Cosa porterà “la prima neve” a Michele e Dani?

1locandinaLa prima neve di Andrea Segre racconta l’intrecciarsi delle storie di Michele e Dani, due figure che difficilmente convivono nell’ideale comune. Il primo, Michele, ragazzo biondo di 11 anni il cui angolo di mondo conosciuto si limita al microcosmo del paesino sulle montagne del Trentino in cui è nato. Il secondo, Dani, togolese, figlio del caos metropolitano di Lomé, costretto alla fuga in seguito allo scoppio della guerra in Libia.

Il sogno parigino come metà auspicata. Una casa di accoglienza a Pergine, il punto di contatto.

Contatto tra due viaggi che apparentemente non mostrano spunti di condivisione. La cui distanza è continuamente riaffermata anche dalla differente versione di italiano parlato dai due, in cui ad aver bisogno dei sottotitoli è il dialetto del ragazzo, in un perfetto stravolgimento dell’attesa comune.la prima neve2

Il riproporsi del pianto di un neonato, a far da sfondo sonoro, richiama i disperati vagiti dell’infante di lucreziana memoria, il cui lamento per l’autore è la manifestazione dell’inconscia consapevolezza di esser posto da solo a dover affrontare il proprio naufragio.

Quello del sogno di Dani, di prospettive di vita migliori, che si infrange contro la prematura scomparsa dell’amata Layla, nell’atto del dare alla luce la figlia. La fuga di Michele da un’infanzia che non gli è più concessa dal momento in cui la montagna ha stabilito di privarlo del padre.

Ruolo di padre che trova Dani del tutto incapace, reso inerme dal vedere nella neonata figlia la causa della propria rinuncia alla donna amata.

la prima neve3Due storie di negazioni paterne che non possono che trovare soluzione nel reciproco intrecciarsi. Con il bianco della neve che cade a far da sfondo, ad azzerare gli errori ed i traumi passati, a restituire un foglio immacolato alla penna congiunta dei due.

Dopo “Io sono lì”, Andrea Segre prosegue nel proprio personale percorso di esplorazione dei rapporti tra ospiti ed ospitati, in un’evoluzione che arriva in questo suo secondo film ad eliminare qualsiasi denuncia esplicita nei confronti del razzismo, preferendo affidare il proprio messaggio alla forza del vissuto dei due protagonisti.

Rocco Ricciardelli( 6 novembre 2013)

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