Tabaski: la festa del sacrificio dal Senegal a Roma

Mbar Ndiaye - Foto: Mama Africa 2013
Mbar Ndiaye – Foto: Mama Africa 2013

Tempo di id al adha: i fedeli musulmani si preparano a celebrare il 15 ottobre la festa del sacrificio, una delle più importanti ricorrenze della religione islamica. In Senegal questa festa prende il nome di tabaski, come spiega Mbar Ndiaye, musulmano muride e Baye Fall, musicista esperto di percussioni sabar nonché griot: custode della saggezza africana tramandata di padre in figlio.

“La tabaski è un giorno di pace in cui bisogna chiedere scusa per i torti commessi: ‘Balma akh’ è la frase che si pronuncia in wolof: scusami veramente. ‘Balnala Akh’ è la risposta: va bene, non c’è problema”. La mattinata è dedicata alla preghiera: vestiti a festa milioni di musulmani si riuniscono nelle moschee di tutto il mondo: “Per chiedere a Dio di dare a ognuno di noi la forza necessaria ad affrontare le difficoltà”. Nella grande moschea di Roma sono previsti 3 turni di preghiera: 8:30, 9:30 e 10:30.

Durante la festa si pratica il sacrificio rituale di un montone, per ricordare l’atto di fede compiuto da Abramo, chiamato da Allah a immolare il figlio Ismaele: “Chi ne ha la possibilità regala metà della carne a chi non può permettersi di acquistarla: se il prossimo anno sarò io a non poterla comprare tu aiuterai me”. Poiché le coppie sposate trascorrono la maggior parte del tempo con la famiglia del marito è uso consumare i pranzi di festa insieme ai genitori della moglie: “È segno di rispetto perché loro ti hanno fatto un dono grande: la loro figlia”.

La serata invece è dedicata agli amici: “Si prepara l’attaya, il tè tipico del Senegal, si canta e si balla”. E il 17 ottobre al Felt Music Club di Roma Mbar sta organizzando una festa in puro stile senegalese: “Indosseremo gli abiti tradizionali, prepareremo una cena a base di piatti tipici, come cous cous e riso con carne, e ci sarà una gara di danza sabar accompagnata dalle nostre percussioni. Celebreremo la tabaski secondo le usanze del Senegal e lo faremo insieme ai nostri amici italiani, che devo ringraziare di cuore perché negli anni hanno sempre partecipato con entusiasmo alle nostre serate”.

Amadou Bamba
Amadou Bamba

“Non ci sono tanti soldi in Senegal, ma c’è tantissima solidarietà” spiega Mbar. Di questa solidarietà è intrisa la dottrina della Muridiyya, una delle principali confraternite del paese insieme alla Tijaniyya e alla Quadiriyya. Monimom mam Bamba è la canzone con cui Mbar in tutti i suoi concerti rende omaggio al fondatore della Muridiyya, lo cheikh Amadou Bamba, sufi fautore di un islam contrario alla guerra santa che divenne il simbolo di una resistenza pacifica alla colonizzazione francese. A lui è dedicato il Gran Magal di Touba, il pellegrinaggio nella città santa da cui lo cheikh fu esiliato nel 1895 iniziando un lungo viaggio spirituale.

La ricerca del bene, l’aiuto reciproco, il legame tra il discepolo e la guida spirituale rappresentata dal marabutto sono elementi irrinunciabili nella vita dei musulmani muridi. Il Baye Fall, movimento fondato dal discepolo di Amadou Bamba Ibra Fall: “È incentrato sul lavoro da offrire al proprio marabutto perché possa realizzare opere per la comunità e soccorrere i bisognosi”. “Il mio marabout, Abdou Karim Mbacké, mi ha insegnato il rispetto per gli altri: grazie a lui ho imparato che se una persona ha un problema devi aiutarla. Perché la vita non è un gioco”.

Mbar ha lasciato il Senegal tanti anni fa e oggi è sposato con un’italiana ma non ha mai perso i legami con il suo paese diventando un ambasciatore della cultura africana: ha inciso 3 cd con il gruppo Ndiaye Music, creato insieme ai fratelli a Dakar, ogni anno organizza viaggi alla scoperta della religione muride e della medicina tradizionale africana. A Roma si divide tra corsi di percussioni e danze sabar, promozione di eventi e diffusione dell’artigianato africano. Questa estate ha partecipato al Mama Africa Meeting 2013 e al Gandolfestival. Collabora con numerosi artisti italiani ed europei.

Video Spettacolo danze sabarÈ difficile uscire dalle sue serate senza avere il mal d’Africa. Perché lui porta il Senegal a Roma. I ritmi mbalax escono travolgenti dai tamburi e arrivano dritti alla pancia. E all’improvviso uno spettatore si alza e corre di fronte al palco per accompagnare la musica con le audaci evoluzioni della danza sabar. Ed è immediatamente seguito da un altro e da un terzo e da un altro ancora. Le pareti del locale scompaiono, c’è solo la magia dell’Africa, con i suoi mille colori e sapori. Misteriosa e semplicemente affascinante.

Sandra Fratticci (15 ottobre 2013)

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