europei. I numeri dicono che l’ingresso di immigrati nel nostro paese è altalenante nel corso degli anni ed è legato particolarmente a periodi di crisi nei paesi che affacciano sul Mediterraneo. Le emergenze conseguenti alla primavera araba(2011), hanno portato circa 63.000 persone sulle coste italiane, provenienti per lo più dal maghreb(Libia e Tunisia in particolare). Un numero più che decuplicato se si pensa che gli sbarchi dell’anno precedente(2010) si sono fermati a 4.406. Una nuova ondata è stata rilevata nei primi mesi del 2013 e continua anche oggi, sopratutto legata alla crisi siriana, testimoniata dagli oltre 21.000 immigrati giunti in Italia tra luglio e agosto.” Le soluzioni per affrontare questi flussi migratori – ha concluso la Collicelli- vengono discusse quotidianamente in Parlamento, e hanno trovato una prima definizione nel decreto flussi del 2013 in cui sono stati introdotti importanti cambiamenti rispetto alla precedente legislazione. Tra questi la creazione di un nuovo permesso di soggiorno per le donne vittime di violenza nel loro paese e, sempre legato a questo tema, seppur indirettamente, l’affermazione dello IUS SOLI, proposto frequentemente dal ministro Kyenge”.La crisi economica e le emergenze umanitarie quindi, sembrano spiegare esaustivamente la forte instabilità del fenomeno migratorio sul nostro territorio, ma quali sono le prospettive per i prossimi anni? Per rispondere a questo quesito, durante la presentazione, è intervenuto Jonathan Chaloff dell’OCSE:” Quello che colpisce della realtà italiana, è che la percezione dell’immigrazione è spesso più alta di quello che dovrebbe. L’elemento dell’opinione pubblica insieme ad un numero sempre maggiore di sbarchi, non permette di guardare con ottimismo al futuro. Tuttavia il contesto demografico dovrebbe favorire una maggiore integrazione poichè nel 2020 saranno molti gli italiani in età pensionabile e sempre di più i lavoratori stranieri che ne prenderanno il posto”. Integrazione sembra la parola chiave del convegno. L’unico elemento che potrebbe favorire l’ingresso degli immigrati in società sempre più globali.A sottolinearlo è Giorgio Alessandrini del CNEL:” Sono molti i temi da affrontare per i governi europei e per il nostro, per migliorare la condizione di accesso a queste persone. Combattere la criminalità organizzata, revisionare i centri di accoglienza, creare corridoi umanitari e cancellare la barbarie del reato di clandestinità. Quello che non si può fare è restare con le mani in mano di fronte a tragedie come quella di Lampedusa, per restituire la dignità agli uomini e le donne che chiedono aiuto”.LEGGI ANCHEhttps://www.piuculture.it/it/2013/10/crisi-e-lavoro-quando-a-pagare-sono-gli-immigrati/https://www.piuculture.it/it/2013/09/cara-mineo/https://www.piuculture.it/it/2013/10/black-star-stelle-nere-che-osano/
Adriano Di Blasi
(10 ottobre 2013)