Hilot Saoma a Roma: l’arte dell’equilibrio

imagesLe arti marziali sono da sempre un oggetto misterioso e affascinante per il mondo occidentale. Un’ ammirazione nata anche grazie ai film di Bruce Lee, che per primo ha portato sul grande schermo le incredibili evoluzioni del Kung Fu, sancendo un punto di svolta nella diffusione di questa disciplina. Alcune delle arti di combattimento però, non hanno avuto lo stesso destino rimanendo nascoste al grande pubblico. Una di queste è l’Hilot Saoma, una particolare branca del Kali filippino che da alcuni anni è approdato a Roma, sopratutto grazie agli immigrati che hanno voluto proseguire i loro allenamenti nel nostro paese, incontrando la curiosità di alcuni appassionati. Tra di loro, Michele Rizzi, 47 anni, oggi presidente e direttore tecnico dell’Hilot Saoma nella capitale, che anche quest’anno ha organizzato uno stage per permettere a chiunque di conoscere questa disciplina: ” Ho imparato tutto quello che so da un maestro filippino, nei primi anni ’90. Fino a quel momento avevo partecipato a molte competizioni, sopratutto di karate, cercando la gloria con i trofei vinti, ma lui mi ha aperto gli occhi. In fondo le arti marziali, oggi, non devono servire tanto al combattimento, motivo per cui sono nate, quanto per trovare un equilibrio interiore, tra corpo e mente. Io l’ho raggiunto grazie all’Hilot Saoma e il mio desiderio è quello di riuscire a trasmettere questi insegnamenti anche ad altri”.

La lezione inizia alle 9:00, e si svolge in una piccola palestra del quartiere della Magliana. Una luce fioca filtra dalle finestre mentre il maestro e i suoi allievi iniziano i preparativi. Prima alcuni esercizi di riscaldamento, poi si comincia con le tecniche “armate”, l’Hilot Saoma infatti è una delle poche arti marziali che usa molto gli oggetti, intesi come veri e propri prolungamenti del corpo umano. Dalla yari, una lancia tradizionale, ai più conosciuti nunchaku passando per i doppi bastoni in rattan(legno di palma ndr) e le spade. Ogni arma racconta una storia che alimenta il fascino di questa disciplina: ” Le tecniche del Kalì filippino hanno una tradizione antichissima. Al tempo degli imperatori infatti, era illegale possedere delle armi – spiega Michele Rizzi – e per questo, i contadini si arrangiavano trasformando anche gli arnesi agricoli più semplici in strumenti di difesa.

Un allievo si esercita con il punchin-ball
Un allievo si esercita con il punchin-ball

L’esempio più eclatante è quello dei nunchaku che non erano altro che piccoli pezzi di legno per battere il riso, ma che, una volta legati tra loro con una corda, si trasformavano in armi vere e proprie.” Mentre racconta questi particolari, i ragazzi presenti in sala stanno massacrando i punching ball a colpi di bastone e calci: ” Alto basso centro” – urla il maestro- e gli allievi eseguono le mosse con accuratezza per centrare sempre lo stesso punto e rispettare la sequenza corretta dei colpi.

Alcuni di loro sono qui per la prima volta e la fatica inizia a farsi sentire:” Abbiamo deciso di partecipare grazie ad Alessio. Sono cinque anni che frequenta questo corso e lo abbiamo sempre sentito parlare bene di questa disciplina marziale, così abbiamo deciso di provare anche noi” Tra gli allievi, anche  un uomo sulla cinquantina, dimostrazione vivente che non serve il fisico di un ventenne per provare: ” Lo pratico da qualche tempo e mi è molto utile soprattutto per una questione posturale”. Curiosamente gli allievi sono tutti italiani: “Abbiamo avuto qualche ragazzo filippino nel corso degli anni – spiega Rizzi – ma il loro sport preferito è il basket quindi si dedicano poco alle arti tradizionali”. La lezione termina con esercizi aerobici e di defaticamento per rilassare i muscoli dopo due ore di fatica e sudore prima del saluto tradizionale, un inchino verso il maestro e un urlo a voce alta “Pugay!”, in segno di rispetto per il luogo in cui si allenano, per le persone con cui combattono ma soprattutto per ricordare gli antichi maestri che hanno tramandato nel tempo quest’arte centenaria.

Adriano Di Blasi

( 21 novembree 2013)