Rifugiati politici: dall’ emergenza ad un sistema di accoglienza

foto 1 (2)“Dopo l’ennesima tragedia al largo delle coste di Lampedusa, non possiamo più tollerare che tutto rimanga immutato, nè possiamo fermarci al cordoglio e alle vane promesse. Oggi dobbiamo compiere degli atti politici, fare delle scelte concrete, cambiare norme e comportamenti, affinché non accada mai più un dramma del genere”. Con queste parole, Piero Soldini, responsabile immigrazione per la CIGL, ha aperto il convegno ” Dall’emergenza a un sistema d’accoglienza in Italia e Europa”. L’incontro, ha visto la partecipazione di molti ospiti: il direttore del CIR(centro italiano per rifugiati politici)Christofer Heimer, il prefetto di Roma Angela Pria, il sindaco di Civitavecchia Tidei , la responsabile per le politiche migratorie del PD Livia Turco e molti altri.Durante la tavola rotonda si è cercato di evidenziare quali possano essere le soluzioni, pratiche e concrete, per riuscire a migliorare la condizione dei richiedenti asilo: ” La risposta migliore che l’Italia potrebbe dare – ha spiegato Soldini- è la creazione di un piano d’accoglienza e di integrazione fondato su tre punti fondamentali: un nuovo quadro legislativo europeo e nazionale, una normativa sull’accoglienza a seguito di eventi specifici, una migliore immagine da trasmettere agli altri paesi europei per quanto riguarda l’integrazione”. La sensazione, secondo molti relatori infatti, è che in assenza di questo piano l’Italia non potrà mai giocare un ruolo convincente in termini politici e finanziari nelle sedi europee competenti. Evidentemente alcuni passi importanti sono stati fatti, come la decisione del ministro dell’interno di portare da 8.000 a 16.000 la capienza nei centri d’accoglienza del sistema SPRAR, ma ancora più cruciali saranno due elementi quali la governance e l’unificazione dei diversi sistemi di accoglienza(dai CARA,centro accoglienza richiedenti asilo, ai nuovi SPRAR, sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).Diverse le idee proposte durante l’incontro: dal potenziamento delle commissioni territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato ad una legge organica sul diritto d’asilo con riferimento alla costituzione, passando per il recepimento delle nuove direttive UE sull’accoglienza. Tutti, in particolare si sono soffermati sulla questione legata ai tempi burocratici:” Non solo per i rifugiati – ha spiegato Christofer Heimer– ma per tutti gli immigrati. L’accoglienza, l’ottenimento del permesso di soggiorno e il suo rinnovo, non possono essere passaggi così complicati come lo sono oggi.

Alcuni degli ospiti presenti
Alcuni degli ospiti presenti
Dopo la tragedia del 3 ottobre c’è stata una grande attenzione mediatica per questo tema nonostante i morti siano stati sempre lì, e le condizioni delle persone che sbarcano a Lampedusa, siano le stesse da tempo. I CARA sono pieni da due anni perchè le persone che ci abitano non vengono inserite in programmi di integrazione lavorativa e sociale e, al termine del periodo di transizione, nonostante siano obbligati ad andare via, cercano in ogni modo di rientrare. E’ l’unico luogo in cui si sentono al sicuro. E’ da qui che bisogna partire, da una migliore integrazione, ed è importante il coinvolgimento dei sindacati, proprio per lo straordinario dialogo che c’è tra società civile e istituzioni in Italia. Una rarità, in altre parti d’Europa”.Oltre ai pareri più tecnici, si è dato spazio alle idee concrete, e in particolare è stato il sindaco di Civitavecchia a porgere la mano: ” Noi abbiamo accolto circa 600 persone nel 2013 e abbiamo proposto di usare vecchie caserme inutilizzate come CARA, senza avere una risposta dalle istituzioni. Inoltre vorrei suggerire la creazione di una zona franco-umanitaria, al largo della costa tirrenica, proprio per tutte le spedizioni di aiuti che così eviterebbero i dazi doganali delle normali tratte marittime”. Molti dunque gli spunti su cui riflettere, le proposte da valutare, con la speranza che si possano applicare al più presto per evitare di dire ancora: “Che non accada mai più”.     

Adriano Di Blasi

(30 ottobre 2013)